L’astrofisico David Hathaway della Marshall Institute, NASA, aggiorna ogni mese il grafico sulla situazione dell’attività solare.
Dal grafico aggiornato, ne possiamo dedurre come l’attività solare abbia ormai oltrepassato il massimo solare del ciclo 24, e come l’attuale massimo non si avvicini neppure al conteggio del mese meno attivo del ciclo 22 registrato nel 1990. Questo ci da una chiara lettura della situazione attuale, e di come il ciclo 24 sia di gran lunga inferiore ai cicli che lo hanno preceduto.

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Per chi segue la nostra pagina già da tempo, saprà certamente che un ciclo solare ha una durata media di 11 anni, e probabilmente ricorderà anche come un ciclo solare della durata inferiore agli 11 anni risulti più attivo, quindi più potente, mentre al contrario, un ciclo più lungo risulterà molto più debole.

Secondo studi scientifici accreditati, il parametro di correlazione migliore tra la temperatura globale e l’attività solare, è la durata di un ciclo. Quindi un ciclo più debole risulterà, più la temperatura risulterà in declino. Da qui se ne deduce che, più i cicli saranno deboli consecutivamente e più la temperatura risulterà in diminuzione.
Al contrario, quando i cicli risultano di potenza superiore, si registrano sulla fotosfera solare potenti tempeste e CME di conseguenza le temperature risulteranno in aumento.

Il ciclo 22 ha avuto una durata di poco superiore ai 10 anni, mentre il ciclo 23 una durata complessiva di circa 12 anni. Il ciclo attuale, il 24, è sulla buona strada per risultare più lungo e più debole di entrambi i cicli che lo hanno preceduto. Questo ci da indicazioni ben precise sulla possibilità che la temperatura riprenda a scendere, non appena gli oceani avranno rilasciato il surplus di calore accumulato nei decenni passati, riscaldamento dovuto a sua volta, da cicli solari, come detto, molto più attivi.

Hathaway, nelle sue previsioni emesse nel 2006, aveva indicato il ciclo 24, come il più potente ciclo solare da quando esistono le rilevazioni solari in epoca moderna. Al contrario il famoso astrofisico Leif Svalgaard, aveva, sempre in quel periodo, indicato come il ciclo 24 fosse risultato molto al di sotto della media degli ultimi decenni.
In definitiva, previsioni diametralmente opposte dei due tra i migliori astrofisici mondiali in circolazione.

Un aspetto molto importante è però emerso da entrambi gli astrofisici, l’aspetto di una previsione simile per il prossimo ciclo 25, che secondo i due astrofisici risulterà molto debole, ancora più debole del ciclo 24! Inoltre, dalle previsioni di altri colleghi astrofisici, ci si accorge come anche altre previsioni vadano nella stessa direzione di un prossimo ciclo 25 molto debole… Ma quanto più debole?

Dagli studi sui campi magnetici polari del Sole, di cui vi teniamo aggiornati con articoli dedicati, sta affiorando come il prossimo ciclo 25 risulterà molto debole. Secondo alcuni astrofisici non andrà oltre le 30/50 macchie giornaliere. Tuttavia, secondo altri studi, all’interno del periodo del minimo di Maunder (1645-1715), viene ipotizzato, tramite le ricostruzioni disponibili del passato, come diversi cicli siano stati molto più lunghi del normale ciclo di 11 anni, di conseguenza si presume che alcuni cicli abbiano avuto una lunghezza di ben 17 anni. Questo come detto porta a pensare, che più i cicli si allungano nel tempo e più lungo risulterà il declino della temperatura alla fine del periodo di bassa attività solare.

Le macchie solari sono correlate ad altre caratteristiche dell’attività solare, in primis sui cambiamenti nella quantità di raggi EUV/UV. Nel 2007 la NASA scoprì che la luminosità del sole era scesa dello 0,02% a lunghezze d’onda visibili, e del 6% nella lunghezza d’onda UV estreme nel minimo solare del 1996.
Quindi l’energia emanata dal Sole risulterebbe inferiore nei raggi EUV-UV (specie negli EUV che possono variare anche del 16%, ma che secondo altri studi possono variare anche di più) e nella TSI variabile fino poco oltre l’1%, tanto più lungo risulterà il periodo di raffreddamento.

Altro punto interessante che ne emerge da questi studi, è in particolare la diminuzione delle CME (Espulsione di Massa Coronale) che viene chiaramente evidenziato dalla diminuzione del aa-index, come possiamo osservare dal grafico sotto, nel ciclo 24 rispetto ai cicli precedenti.

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Per concludere, i cambiamenti nella quantità dei raggi UV variano la formazione e la distruzione dell’ozono, che a loro volta modifica il getto polare e i venti, formando forti venti occidentali intorno all’Antartide, con la formazione della corrente circumpolare antartica… la corrente più grande del mondo…

Enzo
Attività Solare