Autore: Guido Guidi
Data di pubblicazione: 20 Febbraio 2016
Fonte originale: http://www.climatemonitor.it/?p=40598

Qualche giorno fa ho preso parte ad un evento in cui si discuteva di clima. Ne parlo solo ora perché, come da tradizione, cerco di evitare l’auto-promozione. Per fortuna c’è chi ci pensa, sebbene starnazzando, e la serata è stata interessante. Verso la fine, nel classico Q&A, mi è stato chiesto se i dati provenienti dalle zone satellitari sono inclusi nei dataset della temperatura media superficiale globale.

Inevitabilmente, ho dovuto rispondere di no, perché si tratta di un sistema di misura diverso difficilmente accordabile con quello standard, perché le serie coprono comunque un periodo climaticamente ancora breve, perché la temperatura della bassa troposfera non è la stessa cosa della temperatura superficiale e, infine, perché il loro trend è largamente inferiore e meno preoccupante dei dati di superficie.

Nonostante ciò, il salto prima o poi si dovrà fare, perché i benefici in termini di omogeneità e copertura spaziale dei dati da satellite sono irrinunciabili, a meno che non si voglia continuare a mettere toppe artificiali alla sempre meno affidabile e sempre più addomesticata rete di stazioni a terra. Per ora comunque non se ne parla, anzi, quando tiri fuori i dati da satellite quelli bravi ti tirano le pietre…a meno che, i dati da satellite non risultino utili alla causa del clima che cambia e cambia male.

Qui, su Science Daily l’approfondimento e le coordinate di questo paper uscito su Nature.

Ecco allora che, per misurare là sensibilità degli ambienti ecosistemici ai cambiamenti climatici, il dato satellitare fa alla bisogna. Un gruppo di ricercatori ha messo a punto un indice, il Vegetation Sensitivity Index, con il quale misurare la resilienza degli ecosistemi alle oscillazioni climatiche di breve periodo (breve perché ci sono pochi dati…). Un mese molto più caldo o molto più freddo della norma, un deficit di precipitazioni particolarmente significativo etc etc.

 

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La tundra artica, le foreste boreali, quelle pluviali tropicali, le regioni alpine e così via, tutte zone di cui si è potuto valutare il rischio (crescente nei toni del rosso nell’immagine qui sopra) grazie alle informazioni provenienti dalle sonde satellitari. Ma, se poi su quelle stesse zone e sull’intero pianeta vuoi sapere che fa la temperatura, i dati da satellite non ci piacciono più.

Valla a capire la scienza del clima….