Autore: Guido Guidi
Data di pubblicazione: 12 Marzo 2016
Fonte originale: http://www.climatemonitor.it/?p=40799

arctic

Il clima, definito come interazione tra tutte le sue componenti, è una macchina termica. Come tutte le macchine termiche, per mantenersi in equilibrio – e sappiamo che nel lungo periodo è in equilibrio – ha bisogno di un meccanismo regolatore. E’ probabile, anzi quasi sicuro, che questo meccanismo lavori con l’interazione di più componenti, probabilmente tutte determinanti ma non univoche.

Nell’impossibilità di fare una classifica, sebbene molti ci abbiano provato assegnando ai gas serra, soprattutto alla CO2 il ruolo di regolatore del sistema, è forse più interessante e anche più proficuo ai fini della comprensione delle dinamiche del sistema, provare a immaginare delle interazioni tra le componenti, dei meccanismi nel meccanismo, se volete. Ancora più interessante, se queste interazioni ipotesi sono supportate dai dati.

Il titolo di questo post ci porta ai poli, ed è lì che andremo a cercare. La storia recente di quel che accade alle due estremità del pianeta è piuttosto intricata, sappiamo infatti che, nel contesto di un pianeta che si è scaldato, soprattutto perché siamo nel bel mezzo di un interglaciale, il ghiaccio marino sull’estremità settentrionale è fortemente diminuito, mentre quello sull’estremità opposta è altrettanto fortemente aumentato. Su entrambi i poli, tuttavia, c’è anche molto ghiaccio posato sulla terraferma, in Groenlandia a nord e sull’intero continente antartico a sud.

Ora, una parte del funzionamento della macchina termica, prevede che un sistema più caldo produca più vapore e quindi più precipitazioni, pioggia, ma anche neve dove le temperature lo consentono. E, dove queste sono sempre molto basse, quella neve nel tempo si trasforma in ghiaccio, accrescendone l’accumulo. In effetti, pare proprio che dai carotaggi nel ghiaccio, dai quali è possibile valutare sia la temperatura che il rateo di accumulo di ghiaccio, salti fuori che più le temperature salgono, più aumenta il ghiaccio che occupa la terraferma sui poli, tanto in Antartide, quanto sulla Groenlandia.

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Ma non finisce qui. L’aumento del ghiaccio in superficie, fa crescere la pressione cui è sottoposto il ghiaccio alla base, quindi ne aumenta lo scarico verso l’esterno lungo le coste, dove i ghiacciai si gettano nel mare. Questo provoca – meglio dire potrebbe provocare – un raffreddamento del mare circostante, l’Oceano Meridionale per l’Antartide, l’Atlantico Settentrionale per la Groenlandia. Questo raffreddamento, per il tramite della circolazione oceanica da un lato e di quella atmosferica che la innesca e ne è a sua volta influenzata, finirebbe per ripercuotersi sull’intero sistema. Ed ecco il termostato, ovvero, il meccanismo regolatore, quello che nella lunga vita di questo pianeta, pur nel contesto di rapidissime e molto accentuate oscillazioni, consente che sia mantenuto l’equilibrio.

Vi piace? E’ intrigante non è vero? Beh, se volete una trattazione più completa dell’argomento, andate a leggere questo e quest’altro post pubblicati su WUWT, da cui vengono sia l’idea che le immagini.

Enjoy.