Di Krishna PillaiK2P Blog (Svezia)

Fonte: India and china have already won and the paris climate conference has become irrelevant

Traduzione a cura di Mauri Sesler (scientific translator)

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L’India e la Cina sono riuscite con successo a convincere le Nazioni Unite a concentrarsi sull’intensità delle emissioni per unità di PIL e quindi possono fare promesse (che non sono giuridicamente vincolanti) sulle emissioni future legate al PIL, in modo tale che i due paesi non verranno impediti nel loro utilizzo del carbone in una qualsiasi maniera significativa.

Il martellamento promozionale sul meeting climatico di Dicembre a Parigi delle Nazioni Unite sta gradualmente crescendo. I media, i politici politicamente corretti e l’ortodossia della religione sul riscaldamento globale vanno scaldando i motori della loro retorica. Apparentemente l’obiettivo è quello di demonizzare il carbonio e di far sì che le nazioni si impegnino a ridurre l’uso dei combustibili fossili in modo che l’aumento della temperatura globale “non supererà i 2° C”.

Questo obiettivo di un aumento della temperatura “ammissibile” non è “di 2° C causati dall’uomo”, ma solamente di “2° C”. In realtà, nessuno sa quale potrebbe essere l’ascesa determinata da “cause naturali”, e neppure che cosa sia esattamente causato dall’uomo. La “Temperatura Globale” è di per sé un artefatto, una quantità misurata che viene calcolata da coloro che hanno un interesse acquisito nel dimostrare che va aumentando. A quanto pare la convenienza del caso è di ricorrere ad un metodo di calcolo variabile che viene regolato ogni anno allo scopo di dimostrare che l’anno in corso ha fatto registrare le temperature più alte di sempre.

Tuttavia i 5.000 partecipanti e i più di 190 paesi che saranno presenti, si vanno preparando effettivamente per discutere gli impegni da prendere per fermare il cambiamento climatico stesso. Il grado di arroganza è stupefacente. L’effetto avuto dall’uomo sul clima è in realtà del tutto sconosciuto. Per quasi 20 anni, le emissioni di anidride carbonica di origine antropica sono cresciute in maniera esplosiva, ma la “temperatura globale” è rimasta pressoché stabile.

I paesi che hanno aumentato le proprie spese relative all’energia elettrica, riducendo il consumo dei combustibili fossili (soprattutto in Europa) hanno effettivamente fatto tutto questo abbastanza inutilmente e senza che ce ne fosse realmente bisogno. Altri paesi (particolarmente la Cina e l’India) hanno aumentato il loro consumo dei combustibili fossili in maniera tale che le emissioni globali di anidride carbonica hanno continuato a crescere. Eppure non vi è stato alcun cambiamento nella “temperatura globale” se non ricorrendo a trucchi aritmetici. La riduzione del consumo dei combustibili fossili in Europa nel corso degli ultimi tre decenni è stata del tutto inutile. Nonostante i tre decenni di sovvenzioni alle energie rinnovabili, queste non si sono ancora rese commercialmente produttive in maniera indipendente.

Le politiche climatiche sono tutte quelle politiche i cui obiettivi non sono misurabili. Sono state proposte delle politiche in cui non può essere misurato il loro effetto sul clima stesso. Tutto ciò che può essere misurato sono le azioni stesse, cosa che è sia banale che priva di significato. Per esempio, i paesi possono calcolare il quantitativo di denaro speso, ma non hanno nessuna maniera di stabilire quale possa essere l’effetto risultante sul clima. Le riduzioni delle emissioni possono essere misurate, ma non gli effetti climatici correnti che tali riduzioni possono aver o meno causato. Il vero obiettivo per molti delegati non ha niente a che fare con il clima, ma con la ridistribuzione della ricchezza tra le nazioni utilizzando strumentalmente a tale scopo la politica climatica.

Provate a chiedere ad un politico quali sono gli obiettivi che verranno raggiunti dalle politiche climatiche del suo paese e la risposta data sarà che “contribuiranno agli sforzi di tutto il mondo per fermare il cambiamento climatico”. Ma rimane un’incognita il sapere di quanto e di come possa essere misurato il successo di tutto questo. E’ diventata più una questione di solidarietà tra le nazioni che di politiche con obiettivi. Non un solo paese (e nessun politico come pure nessun cosiddetto scienziato climatico) ha la più che pallida idea di quello che le sue politiche climatiche saranno in grado di realizzare per il clima o anche se si riuscirà ad ottenere qualcosa da queste.

Alcuni dei politici e dei paesi più scaltri hanno stabilito la maniera attraverso cui dare l’impressione di sostenere la correttezza politica, garantendo nel contempo che il loro continuo – e crescente – utilizzo dei combustibili fossili non sia sottoposto ad alcun vincolo nella pratica. Per l’India e la Cina l’utilizzo continuativo dei combustibili fossili è fondamentale e necessario per la loro crescita. Per i prossimi 20 – 30 anni, le loro emissioni di anidride carbonica sono destinate ad aumentare indipendentemente da ciò che verrà deciso dal meeting di Parigi. L’India ha proposto delle politiche che sembrano – a prima vista – essere delle drastiche riduzioni della “intensità delle emissioni di anidride carbonica per unità di PIL”, ma definite in termini di tale sviluppo che il consumo di carbone finirà per essere triplicato nei prossimi 25 anni a partire dal 2005. Adesso l’India ha dichiarato che taglierà l’intensità delle emissioni fino al 25% rispetto ai livelli del 2005, e questo entro il 2020. Da par suo, la Cina ha dichiarato che ridurrà l’intensità delle emissioni di anidride carbonica per unità di PIL nel 2020 dal 40 al 45 per cento rispetto al livello del 2005.

Il PIL Indiano è cresciuto da 0.8 trilione di dollari nel 2005 a circa 2.1 trilioni di dollari nel 2014. Il PIL della Cina è già cresciuto da 2,3 trilioni di dollari nel 2005 a 10.3 trilioni nel 2014. Queste “promesse” basate sul PIL non sono destinate ad essere legalmente vincolanti e non esiste certamente alcun limite al PIL, a cui si può mirare e che può essere raggiunto. Gli obiettivi del PIL per l’India e la Cina in sé richiedono un mix di combustibili da utilizzare per la produzione di energia elettrica; questo significa soprattutto il carbone, il gas, il nucleare e l’idroelettrico.

L’energia solare e quella eolica possono avere una grande capacità installata e possono contribuire in qualche modo alla crescita, ma non sono necessarie e neppure di rilevanza critica. I piani che hanno Indiani e Cinesi di utilizzare un maggior quantitativo di gas ed energia nucleare nel loro mix porta automaticamente ad un calo dell’intensità del carbonio in relazione al PIL rispetto ai livelli del 2005, quando entrambi i paesi erano fortemente dipendenti dal carbone. I loro piani riguardanti il carbone possono quindi procedere senza ostacoli pur continuando a soddisfare le loro “promesse”. Entrambi i paesi si affidano a una crescita del PIL per ridurre efficacemente la loro “intensità delle emissioni di carbonio”, senza dover ridurre il tasso con cui aumentano le emissioni di anidride carbonica. Con una crescita del 7% circa in India e anche se la crescita della Cina si riduce, per esempio, al 6%, la riduzione dell’intensità delle emissioni di anidride carbonica per unità di PIL è impossibile da prevenire.

Un qualunque accordo raggiunto a Parigi avrà come conseguenza che l’India triplicherà e la Cina raddoppierà il proprio consumo di carbone entro il 2030. Quindi ciò che significa un “successo” a Parigi è che, a livello globale, le emissioni di anidride carbonica di origine antropica sono destinate a raddoppiare (almeno). E significa anche che le emissioni di biossido di carbonio promesse da altri paesi non hanno alcun significato di sorta. E’ un fatto molto positivo che le emissioni di biossido di carbonio di origine antropica non hanno alcun impatto significativo sulla temperatura globale.

E la conferenza di Parigi è sia priva di significato che irrilevante.

 


Krishna Pillai – “Mi ci sono voluti 45 anni e 5 paesi (India> Regno Unito> Svezia> Giappone> India> Germania> Svezia), lavorando come apprendista ingegnere, ricercatore universitario, sviluppatore di tecnologia, venditore, dirigente aziendale ed autore, per arrivare a questo blog. I miei post riflettono tutto ciò che riveste maggiore importanza nella mia mente, ma soprattutto questioni che hanno a che fare con il comportamento, lo sviluppo, l’energia, il clima, l’ambiente, l’evoluzione e l’energia elettrica.”