Di Frank Bosse e Fritz Vahrenholt

20 marzo 2016

Nel mese di Febbraio 2016 il nostro Sole, come del resto in quasi tutti i mesi del ciclo corrente, è rimasto ben al di sotto della sua normale attività. Il dato osservato per quanto riguarda il conteggio degli SSN (SunSpotNumber) è stato di 57.2, dato che è risultato sotto la media. La media dei cicli solari dal numero 1 al 23 del mese di febbraio è di 80,8 SSN, così l’attività osservata è stata del 71% del valore medio del corrente ciclo di 24.
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Fig.1: L’attività attuale del ciclo 24 (SC24, linea rossa) rispetto all’attività media dei cicli dal numero 1 al 23 (linea blu) e del ciclo 5 (SC5, linea nera).

 

Il confronto dei cicli:
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Fig.2: L’attività dei cicli solari dal numero 1 al 24. I valori vengono generati con l’aggiunta delle anomalie mensili. (Le differenze tra i valori osservati degli SSN e il valore medio, come vengono raffigurati con la linea blu in Fig. 1).

 

In totale è stato osservato soltanto il 57% degli SSN del ciclo in media durante il ciclo 24. Molto probabilmente, il ciclo sarà uno dei tre più deboli da quando hanno avuto inizio le osservazioni dal 1749, e sarà vicino al ciclo molto debole del Dalton (ca. 1790-1830, SC 5-7).

Qual’è il rischio del persistere dopo il SC24? In precedenza (più recentemente qui ) abbiamo indicato come il primo indizio per la natura del ciclo successivo sia la forza dei campi polari del Sole al minimo di attività delle macchie solari prima dell’inizio del ciclo. Anche se non abbiamo ancora raggiunto questo punto, potremo comunque già dare un’occhiata preparatoria a questi campi polari. Abbiamo elaborato i dati che abbiamo ottenuto da qui fino alla fine di febbraio 2016. Abbiamo utilizzato i dati levigati (nella serie con la “F” per i dati filtrati) in quanto i dati non filtrati sono troppo influenzati da variazioni a breve termine.

 

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Figura 3: La serie lisciata dei campi polari del sole, la media (linea nera) dall’emisfero settentrionale (Nf, linea blu) e dell’emisfero sud (-SF, linea rossa).

 

I campi polari del Sole oscillano fuori fase con il punto del ciclo: al massimo di questi, i campi polari hanno una inversione di polarità (zero crossing) e viceversa. Soprattutto i campi del NH crescono significativamente più lenti dopo il massimo degli SSN misurati nel 2013 rispetto alle inversioni a partire dalla metà degli anni ’70. Il SH (rosso in figura 3), tuttavia, si comporta abbastanza normalmente e spinge la media (nero nella figura 3) verso l’alto.

 

La figura seguente analizza le differenze tra i due emisferi:

 

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Figura 4: Le differenze emisferiche dei campi polari del sole. I valori positivi indicano i campi più forti del NH, negativo e più forte il SH.

 

È evidente che diverse intensità del campo magnetico non sono insoliti. Tuttavia, va notato che durante il ciclo dal 2008 i campi del SH erano più forti di quelli del NH (tranne durante l’inversione nel 2013) e attualmente registra la più grande differenza nel campo dal 1976, l’inizio dei dati a disposizione. Diversi paper si occupano di tale fenomeno, vale a dire Munoz-Jaramillo et al. (2013) e Ashish Goe et al. (2007). Collegano una asimmetria dei campi polari per un disaccoppiamento emisferico della dinamo solare. Quest’ultimo documento illustra anche l’idea che una forte asimmetria della dinamo solare potrebbe essere stata una delle cause del minimo di Maunder (un periodo di bassissima attività solare 1645-1715). Uno sguardo più da vicino alle diverse intensità del campo dei campi polari sembra dunque avere un senso. Siamo curiosi del comportamento durante i prossimi uno o due anni, perché dopo questo periodo i campi dovrebbero già essere al loro massimo e la previsione del ciclo successivo dovrebbe essere del tutto possibile.

Fonte: Watts Up With That

Enzo
Attività Solare