Tutti gli eventi che contraddistinguono il clima e la geologia del nostro pianeta, ci appaiono come eventi ciclici.
Ogni “tot” anni, decenni, secoli o millenni, tali eventi tendono a ripertersi più o meno nello stesso modo.
Tra i tanti eventi ciclici che conosciamo, quello climatico è forse il più importante e negli ultimi anni è stato stravolto a tal punto da far nascere 2 diverse correnti di pensiero.

La prima, la più “accreditata” scientificamente, sostiene che il futuro ci vedrà protagonisti di un pianeta soggetto ad un aumento della temperatura senza precedenti. Una temperatura che non è mai stata raggiunta prima d’ora e che comporterà l’inevitabile abbandono di lunghi tratti costieri a causa dell’innalzamento del livello del mare. Tutto questo a causa della quantità di CO2 presente in atmosfera, il cui aumento, in gran parte, è dovuto alle attività antropiche (umane). Da qui la famosa teoria del Riscaldamento Globale Antropogenico.

La seconda, meno “accreditata” ma non per questo scientificamente errata (anzi!), viene portata avanti comunque da una marea di gente… scienziati e ricercatori di ogni ordine e grado…, i quali sostengono che il clima è CONDIZIONATO al 98% dall’attività solare, da almeno un 1% dalle attività geologiche e per un ultimo 1% da altri fattori, tra i quali possiamo eventualmente includere anche le attività antropiche (ma non possiamo dimenticare eventuali cause astronomiche, come l’impatto di meteoriti o altro). Secondo questa corrente di pensiero, seguendo il clima una ciclicità relativamente nota e ampiamente studiata dalla Paleoclimatologia, il futuro non potrà che essere, almeno nell’immediato e per i prossimi 80-100 anni almeno, “freddo”. Vi sarà, cioè, un progressivo raffreddamento… dovuto a tutta una serie di fattori tra i quali l’attività solare in diminuzione, che continuerà per circa 1 secolo e che potrebbe, comunque, sfociare nella fine dell’Attuale Periodo Interglaciale Caldo.

In queste nostre pagine abbiamo spiegato varie volte la differenza tra Ere Glaciali e Ere Interglaciali… e tra Periodi Interglaciali Caldi e Freddi…
E abbiamo riportato numerose testimonianze di scienziati ed enti scientifici, i quali eliminano ogni possibile attendibilità circa la posizione assunta da chi sostiene il Riscaldamento Globale ad ogni costo, senza tener conto dell’influenza dell’Attività Solare e senza minimamente considerare il fatto che dopo 18 anni, le loro previsioni sono risultate totalmente sbagliate!

ipcc-far-prediction-observationsMa guardiamo meglio cos’è accaduto nella storia climatica del nostro pianeta.
Nel grafico seguente possiamo vedere la ricostruzione di quella che sarebbe stata la temperatura media del pianeta in oltre mezzo miliardo di anni. Oltre a quanto riportato in questo grafico, sappiamo che 3.2 miliardi di anni fa il pianeta, nonostante la sua giovanissima età (era nato da poco più di 1 miliardo di anni), si era quasi totalmente ricoperto di ghiaccio. Questo fatto si pensa sia da attribuire alla diversa angolazione dell’asse di rotazione che produceva un fortissimo sbilanciamento tra il periodo estivo e quello invernale.
Circa 2 miliardi di anni fa ci furono una nuova serie di periodi glaciali più o meno intensi.
Vi fu poi una fortissima glaciazione intorno agli 800 milioni di anni fa e poco dopo (tra i 650 e i 700 milioni di anni fa), vi fu quello che viene ricordato come l’evento più violento ed esteso di sempre: la Terra a palla di neve!

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Poi tutto cambiò ancora una volta. Poco meno di 450 milioni di anni fa venne modellato il territorio dell’attuale Deserto del Sahara.
L’Era glaciale di 300 milioni di anni fa interessò principalmente l’emisfero australe.

Poi vi fu un periodo relativamente tranquillo… un lungo periodo interglaciale con una temperatura che, anche se molto bassa, ha permesso al pianeta di svilupparsi in un clima tutto sommato stabile. Da 80 milioni di anni fa circa in poi, la temperatura ha iniziato a diminuire.

"Phanerozoic Climate Change". Con licenza CC BY-SA 3.0 tramite Wikimedia Commons -
“Phanerozoic Climate Change”. Con licenza CC BY-SA 3.0 tramite Wikimedia Commons –

Se guardiamo alla ricostruzione della temperatura del nostro pianeta per gli ultimi 60 milioni di anni, notiamo che la linea di tendenza è comunque negativa. Ovvero il pianeta, che vi piaccia o meno, si sta raffreddando ancora.
Una prova indiretta che la temperatura attuale è di gran lunga minore rispetto a quella presente 60 milioni di anni fa, ci viene dagli studi sui fossili dei Serpenti Giganti. Tali rettili, come il Titanoboa vissuto in quel periodo e della lunghezza di oltre 12 metri, vivevano in un ambiente estremamente caldo-umido… tale che le ricostruzioni del loro habitat, ci indicano che la temperatura media del pianeta dovesse essere di circa 30°C. Per la cronaca oggi siamo a circa 14°… (possiamo immaginare quindi che durante le fasi più calde delle Ere Interglaciali, la temperatura media del pianeta dovesse essere ancora più alta).
Nel grafico che segue vediamo infatti che tra i 65 e i 35 milioni di anni fa la temperatura è inizialmente salita fino a quasi +12°C (rispetto al presente), per poi diminuire progressivamente fino ai +4°C.
Successivamene c’è stato un lungo periodo con alti e bassi… per poi, intorno ai 15 milioni di anni fa, iniziare un costante calo termico fino all’attuale livello.

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Gli ultimi 5.5 milioni di anni del nostro pianeta, sono caratterizzati da un clima decisamente “instabile”. Nella sua instabilità, però, vi è una strabiliante e sistematica ciclicità che va studiata attentamente… e dalla quale possiamo capire a che punto siamo di tale ciclo e magari anche cosa ci aspetta per il futuro!

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La prima cosa che si nota, guardando i grafici sopra riportati, è che la ricostruzione della temperatura del pianeta sembra diminuire costantemente.

Motivo?
Forse il pianeta si sta raffreddando lentamente. Oppure l’intero Sistema Solare sta attraversando una regione dell’universo meno calda rispetto a quanto fatto in altre epoche. Potrebbe anche essere che l’assetto orbitale del pianeta fosse diverso in tempi antichi e che ora stia in qualche modo cercando un proprio equilibrio.

Guardando tali grafici, comunque, la prima cosa che ci viene in mente è che con una temperatura media molto più alta dell’attuale, dovrebbe essere impossibile avere calotte di ghiaccio estese.
In realtà non è così…:

  • 53 milioni di anni fa, viene registrato un forte aumento dell’estensione dei ghiacci continentali nella zona delle montagne rocciose.
  • 1.5 milioni di anni fa, il ghiaccio ricopriva gran parte dell’emisfero nord, comprendendo tutto il Nord America, l’Europa continentale al di sopra delle alpi e la fascia nord dell’Asia.

Quindi la presenza di calotte di ghiaccio, più o meno estese, non è direttamente collegabile alla temperatura media del pianeta, ma a qualche altro fattore. Nello specifico, tale fattore è dato dalle circolazioni Oceanica e Atmosferica.

La storia del clima, quindi, ci insegna che non è tanto importante la temperatura in termini “assoluti”, ma le variazioni della stessa. E questo specialmente per quanto concerne la vita (vegetale e animale) sul pianeta Terra. Ma è anche importante sapere se la circolazione, principalmente oceanica, è in fase “ascendente” (ovvero in aumento) o “discendente” (ovvero in diminuzione).

Tutto è quindi relativo… e a poco servono i proclami apocalittici di scienziati più o meno importanti.
L’unica cosa certa, di oggi, è che le correnti oceaniche “calde”, quelle cioè che determinano il clima in nord-Europa, appaiono molto più deboli e lente rispetto a qualche secolo fa. Quindi tali correnti sono in una fase “discendente” e non possono che farci intuire il fatto che, presto o tardi, accadrà qualcosa al clima del nostro pianeta, che potrebbe mettere a dura prova la nostra già fragile esistenza.

Da questa storia climatica, notiamo quindi una temperatura in diminuzione… con un andamento non continuo… ma caratterizzato da sbalzi termici sembre più violenti. Nell’ultimo milione di anni circa, la temperatura ha continuato ad oscillare violentemente, assumendo una ciclicità di circa 100.000 anni, estremamente evidente nel grafico seguente:

450 thousandIn questo grafico vediamo chiaramente 5 picchi principali denominati Periodi Interglaciali Caldi… (400.000, 320.000, 240.000, 120.000 e oggi), intervallati da lunghi periodi di tempo, detti Periodi Interglaciali Freddi, durante i quali il clima è stato notevolmente perturbato. La temperatura media dei vari periodi, però, era decisamente diversa.
Oggi abbiamo una temperatura media del pianeta di circa 14°C. Durante il Periodo Interglaciale Freddo di Würm, ad esempio, la temperatura media è stata di circa 8°C. Durante il Periodo Interglaciale Caldo tra il Würm e il Riss, invece, si è avuta una temperatura addirittura più alta dell’attuale di 2-3°C.

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Considerando la ricostruzione qui sopra, che mostra l’estensione della calotta glaciale artica come doveva essere durante l’ultimo Periodo Interglaciale Freddo di Würm e sapendo che il livello del mare era di circa 2-300 metri più basso di quello attuale, possiamo intuire come vi sia stato un vero e proprio “diluvio” planetario nel momento in cui tutta la massa di ghiaccio (di colore celeste), spessa fino a 1500 metri (e oltre), si è sciolta riversandosi nell’oceano Atlantico.
Tale enome apporto di acqua ha sconvolto il clima dell’intero emisfero boreale dando luogo, come una sorta di “contraccolpo”, al gelido periodo noto come Younger Dryas (15.000-11000 anni fa).
Da lì in poi la temperatura del pianeta appare in modo estremamente più costante.

Ma come abbiamo visto fino ad oggi, tutto è relativo alla lunghezza del periodo di riferimento e analisi.
Con una scala di centinaia di milioni di anni, abbiamo visto una serie di veri e propri crolli della temperature.
Con una scala di decine di milioni di anni tale crollo appare in modo ancora più evidente.
Con una scala impostata invece sui mila anni, possiamo notare che la temperature, nonostante continui alti e bassi, è pressoché costante.

Purtroppo l’essere umano vive mediamente meno di un secolo… pertanto quello che ci interessa è rappresentato, al massimo, nel seguente grafico:

20kLeggendo da sinistra a destra… abbiamo lo Younger Drias, causato dallo scioglimento dei ghiacci accumulatisi nel Nord America. Succesivamente la temperatura ha raggiunto il suo picco massimo… e sono iniziati piccoli periodi (al massimo di qualche secolo), caratterizzati da temperature la cui oscillazione ammontava a non più di 2-2.5°C rispetto alla media degli ultimi 8000 anni.
Vediamo però che l’ultima parte a destra del grafico, quella cioè che riporta le temperature più recenti, appare comunque già in fase di discesa.
Dal “Roman Warm Period”, durante il quale fiorì l’Impero Romano ad oggi, la temperatura media è diminuita di oltre 2.5°C. Ma la cosa importante è che tale variazione non è costante in tutto il pianeta. Alcune zone hanno risentito maggiormente della temperatura rispetto ad altre e questo ha provocato differenti ripercussioni in giro per il mondo.
È quindi tutto relativo…. come ci insegna la storia e come ci dimostra la paleoclimatologia.

Per i romani la diminuzione della temperatura, che provocò la mancata maturazione del grano in alcuni periodi anche nella zona di Roma, fu determinante per il mantenimento del potere nelle regioni del nord. Popoli tipicamente mediterranei come i Romani, che facevano largo uso di “personale” proveniente dal sud del loro impero, non erano abituati ai climi rigidi del nord europa.

Al contrario, i popoli “barbari” del nord europa, vivevano bene in quell’ambiente e sapevano sfruttare, meglio di chiunque altro, le insidie del clima della loro regione.

 

Oggi ci ritroviamo qui a cercare di capire in quale direzione andrà il clima.
Lo facciamo un po per passione, un po per curiosità… ma anche per necessità.
Come abbiamo visto negli articoli pubblicati sul blog gemello homosapienshibernus.com, la società nella quale viviamo è estremamente dipendente dall’energia. E questa, prevalentemente di tipo fossile (petrolio e gas metano), rappresenta per noi la risorsa primaria per antonomasia… grazie alla quale produciamo energia elettrica, carburanti, cibo, medicine, materie plastiche ecc… ecc… ecc…
Alcune “utilizzazioni” le possiamo sostituire con fonti di energia rinnovabili… altre, volendo e avendoci tempo e voglia, con risorse naturali o comunque decisamente più abbondanti. Ma tutto questo cambiamento richiede tempo, volontà e disponibilità ad affrontare il cambiamento con il giusto approccio. Cosa che, permettetemi, credo manchi completamente.

 

 

Nei giorni scorsi abbiamo riportato un articolo che parla degli Inuit, un popolo splendido… semplice… che vive a contatto con la Natura… al rispetta e la osserva quotidianamente da secoli.

Grazie alla loro profonda cultura, appare evidente che è in atto un cambiamento climatico importante. E questo non va assolutamente “minimizzato” attribuendone la responsabilità alle attività antropiche (CO2) dell’essere umano. È un cambiamento che va molto oltre il semplice aumento delle temperature… perché, per loro stessa ammissione, riguarda anche la posizione del Sole, della Luna e delle stelle.
È quindi un cambiamento dell’assetto orbitale del nostro pianeta? Oppure è qualcosa che noi, erroneamente, interpretiamo al contrario?

Secoli fa un tale venne accusato di blasfemia (e chissà quante altre gliene avranno dette) in quanto affermò che non era il Sole a ruotare intorno alla Terra, ma quest’ultima a percorrere un’orbita ellittica intorno all’astro (ora ci si mette anche l’ISIS che vorrebbe riportare le cose a quell’antico periodo… ma vabbè…).

Nello specifico di ciò che sta accadendo oggi… gli scienziati ci parlano di un evento, che potrebbe avvenire intorno al 2034 circa, riguardante il Campo Magnetico Terrestre. Nello specifico ci avvertono che l’inversione dei poli magnetici terrestri, che già in passato hanno invertito varie volte la loro posizione complentando il movimento in appena qualche decennio, potrebbe concretizzarsi nell’arco della nostra vita e che dovrebbe concludersi con il polo nord magnetico, che non è il polo nord geografico, più o meno in zona Siberia.

Il calcolo della posizione del Polo Nord Magnetico, in epoche passate, avviene mediante l’analisi di alcune particolari rocce ferromagnetiche che all’atto della loro stessa formazione, in qualche modo “fotografano” la direzione del polo nord magnetico in quel preciso momento.
Da qui l’analisi… la ricostruzione della posizione nelle diverse epoche e la previsione di dove, teoricamente, si dovrebbe trovare tra qualche decennio.

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Ma è veramente così?

Vi lascio con un quesito: e se fosse la CROSTA TERRESTRE a spostarsi rispetto all’asse di rotazione e al polo nord magnetico e non il contrario?

Pensateci… ci torneremo sopra tra qualche giorno!

Bernardo  Mattiucci
Attività Solare