I climatologi sono soliti parlare dei XX secolo e dei giorni nostri, come il periodo ove si è assistito ad uno spaventoso risaldamento del pianeta a causa delle emissioni globali.
Osservando molto attentamente i dati e gli eventi storici, rifacendoci alla Fisica, alla Chimica ed alla Geologia, sappiamo bene come queste dichiarazioni sono false e fuorvianti, tese a terrorizzare la popolazione ed indurla alla decrescita; decrescita energetica, attraverso l’impiego delle energie rinnovabili, da qui decrescita industriale ed economica, intanto per il costo dell’energia per sovvenzionare le prime, quindi per la maggiore aleatorietà della fonte di energia primaria. Quindi una decrescita demografica, in virtù della drammatica contrazione della disponibilità di lavoro.
Nella realtà, analizzando gli archivi storici dei diversi Enti e Servizi Meteorologici i dati si trovano, proprio come accaduto nel Regno Unito: il Central England Temperature (CET) conserva le registrazioni dei dati dal 1600 ai giorni nostri e, quanto se ne ricava, è strabiliante.
Analizzando i dati per trend di 90 anni e, analizzando a partire dal 1660, non si registrano grandi variazioni, con incrementi tra 0.084°C e 0.086°C per decade.

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Ciò che appare sorprendente, invece, è il grande balzo tra il 1692 ed il 1737: ben + 0.405°C nella media registrata, ovvero più del doppio del nostro, attuale trend, in un tempo assai ridotto, meno della metà dell’attuale trend di riscaldamento.
Il motivo c’è, va indagato e ricondotto all’attività solare ma, quel che più sorprende è quanto accade in un periodo climaticamente pari ad un battito di ciglia. Infatti, tra il 1739 ed il 1740 la temperatura semplicemente crolla di 2°C – 3°C. Esattamente in meno di 12 mesi…

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Cosa è accaduto prima? Cosa è accaduto durante e dopo questo intervallo tra il 1739 ed il 1740?
Analizzando i dati storici e l’esame degli anelli degli alberi il dubbio svanisce: fu una forte eruzione vulcanica.
Nel 1739 vi fu l’eruzione di uno dei 3 crateri ancora attivi della caldera formatasi 35 mila anni fa dello Shikotsu. Il cratere interessato, il Tarumai, generò grandi eruzioni nel 6950 aC, 800 aC, 1667 e, appunto, 1739.

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Fu un evento così importante da interessare per molto tempo la stratosfera, in modo talmente e tanto importante da influenzare il clima globale.
Le temperature crollarono così tanto che che i fiumi irlandesi gelarono, i porti furono impraticabili come tutte le vie di comunicazione, impedendo l’importazione di grano.
Il gelo distrusse i raccolti di patate, e dal 20 al 30% della popolazione irlandese morì di freddo e di fame.
Il freddo colpì tutta l’Europa del Nord, ma è stato un disastro per l’Irlanda a causa della politica del tempo.
Il sole e la sua intensa attività, furono certamente alla base della repentina impennata delle temperature, di sicuro i vulcani (eruzioni minori si verificarono altrove) crearono le condizioni ideali per il raffreddamento dell’Europa del Nord e la fame in estese aree del Regno Unito.
Questa esperienza svaluta, anche, alcune delle conclusioni a cui alcuni ricercatori vogliono giungere sfruttando i lavori del CERN: le eruzioni vulcaniche sono precedute, accompagnate e seguite da emissioni solfuree; secondo alcuni scienziati i composti dello zolfo impedirebbero la formazione degli agglomerati nuvolosi, fosse stato davvero così non avremmo assistito in passato a grandi epoche di gelo ed alluvioni.
Questa esperienza storica dovrebbe condurre, scienziati e politici lungimiranti, a riconsiderare le attuali assurde politiche energetiche ed alimentari: l’attività solare è ai minimi termini, i vulcani sono sempre più attivi, anche quelli in quiescenza da oltre 400 anni, ci sono le basi per analizzare dati certi e non per aggrapparsi a fantomatici e mai funzionali modelli matematici, potenzialmente letali per l’umanità intera.

Fernando Arno

Fonte: https://www.facebook.com/groups/248129525296/permalink/10156971212720297/