Autore: Guido Guidi
Data di pubblicazione: 19 Marzo 2016
Fonte originale: http://www.climatemonitor.it/?p=40853

Alcuni anni fa, quando si cominciava a parlare di “pausa” del global warming, prima ancora che iniziassero a comparire le decine di diverse spiegazioni che la letteratura ha prodotto recentemente, si sentiva spesso dire che non fosse giusto a prescindere parlare di “pausa”, perché all’inizio del periodo di scarsa significatività statistica del trend delle temperature c’era stato un El Niño molto potente, capace di far salire molto le temperature globali e di innescare una successiva fase di recupero con conseguente rallentamento del trend di lungo periodo.

Quindi una “pausa” non può iniziare con un El Niño. Però a quanto pare la stessa pausa, divenuta poi inequivocabile e discussa anche nell’ultimo report IPCC, può finire con un El Niño, specie se potente come quell’altro. Nel perfetto stile dell’avvocato. E così, riparte la batteria dell’AGW, il cui ultimo colpo di grancassa è quello del febbraio appena trascorso. A guardare la mappa pubblicata dal GISS della NASA, l’ultimo mese lo abbiamo trascorso in una fornace.

 

1200km

E’ evidente però che gran parte del lavoro lo hanno fatto le alte latitudini dell’emisfero nord, dove il mese solitamente più freddo dei tre invernali è stato invece insolitamente mite. Tant’è che se si separano le temperature per fasce latitudinali il discorso cambia (da climate4you.com):

 

MSU-UAH-TropicsAndExtratropicsMonthlyTempSince1979-With37monthRunningAverage

I dati più a destra di questa immagine parlano chiaro, i tropici si sono scaldati ma non quanto con l’episodio di ENSO positivo del 1997-98; le latitudini extra-tropicali dell’emisfero nord si sono scaldate molto, quelle sempre extra-tropicali ma dell’emisfero sud non si sono scaldate affatto.

Allora è il caso di tornare alla prima immagine, in calce alla quale si trova questa nota:

Note: Gray areas signify missing data.
Note: Ocean data are not used over land nor within 100km of a reporting land station.

Quindi, tutto ciò che è grigio significa niente dati, Beh, poco male, non c’è molto grigio in quella mappa, abbiamo un sacco di dati. Oppure no? Lo smoothing delle tecniche di omogeneizzazione e interpolazione è di 1200 Km, per cui è probabile che qualche quadrato di 1200 km di lato pur essendo privo di dati li “erediti” dal quadrato che gli sta accanto. Vediamo. La mappa che segue ha lo smoothing a 250 Km, non più Palermo come Milano, ma Roma come Firenze, ci può stare.

 

250km

 

Ops… che grigiore. Abbiamo perso un sacco di dati? No, non li abbiamo mai avuti. Per restare grigio, infatti, un quadrato deve essere circondato da quadrati senza dati. Quindi tutto il “caldo” delle latitudini polari è “ereditato” dalle latitudini medie e sub-polari. Ma non perché ci sia stato trasporto di calore, che pure c’è stato e c’è sempre, semplicemente perché qualcuno ce lo ha portato a colpi di smoothing.

Domanda, si può definire globale una cosa del genere? Non saprei. Quello che so, invece, perché lo dicono i dati, è che questo El Niño, come quelli che lo hanno preceduto, ha sconquassato il sistema, riversando in atmosfera enormi quantità di calore che ora compaiono nelle serie. Interpretare questi effetti come la fine della “pausa” è speculativo, per capire come stanno le cose ci vorranno alcuni anni e, soprattutto, parecchio grigio in meno.