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Di P. Gosselin 23 febbraio 2016
Quello che segue è un elenco di ben 48 articoli scientifici pubblicati soltanto in questi primi giorni del 2016 (al 23 febbraio) che dimostrano come la scienza climatica sulla e non è ciò che alla stampa e agli scienziati attivisti piace sentire.
Nel precedente lavoro abbiamo pubblicato qui circa 250 articoli peer-reviewed pubblicati nel 2015. Questo post è stato condiviso o e piaciuto migliaia di volte.
Ebbene, il numero degli studi scientifici scettici sembra aumentare, infatti già soltanto quest’anno si contano quasi 50 articoli, e siamo soltanto a Febbraio!
Di seguito sono elencati 48 articoli scientifici dove si dimostra che la scienza del clima, con annessa CO², è del tutto esagerata e che i fattori naturali sono infatti le forze dominanti che determinano il clima e non certamente l’uomo con le sue emissioni di gas traccia.
Questi nuovi risultati, naturalmente, non sono una sorpresa per gli scettici.
L’elenco che segue comprende gli abstract, in cui sono stati sottolineati i punti cardine. Due dei documenti sono stati discussi già a NTZ qui e qui. I documenti sono stati ordinati in base alle categorie.
Anche in questo caso sentitevi liberi di portare questa nuova lista all’attenzione dei vostri legislatori, chiedendo loro se ci sono metodi migliori per spendere miliardi di dollari nel prendere misure spazzatura contro il clima. Diventa ora chiaro capire chi sono davvero i veri negazionisti.
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INFLUENZA SOLARE SUL CLIMA
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http://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S1364682615300985
Le varie tecniche sono state utilizzate per conferire l’esistenza di rapporti significativi tra il numero delle macchie solari e diversi parametri climatici terrestri come ad esempio precipitazioni, temperature, rugiada, aerosol, ENSO ecc. sulla migliore comprensione delle variazioni delle macchie solari esplorando le informazioni sulle relative variabilità. Questo studio utilizza il metodo della catena di Markov per trovare le relazioni tra macchie solari (dato mensile) e dati ENSO di due epoche (1996-2009 e 1950-2014). Corrispondenti matrici di transizione di entrambi i set di dati appaiono simili e sono qualitativamente valutati da alti valori di correlazione bi-dimensionali trovati tra le matrici di transizione dell’ENSO e le macchie solari. I diagrammi di transizione associati mostrano che ogni stato comunica con gli altri. La presenza di forte auto-comunicazione (tra gli stati stessi) conferma il comportamento periodico tra gli stati. Inoltre, la vicinanza trovata nel numero previsto di visite da uno stato all’altro mostra l’esistenza di una possibile relazione tra macchie solari e dati ENSO. Inoltre, è perfetta la convalida di dipendenza e di prove stazionarie che approvano l’applicabilità della catena di Markov sulle analisi delle macchie solari e dei dati ENSO. Questo dimostra che una relazione significativa tra macchie solari e dati ENSO esiste. Migliorata la comprensione e la modellazione delle variazioni delle macchie solari esse possono aiutare ad esplorare le informazioni sulle variabili correlate. Questo studio può essere utile per capire l’influenza dell’ENSO in relazione alla variabilità climatica locale.
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http://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S0277379115301682
Qui, usiamo assemblaggi diatomee da un nucleo di sedimenti marini raccolti in Groenlandia occidentale ricostruendone i cambiamenti nella copertura di ghiaccio marino nel corso dell’ultimo millennio. La ricostruzione basata sui proxy dimostra un generale forte legame tra cambiamenti nella copertura del ghiaccio marino e la variabilità solare durante l’ultimo millennio. Un forcing solare più debole (o forte) può comportare l’aumento (o la diminuzione) nella copertura del ghiaccio marino occidentale della Groenlandia.
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http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC4709040/
Il confronto tra la temperatura MDVM ricostruita e la variazione della forzatura esterna (attività solare e attività vulcanica) è mostrata in Fig. 5. La ricostruzione MDVM lisciata ha esposto un accordo generale con la variazione ricostruita dell’irradianza solare totale (TSI), e la correlazione tra le due serie durante il periodo comune 849-2000 dC era significativa (r = 0,498, EDF = 34, p <0.01). Specialmente, i record condivisi con coefficienti di correlazione elevata nelle epoche del massimo solare (cioè durante l’età medievale e moderna), ma scarsa correlazione intorno al 1500-1700 dC, quando il minimo di Spörer e il minimo di Maunder si verificarono. Era simile ad alcune altre ricerche dendrocronologiche riguardanti la relazione con l’attività solare. Le condizioni relativamente fredde tra i due picchi caldi intorno al 1000 dC e 1100 dC sembravano essere correlati al minimo di Oort.
Pertanto, le ricostruzioni della temperatura basate sul metodo MDVM concordano bene in generale con le caratteristiche variazioni delle forzanti solari e vulcaniche. E’ abbastanza plausibile che le variazioni climatiche a lungo termine del millennio passato siano state in gran parte legate all’attività solare periodica, e i ricercatori di solito cercano nel minimo di Maunder una spiegazione nella causa della LIA. Tuttavia, alcuni ricercatori sostengono che la forzante solare probabilmente ha avuto un effetto minore sul cambiamento climatico nel corso degli ultimi 1000 anni, e le eruzioni vulcaniche sembra siano un driver importante per il clima in particolar modo durante la LIA. E’ stato anche riferito che l’insorgenza improvvisa della LIA è stata probabilmente innescata da una serie di forti eruzioni vulcaniche e sostenuta dal mare-ghiaccio nel feedback/oceanico. Secondo le opinioni tradizionali, gli eventi di tipo LIA erano probabilmente attribuite ad una combinazione di minimi solari e di eruzioni vulcaniche.
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http://link.springer.com/article/10.1007/s40333-015-0138-5
Ricostruzioni sono basate sugli anelli degli alberi sulla variabilità della temperatura (1445-2011) per il corso superiore del bacino del fiume Heihe, nella Cina nord-occidentale. L’analisi spettrale ha suggerito che le variazioni ricostruite della temperatura media annuale possono essere correlate alla grande variabilità atmosferica-oceanica, come l’attività solare, Pacific Decadal Oscillation (PDO) e El Niño-Southern Oscillation (ENSO).
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http://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S13646826163003 47
L’impatto dell’attività solare sulla convenzione tropicale del Pacifico durante l’estate boreale (giugno-luglio-agosto, JJA) è stato esaminato utilizzando i dati delle rianalisi, rivelando una correlazione significativa ritardata (di 1-2 anni) fra uscente radiazione ad onda lunga (OLR) sul Pacifico Tropicale occidentale e l’indice F10.7 (flusso solare). L’anomalia OLR nel Pacifico Tropicale Occidentale e il continente marittimo mostrano un modello di dipolo durante 1-2 anni successivi all’alta analisi solare (AS). Inoltre, la prima modalità empirica delle funzioni ortogonali (EOF) sul OLR con El Niño/Southern Oscillation (ENSO) il segnale rimosso è simile alla distribuzione dei coefficienti di correlazione tra l’indice F10.7, JJA e la OLR con ENSO. La correlazione composita nelle analisi del OLR, potenziale di velocità e la velocità verticale rivelano che questo schema di convezione del dipolo mostra uno spostamento verso est della posizione centrale della convezione profonda, come correlata all’influenza di attività solare sul Pacifico Tropicale Occidentale. Ulteriori analisi mostrano che il processo evolutivo del segnale solare nel sistema oceano-atmosfera sopra il Pacifico Occidentale Tropicale è coerente con le analisi del OLR, potenziale di velocità e velocità verticale. Modulando la temperatura dell’aria in verticale, il segnale solare nella temperatura della superficie del mare tropicale (SST) possono contribuire all’attivazione di un modello di convezione del dipolo ritardato.
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http://hol.sagepub.com/content/early/2015/12/23/0959683615618265.abstract
Le ricostruzioni mostrano un grande avanzamento dei ghiacciai in corrispondenza con l’evento freddo 8.2-ka e una sequenza di otto progressi del ghiacciaio ben distinti e il ritiro durante il periodo bracket Neoglacial tra il 4300 ± 40 cal. anni BP e AD 1900. … [W] suggerendo che le deviazioni e fluttuazioni della ELA tra i marittimi scandinavi e i ghiacciai continentali intorno al 7150, 6560, 6000, 5150, 3200 e 2200 cal. yr BP riflettono la diversa risposta dei ghiacciai continentali e marittimi con l’irradianza solare totale (TSI).
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http://link.springer.com/article/10.1007/s10933-015-9861-3
La ricostruzione della storia dell’attività dei tifoni e delle tempeste di pioggia nell’intervallo degli anni AD 1400-1900. Il record indica che la frequenza dei tifoni in tutta la penisola coreana è variata in risposta allo stato di El Niño/Southern Oscillation. La variabilità dei tifoni è stata probabilmente modulata ulteriormente dal modello East Asia Summer Monsoon (EASM), associato alla variazione della grandezza di irraggiamento solare. Durante i periodi di minima attività solare, come agli inizi del minimo di Maunder (AD 1650-1675), i tifoni hanno colpito più spesso la costa est della Cina e della penisola coreana a causa di una EASM rafforzata.
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http://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S1364682616300360
Una correlazione significativa tra la velocità del vento solare (SWS) e la temperatura della superficie del mare (SST) nella regione del Nord Atlantico è stata trovata per l’inverno nell’emisfero settentrionale 1963-2010, sulla base di 3 mesi nelle medie stagionali. La correlazione è dipendente dall’indice Bz (Interplanetary Magnetic Field, componente di campo parallelo al dipolo magnetico terrestre) nonché la SWS, e piuttosto forte nell’Oscillazione Stratosferica quasi Biennale (QBO) sia nella fase ovest che nella fase est. Le correlazioni con la SWS sono più forti di quelli con il parametro che rappresenta il F10.7, gli ingressi UV solari nella stratosfera. Le SST rispondono ai cambiamenti delle dinamiche troposferiche per via dello stress del vento solare, e alle variazioni di copertura nuvolosa che influenzano l’equilibrio radiativo. I meccanismi suggeriti per l’influenza solare sulle SST includono cambiamenti atmosferici nella ionizzazione e nuvolosità microfisica che interessano la copertura nuvolosa, con il rinvigorimento delle tempeste, e la dinamica della troposfera. Tali cambiamenti modificano la propagazione delle onde verso l’alto nella stratosfera, che vanno a colpire la dinamica del vortice polare. Inoltre, gli ingressi solari diretti, tra cui le particelle energetiche e i raggi UV solari, producono cambiamenti dinamici stratosferici. La propagazione verso il basso dei cambiamenti dinamici stratosferici infine perturba ulteriormente la dinamica troposferica e le SST.
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Tre fattori incidono in modo significativo l’equilibrio della radiazione nelle regioni polari: albedo superficiale, la temperatura dell’aria superficiale, e la nuvolosità. L’albedo nella superficie controlla il bilancio energetico a onde corte; la temperatura dell’aria di superficie determina la radiazione ad onde lunghe in entrata; la nuvolosità altera sia l’energia solare che le componenti radiative a infrarossi.
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LA BASSA ATTIVITA’ SOLARE PORTA AL RAFFREDDAMENTO
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http://www.clim-past-discuss.net/cp-2016-7/cp-2016-7.pdf
Ricostruzioni climatiche da una moltitudine di archivi naturali e umani indicano che, durante l’inverno, il periodo del minimo di Spörer (1431-1440 CE) è stato il decennio più freddo in Europa Centrale del 15° secolo. Gli inverni particolarmente freddi ed estati normali, ma umide, hanno determinato un forte ciclo stagionale che ha sfidato la produzione alimentare e ha portato all’aumento dei prezzi degli alimenti, una crisi di sussistenza, e una carestia in alcune parti d’Europa. Di conseguenza, le autorità implementarono misure di adattamento, come l’installazione della capacità di stoccaggio del grano, al fine di essere preparati ai possibili eventi futuri. Il 15° secolo fu caratterizzato da un grande minimo solare e da una maggiore attività vulcanica, che ha implicato una riduzione della stagionalità. Simulazioni di modelli climatici mostrano che i periodi con inverni freddi ed una forte stagionalità sono associati con la variabilità del clima interno piuttosto che forzanti esterne. Di conseguenza, si ipotizza che le condizioni climatiche estreme ricostruite nel corso di questo decennio, avvenuti per caso e in relazione alla parte caotica, con variabilità interna all’interno del sistema climatico.
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http://link.springer.com/article/10.1007/s12303-015-0058-6
Vi presentiamo un record multi-proxy (pollini, carboni microscopici, la composizione isotopica di carbonio [d 13 C], contenuto organico, e la dimensione delle particelle) del cambiamento climatico del tardo-Olocene e l’impatto umano dalla Corea Centro-Orientale del Sud. La Medieval Climate Anomaly (MCA) e la Piccola Era Glaciale (LIA), i più recenti eventi climatici, non sono stati accuratamente studiati da studi paleo limnologici in Corea, principalmente a causa della mancanza di sedimenti indisturbati e l’indifferenza verso il passato cambiamento climatico. Il nostro record di polline mostrano variazioni tardo-Olocene del clima centenario caratterizzati dai successivi minimi solari di Oort, Wolf, Spörer, Maunder, e Dalton. Troviamo prove paleo ambientali per spostare la coltura associata a gravi siccità e conseguenti carestie durante il minimo di Dalton nei primi anni del 19° secolo. La nostra interpretazione delle attività umane è ben supportata da documenti storici coreani che descrivono la sofferenza socio-economica indotta dalla LIA con peggioramenti del clima.
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http://www.nature.com/ngeo/journal/vaop/ncurrent/full/ngeo2652.html
I cambiamenti climatici nel corso della prima metà dell’era comune sono state proposte svolgendo un ruolo nella riorganizzazione della società in Europa e in Asia. In particolare, il sesto secolo coincide con il sali-scendi delle civiltà, le pandemie, la migrazione umana e i disordini politici. La nostra comprensione della grandezza ed estensione nello spazio, così come le possibili cause e le convergenze dei cambiamenti climatici durante questo periodo, tuttavia, restano ancora limitate. Qui usiamo cronologie tree-ring dalla zona russa Altai alle Alpi europee per ricostruire le temperature estive negli ultimi due millenni. Troviamo un raffreddamento di lunga durata e spazialmente sincronizzato senza precedenti a seguito di un gruppo di grandi eruzioni vulcaniche nel 536, 540 e 547 dC, nonché da un minimo solare. Abbiamo in tal modo identificato l’intervallo dal 536 a circa il 660 dC come periodo tardoantico della piccola era glaciale. Attraverso la maggior parte dell’emisfero settentrionale, suggeriamo che questa fase fredda è stata considerata come un fattore ambientale aggiuntivo che ha contribuito alla creazione della peste nel Giustiniano, trasformando l’Impero Romano orientale e avviando il crollo dell’Impero Sasanide, con espansione fuori della steppa asiatica e nella Penisola araba, con la diffusione delle popolazioni di lingua slava e sconvolgimenti politici in Cina.
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OSCILLAZIONE OCEANICA NATURALE
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http://onlinelibrary.wiley.com/doi/10.1002/2016GL067679/full
L’indice amo (AMO) è caratterizzato da un modello a ferro di cavallo nelle anomalie della temperatura superficiale del mare (SST) con una vasta gamma di impatti climatici. Mentre il braccio tropicale dell’AMO è responsabile di molti di questi impatti, è troppo debole o del tutto assente in molti modelli di simulazione del clima. Qui vi mostriamo, usando la prova sia di osservazione e del modello, che l’effetto radiativo delle nubi basse e feedback positivi delle polveri è abbastanza forte da generare il braccio tropicale dell’AMO, con la bassa retroazione delle nuvole più dominante. I feedback possono essere compresi in un quadro dinamico coerente: indebolendo la velocità del vento tropicale in risposta ad un ambiente più caldo nelle SST riducendo il carico di polvere e bassa frazione delle nuvole sopra l’Atlantico Tropicale, riscaldando le acque della zona tropicale del Nord Atlantico (SST). Insieme contribuiscono alla comparsa del braccio tropicale dell’AMO. La maggior parte dei modelli climatici attuali perdono sia la risposta critica della velocità del vento e due feedback positivi anche se le simulazioni realistiche su esse possono risultare essenziali per molti studi climatici legate alla AMO.
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http://onlinelibrary.wiley.com/doi/10.1002/wea.2558/full
Introduzione: Il clima della superficie del Regno Unito e Nord Europa è fino a 9 gradi più calda di quanto lo sarebbe se l’Oceano Atlantico del Nord non trasportasse una grande quantità di calore a nord verso le nostre coste. Questo riscaldamento insolito è a conoscenza dai record della temperatura del mare dalla fine del XIX secolo e fu probabilmente ben noto ai primi marittimi negli ultimi due millenni.
Sommario: Questo articolo mostra che l’Oceano Atlantico del Nord sta mostrando cambiamenti nella sua circolazione rappresentato dalla MOC a 26° N negli ultimi 10 anni. I cambiamenti della MOC sono associati al trasporto di calore che ha un effetto diretto sulla parte superiore con accumulo di calore oceanico nel nord con disposizione RAPID. L’evento nel 2009 ha causato un raffreddamento dell’oceano subtropicale tra 20 e 40° N, ma non sembra influenzare la regione poleward 50° N. Il ruolo dell’atmosfera nei cambiamenti della MOC in questa regione, in particolare inter annuale e tempi decennali, non è ancora ben compreso.
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http://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S0012821X15007669
La North Atlantic Oscillation (NAO) è la modalità principale della variabilità atmosferica della circolazione nella regione del Nord Atlantico. Periodi negativi vengono associati a tempeste, piogge e temperatura che influenzano la domanda di approvvigionamento energetico, la pesca e l’agricoltura, nonché la marina e la dinamica ecologica terrestre. Le previsioni della NAO a lungo termine sono fondamentali per comprendere meglio la sua risposta a fattori climatici forzanti, e valutarne la prevedibilità associata al cambiamento climatico in atto. Un recente studio con serie storiche strumentali ha rivelato che la NAO come fattore principale ha una forte correlazione tra le temperature invernali, le precipitazioni e la portata dei fiumi in Norvegia centrale nel corso degli ultimi 50 anni. … Condizionata su un rapporto fisso tra la nostra delega del clima e la NAO, stabiliamo l’alta risoluzione della NAO con dati record dati da sedimenti marini che coprono gli ultimi 2800 anni. Il [NAO proxy record] mostra una distinta co-variabilità con i cambiamenti climatici oltre la Groenlandia, l’attività solare e la dinamica dei ghiacciai dell’emisfero settentrionale, nonché le tendenze paleo-demografiche climaticamente associate. Il record climatico qui presentato mostra che i sedimenti sul fiordo forniscono informazioni cruciali per una migliore comprensione dei legami tra la circolazione atmosferica, solare e le forzanti oceaniche.
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http://www.mdpi.com/2225-1154/4/1/5/htm
Conclusioni: Le temperature osservate dalle diverse posizioni all’interno della Nigeria tra il 1980 e il 2010 (1983-2010 per Abuja) sono confrontati con le SST del Niño 3 e Nino 4 nelle regioni del Pacifico Tropicale, mentre un ulteriore confronto tra la temperatura e la pioggia in Nigeria è stato fatto. Ciò è necessario al fine di stabilire le connessioni tra un evento ENSO e i modelli climatici in Nigeria. Il risultato mostra un buon legame tra gli eventi ENSO e il clima nigeriano con relazioni più forti provenienti dalla regione del Niño 3 del Pacifico Tropicale. La scoperta indica che il driver primario del clima come i venti sud occidentali che porta il monsone nel paese dall’Oceano Atlantico Meridionale, delle Nord-easterlies che portano a clima secco tropicale nel Nord e nella ITCZ, che viene inserito con le masse d’aria, potrebbe essere influenzato dai cambiamenti di eventi ENSO. Secondo i risultati, il collegamento principale tra un evento ENSO e i cambiamenti della temperatura e piovosità in Nigeria vengono associati ai cambiamenti nella posizione dell’ITCZ. Un evento di El Niño (La Niña) indotta da sud (verso nord) con lo spostamento della posizione della ITCZ sta accompagnando con riduzione (aumento) l’intensità delle precipitazioni medie nel paese mentre la corrispondente temperatura media dopo un evento di El Niño (La Niña) aumenterà (ridurrà). Questo risultato è simile ad altri studi in cui El Niño provoca siccità indotta, sono stati segnalati in Nigeria.
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http://link.springer.com/article/10.1007/s11069-015-2039-5#/page-1
La maggior parte dei periodi di piena ha coinciso con la fase di riscaldamento dell’indice amo (AMO). Il periodo di marea del 1940-1944 è rimasto fino al più recente (2007-2011). Dalle analisi Wavelet è stata trovata la periodicità di inondazioni di 2,5, 52 e 83 anni, ma solo l’ultimo era statisticamente significativo e la loro presenza è in fase con l’AMO. La regressione logistica ha mostrato che l’indice AMO è l’indice più correlato con gli eventi di piena. In effetti, l’odds ratio ha mostrato che le inondazioni hanno 1,90 volte più probabilità di verificarsi quando l’indice AMO è positivo. Questo modello di regressione ha predetto correttamente il 64-70% degli eventi di inondazione nel corso del XX secolo, utilizzando le informazioni delle inondazioni solo come dati di convalida.
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http://link.springer.com/article/10.1007/s00382-016-2973-2
La variabilità del clima sulla Terra è fortemente influenzata dai cambiamenti della temperatura superficiale del mare (SST) e dalle anomalie negli oceani tropicali. Più in particolare, la variabilità del clima inter-annuale ai tropici, così come le aree extra tropicali hanno grande impatto a causa delle anomalie delle SST nel Pacifico Tropicale accoppiato con El Niño Southern Oscillation (ENSO) attraverso teleconnessioni atmosferiche. … Si è osservato che durante gli anni di El Niño la regione peninsulare riceve più pioggia attraverso il trasporto dell’umidità maggiore associata a venti occidentali e alle anomalie dai mari adiacenti. La Rossby wave energy, onde di propagazione nell’atmosfera, sottende importanti teleconnessioni che coinvolgono l’ENSO. Si è anche notato che esiste un netto cambiamento nella fase del modello d’onda di Rossby durante gli anni di El Niño e La Niña che provocano ulteriori cambiamenti nella posizione della corrente a getto sul Medio Oriente.
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http://onlinelibrary.wiley.com/doi/10.1002/joc.4660/abstract
A partire dalla fine del 19° secolo, troviamo un aumento di variazione in inverno tra la hydroclimatic multidecadale e la primavera, e questo coincide con un aumento della variabilità multidecadale della North Atlantic Oscillation (NAO), il che suggerisce una significativa influenza dei grandi modelli di circolazione atmosferica. Tuttavia, la multidecadale variabilità della NAO è diminuita nel periodo estivo. Utilizzando la funzione di analisi empirica ortogonale, si rileva che le anomalie multidecadali a livello del mare e di pressione del Nord Atlantico, sono significativamente legati alla NAO durante il periodo moderno. In particolare, un sud-est (sud-ovest) lo spostamento della depressione d’Islanda (anticiclone delle azzorre) spinge sostanziali cambiamenti multidecadali in primavera. Periodi più umidi sono guidati da potenziali cambiamenti di umidità dell’Atlantico, in risposta ai cambiamenti verso nord delle tempeste del Nord Atlantico sulle regioni europee, legate a periodi di NAO positiva. Simili, ma più piccoli, si osservano cambiamenti nelle precipitazioni in inverno.
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http://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S0277379116300129
Nel 2012 la più grave siccità negli Stati Uniti si è verificata dal 1930, mettendo in evidenza la necessità di una migliore comprensione dei fattori guida sul clima-siccità. L’analisi spazio-temporale dei dati delle precipitazioni degli Stati Uniti nel periodo 1900-1999, indicano che l’indice amo (AMO) in primo luogo modula la frequenza delle siccità. … Utilizzando questa funzione di trasferimento, 954-anni di dati record degli anelli degli alberi, la siccità è stata estesa a ca. 3000 bp. Le variazioni di record di siccità prolungata corrispondono con il periodo climatico dell’Optimum romano, il periodo caldo medievale, la piccola era glaciale, e i cambiamenti nella AMO come registrato in un record di proxy derivato dal Nord Atlantico nei detriti di ghiaccio-rafted. Questi risultati indicano che i dati degli elementi XRF lacustri-derivati possono essere utilizzati come uno strumento quantitativo per ricostruire i record di siccità passati, e suggeriscono che la AMO ha modulato la siccità nel sud del Texas negli ultimi 3000 anni. Ulteriori studi che utilizzano dati elementi XRF-derivati come i proxy della siccità sono necessari per determinare l’utilità di questa delega in non-playa lacustrine systems.
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http://link.springer.com/article/10.1007%2Fs00704-016-1752-7
Le evoluzioni multi scala delle temperature dell’aria superficiale nella regione arida della Cina Nord-Occidentale e dei suoi collegamenti alle oscillazioni oceaniche. Il clima globale ha sperimentato il riscaldamento senza precedenti nel secolo scorso. L’evoluzione multi scala del riscaldamento è studiato per capire meglio i modelli di variazione spaziale e temporale della temperatura. In questo studio, in base alla temperatura dell’aria superficiale annualmente dalla gridded CRU TS 3.22 set di dati e il metodo di modalità di decomposizione empirica insieme (EEMD), abbiamo studiato l’evoluzione multi scala di variabilità della temperatura nella regione arida della Cina Nord-Occidentale (ARNC) dal 1901 al 2013. Inoltre, le possibili influenze sul cambiamento della temperatura ARNC dell’indice amo (AMO), Pacific Decadal Oscillation (PDO), e l’Indice Modalità Dipolo (DMI) sono stati anche discussi. I risultati hanno indicato che nel secolo scorso, la temperatura generale in ARNC ha mostrato una significativa tendenza al rialzo non lineare, e i suoi cambiamenti hanno chiaramente esposto una scala inter annuale (quasi-2-3 e quasi-6-7-anni) e scala interdecadale (quasi-14, quasi-24, e quasi-70 anni). Rispetto alla variazione inter annuale ricostruita, la variabilità interdecadale ricostruita gioca un ruolo decisivo nel riscaldamento ARNC e rivela la trasformazione dell’andamento climatico del periodo freddo per il periodo di riscaldamento, prima e dopo il 1987. Inoltre, ci sono state anche differenze regionali nei modelli spaziali di tendenza del cambiamento nella temperatura ARNC in un certo momento. Abbiamo anche trovato che l’AMO e la PDO hanno avuto impatti significativi sulle variazioni della temperatura ARNC ad una interdecadale scala, mentre la DMI ha avuto un ruolo più importante nella fase di riscaldamento su scala annuale, il che suggerisce che l’importanza degli oceani non può essere ignorata quando si considera il cambiamento climatico. I nostri risultati approfondiscono la comprensione della temperatura che cambia tutto il ARNC nel contesto del riscaldamento globale.
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http://onlinelibrary.wiley.com/doi/10.1002/qj.2759/abstract
Identificare le fonti di prevedibilità delle variazioni delle onde di calore è una sfida scientifica e di importanza pratica. Questo studio indaga la frequenza delle Ondate di Caldo Estivo (ASC) sulla Eurasia nel periodo 1950-2014. … Ulteriori analisi suggeriscono che le variazioni mega-ENSO possono incitare una risposta Gill-tipo di diffusione in Eurasia, mentre le variazioni della AMO causano verso est propaganti treni delle onde di Rossby verso l’Eurasia. Questi due modelli teleconnettivi insieme contribuiscono alle anomalie di circolazione su larga scala della modalità ID, e quelle relative alla modalità IA derivano dal modello teleconnettivo strong dal mega-ENSO. Un forte mega-ENSO innesca subsidenza con anomalie ad alta pressione, riscalda la superficie e aumenta l’ASC in modo significativo l’Asia Nord-Orientale in particolare. Allo stesso modo, le calde anomalie di circolazione AMO-indotte generano riscaldamento radiativo nella superficie e la crescita ASC nella maggior parte del continente eurasiatico, tranne alcune regioni siberiane e asiatiche localizzate. La situazione è opposta per un debole, mega-ENSO e AMO. Questi modelli di fase 5 del Coupled Model Intercomparison Project (CMIP5), che realisticamente catturano le caratteristiche della modalità ID in grado di riprodurre la AMO come anomalie di temperatura superficiale del mare (SSTAs), mentre i segnali che assomigliano al mega-ENSO si trovano in quelli con capacità favorevoli nel simulare le modalità IA. Al contrario, questi SSTAs pertinenti legati alle rispettive modalità svaniscono nei modelli con piccole competenze. Così, il mega-ENSO e l’AMO potrebbero fornire due fonti di prevedibilità critica per le maggiori ondate di calore in Eurasia.
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VARIABILITA’ NATURALE
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http://journals.ametsoc.org/doi/abs/10.1175/JCLI-D-15-0226.1
Le teleconnessioni forzanti atmosferiche durante il 1979-2014 sono state esaminate con un ensemble di 50-membri del modello atmosferico di circolazione generale (AGCM) con simulazioni soggette a variazioni riscontrate nelle temperature della superficie del mare (SST), il ghiaccio marino e l’anidride carbonica. … Una tendenza in modalità forzata che porta alla ENSO-like è legata alla variabilità decadale che domina in generale l’altezza di 500 hPa ad iniziare dal 1979. Questi risultati del modello indicano che la tendenza nel primo metodo è dovuto alla variabilità interna piuttosto che a forzanti radiative esterne.
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http://journals.ametsoc.org/doi/abs/10.1175/JCLI-D-15-0441.1
Serie temporali di quotidiane e forti precipitazioni (95th percentile) vengono analizzati per determinare i fattori responsabili della regionalità e della stagionalità nelle loro tendenze nel periodo 1979-2013. …. Le analisi di insieme di diffusione del modello con trend di 35 anni rivelano apprezzabili precipitazioni giornaliere che possono verificarsi in assenza di forzanti, limitando così il rilevamento della debole influenza antropica a scala regionale. Le analisi della stagionalità nelle tendenze delle pesanti precipitazioni giornaliere sostengono gli argomenti fisici che le loro modifiche nel corso del 1979-2013 sono state intimamente legate alla variabilità oceanica decadale interna, e meno ai cambiamenti climatici indotti dall’uomo. La maggior parte della diminuzione nel sud degli Stati Uniti si è verificata durante la stagione fredda che è stata guidata in modo dinamico da una circolazione atmosferica che ricorda le teleconnessioni legate al freddo est tropicale delle SST del Pacifico. La maggior parte del nord-est degli Stati Uniti ha incrementato il fenomeno nella stagione calda; la causa rimane irrisolta.
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http://journals.ametsoc.org/doi/abs/10.1175/JCLI-D-15-0301.1
Sulla scala temporale interannuale, l’ENSO e il SAM sono importanti, ma una grande frazione della varianza del ghiaccio marino possono essere spiegati dalle strutture ondulate delle Rossby wave nella regione del Passaggio di Drake. Dopo la regressione della variabilità dell’estensione del ghiaccio marino associati alla ENSO, le tendenze osservate del ghiaccio marino positivi nel mare di Ross e nell’Oceano Indiano durante l’epoca satellitare diventano statisticamente insignificanti. Regressioni fuori dalla zona del SAM rendono la tendenza del ghiaccio marino dell’Oceano Indiano insignificanti. In tal modo, le tendenze positive del ghiaccio marino nei settori dell’Oceano Indiano e nel Mare di Ross possono essere spiegati dalla variabilità e dalle tendenze decennali nelle modalità del clima inter annuali noti.
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CLIMA DEL PASSATO
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http://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S0277379115301876
I ghiacciai e le calotte di ghiaccio di piccole dimensioni rispondono rapidamente alle perturbazioni del clima (soprattutto alle precipitazioni invernali, e della temperatura estiva), con il bilancio di massa dei ghiacciai situati in Norvegia occidentale è regolati principalmente dalle precipitazioni invernali (Pw). … La completa deglaciazione dell’Ålfotbreen [ghiacciaio] si è verificato ~ 9700 anni cal BP, e la calotta di ghiaccio è stata successivamente assente o molto piccola fino a quando un evento nel ghiacciaio di breve durata è stato visto nei sedimenti lacustri ~ 8200 anni cal BP. La calotta di ghiaccio era più probabilmente completamente sciolta fino a quando un nuovo evento nel ghiacciaio si è verificato intorno ~ 5300 anni cal BP, con l’inizio del Neoglaciale in diversi altri ghiacciai nel sud-ovest della Norvegia. Il ghiacciaio Ålfotbreen è stato seguito mancante (o molto ridotto) fin dall’inizio del periodo Neoglaciale ~ 1400 cal anni BP. La ‘Piccola Era Glaciale’ (LIA) ~ 650-50 anni cal BP è stato il più grande ghiacciaio di Ålfotbreen dalla deglaciazione, con un limite massimo di ~ 400-200 anni cal BP, quando l’ELA [di equilibrio-line-quota] si era abbassato di circa 200 m rispetto ad oggi.
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http://hol.sagepub.com/content/26/1/154.abstract?rss=1
Qui, vi presentiamo la prova del ritiro dei ghiacciai corrispondenti al MWP [periodo caldo medievale] ed un successivo avanzamento della LIA [Little Ice Age] a Rothera Point (67° 34’S, 68° 07’W) a Marguerite Bay, ad ovest della penisola Antartica. La deglaciazione ha avuto inizio ca. nel 961-800 cal. yr BP o prima, raggiungendo una posizione simile o ancor più ridotta rispetto allo stato attuale, con il successivo periodo di avanzamento glaciale che iniziò tra il 671 e il 558 cal. anni BP e proseguendo almeno fino al 490-317 cal. anni BP. Sulla base di nuove date al radiocarbonio, durante il MWP, il tasso di ritiro dei ghiacciai è stato di 1,6 m anno -1, che è paragonabile con i tassi recentemente osservati (~ 0,6 m yr -1 tra il 1993 e il 2011 e 1,4 m yr -1 tra 2005 e 2011). Inoltre, nonostante il recente tasso di riscaldamento dell’aria è più alta, il tasso di ritiro dei ghiacciai durante il MWP era simile a quello attuale, suggerendo che un maggior accumulo di neve negli ultimi decenni potrebbe essere controbilanciato dal tasso di riscaldamento più alto.
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http://link.springer.com/chapter/10.1007/978-3-319-26701-2_6
Il Medioevo Europeo fu un periodo prolungato fluttuante, ma per lo più superiore alle medie temperature calde che dal X secolo avevano fuso lo strato di ghiaccio del Mar Glaciale Artico e indotto i vichinghi a esplorare altre zone marine, insediandosi temporaneamente sulla sponda orientale del Nord America. Il clima Medievale caldo è stato scandito da due eventi brevi, ma estremamente freddi. Il primo è stato l’evento freddo del 535-6, forse a causa di una catastrofe vulcanica ai tropici che ha dato ampia copertura di polvere nell’atmosfera, seguito da un grande fallimento delle colture attraverso l’Europa, il Nord Africa e il Medio Oriente, e una successiva epidemia terrificante negli anni 541-2, la peste di Giustiniano. Il secondo evento freddo ha coinciso con una serie prolungata di grandi eruzioni vulcaniche nel sud del pianeta durante il 1315-1322. La distruzione estesa dei raccolti nel corso degli anni 1315-1317 aveva portato, allo stesso tempo, la grande carestia in gran parte dell’Europa.
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http://hol.sagepub.com/content/early/2016/01/12/0959683615622551.abstract
Qui vi presentiamo ad alta risoluzione nel primo tardo-Olocene la registrazione del ghiacciaio di Lofoten nel nord della Norvegia. … La AMS con datazione al radiocarbonio rivela che il record di sedimenti lacustri copre gli ultimi 1200 anni, tra cui in tal modo sia la ‘Piccola Era Glaciale’ (LIA) e la ‘Anomalia Medievale del Clima’ (MCA). … Abbiamo scoperto che entrambi, la MCA e la LIA, sono stati periodi di variazione sostanziale dei ghiacciai rispetto al presente, con un massimo abbassamento della ELA rispettivamente di ~ 75 ~ 85 m.
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http://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S0277379115301815
Cambiamenti da scala centennali a millenari nella regione del Nord Atlantico sono stati accompagnati da grandi variazioni nella corrente occidentale della Groenlandia (WGC). Durante i periodi di WGC relativamente caldi, l’aumento della temperatura dell’aria superficiale sopra la Groenlandia occidentale ha portato al ritiro dello strato di ghiaccio e un significativo flusso di acqua fredda da disgelo. Al contrario, durante i periodi di freddo WGC, il raffreddamento atmosferico provocato progressi dei ghiacciai. Identifichiamo anche potenziali legami tra la paleoceanografía della regione Disko Bugt e cambiamenti chiave nella storia della presenza umana. Più fredde condizioni oceanografiche a 3,5 ka BP supportano l’idea che la cultura Saqqaq ha lasciato Disko Bugt a causa del peggioramento delle condizioni climatiche. La causa della scomparsa della cultura Dorset non è ancora chiara, ma i nuovi dati qui presentati indicano che essa può essere collegata ad un significativo aumento del flusso d’acqua in fusione, che ha causato condizioni litoranee fredde e instabili a ca. 2 ka BP. Il successivo insediamento del norvegese si è verificato allo stesso tempo come miglioramento climatico durante il Medioevo con anomalia del clima e la loro scomparsa può essere correlata a condizioni più severe, all’inizio della piccola era glaciale.
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http://epic.awi.de/39643/1/cp-12-171-2016.pdf
Rispetto ai singoli record, questo stack rappresenta il segnale della media Delta δ18O per la Groenlandia del nord che viene interpretato come proxy per la temperatura. La nostra pila del nord della Groenlandia, Delta δ18O, indica chiaramente l’arricchimento [caldo] valori Delta δ18O durante il medioevo, circa AD 1420 ± 20 e da AD 1870 in poi. Il periodo tra AD 1420 e AD 1850 ha impoverito [freddo] valori Delta δ18O rispetto alla media per l’intero millennio e rappresenta la piccola era glaciale. I valori Delta δ18O del 20° secolo sono comparabili al periodo medievale, ma sono inferiori a quelli del periodo AD 1420. …. L’attività solare e la dinamica interna del clima artico sono i principali fattori che influenzano la temperatura in Groenlandia settentrionale. Al contrario, non siamo riusciti a trovare un effetto generale di raffreddamento delle eruzioni vulcaniche nei nostri dati.
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L’evoluzione del clima nel corso degli ultimi 1400 anni è stato caratterizzato da alternanza di fasi calde e fredde. Due periodi di clima principali possono essere evidenziati: il Periodo Caldo Medievale (MWP) e la Piccola Era Glaciale (LIA). La MWP è caratterizzata da temperature relativamente elevate associate a bassa variabilità (0,34 C ± 0,37). Questo periodo si è verificato tra ca. AD 750 e ca. AD 1200. La LIA costituisce un periodo freddo (-0.11 C ± 0,49) da ca. AD 1200 a ca. AD 1900. La fine della LIA sembra in ritardo con questo studio, ma è ancora d’accordo con diversi riferimenti (Millet et al 2009;. Magny et al 2011;. Luoto 2012). Nella ricostruzione del clima fornito da Guiot et al. 2010), due fasi particolari possono essere identificati in questa zona. La prima (da circa AD 1200 a circa AD 1600) è chiaramente più fredda rispetto alla seconda. Un brusco riscaldamento sembra verificarsi nel periodo AD 1600 durante il periodo freddo della LIA. Prima del periodo AD 750, il clima sembra corrispondere a un periodo freddo, mentre dopo AD 1900, il clima corrisponde ad un periodo di riscaldamento (0,04 C ± 0,49).
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https://www.sciencedaily.com/releases/2016/02/160219134816.htm
http://www.nature.com/articles/srep20535
Comunicato stampa (ScienceDaily): “I cambiamenti climatici estremi negli ultimi record del nucleo del ghiaccio mostrano che la Groenlandia ha attraversato 25 cambiamenti climatici estremi e improvvisi durante l’ultima era glaciale, da circa 20.000 a 70.000 anni fa. In meno di 50 anni, le temperature dell’aria oltre la Groenlandia potrebbe aumentare da 10 a 15° C. Tuttavia periodi caldi erano brevi, nel giro di pochi secoli le temperature fredde della glaciazione sono state restituite. Questo tipo di cambiamento climatico sarebbe stato catastrofico per noi oggi. Nei record delle carote di ghiaccio dell’Antartide vengono mostrati anche i cambiamenti climatici nello stesso periodo, ma sono più graduali, con sbalzi di temperatura meno gravi.”
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http://www.pnas.org/content/early/2016/02/09/1516908113.abstract
La stabilità delle moderne piattaforme di ghiaccio è minacciata dal riscaldamento atmosferico e oceanico. Il record geologico di piattaforme continentali ex ghiacciai offre una finestra sul passato di come le piattaforme di ghiaccio rispondano ad un clima sempre più caldo. …. I tempi di scioglimento del ice-shelf è vincolato da composti specifici di età al radiocarbonio, la prima applicazione di questa tecnica applicata sistematicamente ai sedimenti marini antartici. Il breakup avviato circa 5 ka [5000 anni fa], con la piattaforma di ghiaccio da raggiungere la sua attuale configurazione ~ 1.5 ka. Nella parte orientale del Mare di Ross, la piattaforma di ghiaccio si ritirò fino a 100 km in circa un migliaio di anni. Il modello termodinamico tridimensionale ice-shelf/oceano mette i risultati a confronto con i record del ice-core che indicano che la rottura del ice-shelf è il risultato di un riscaldamento atmosferico combinato con le correnti oceaniche calde che influiscono sulla piattaforma continentale.
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LE INCERTEZZE DEL CLIMA DEI MODELLI E LA PAUSA
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http://journals.ametsoc.org/doi/abs/10.1175/JCLI-D-15-0191.1
Gli autori dimostrano come la stima del modello di sensibilità del clima può essere fortemente influenzato dal modo attraverso il quale il cumulo di condensa viene convertito in precipitazioni nella parametrizzazione convenzionale di un modello, processi che sono solo rozzamente contabilizzate nei GCMs. In particolare, due comuni metodi usati per la conversione del cumulo della condensa in precipitazioni può portare drasticamente ad una sensibilità climatica diversa, come stimato qui con un modello atmosfera-terra, aumentando la temperatura della superficie del mare in modo uniforme ed esaminando la risposta nel bilancio energetico top-of-atmosphere. L’effetto può essere quantificato mediante una massa convettiva di efficienza detrainment, che misura la capacità di cumulo della convezione per generare condensa per unità di precipitazione. Le differenze nel modello, sono dominate da una valutazione a onde corte, che provengono da larghi regimi che vanno dalla salita su larga scala per le regioni di subsidenza. Dato le attuali incertezze nel rappresentare la microfisica delle precipitazioni convettive e l’attuale incapacità di trovare un chiaro vincolo di osservazione che favorisce una versione del modello degli autori sugli altri, le implicazioni di questa capacità di progettare la sensibilità del clima devono essere considerati quando si stima l’incertezza nelle proiezioni climatiche.
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http://link.springer.com/article/10.1007/s00382-016-3018-6
La temperatura superficiale media globale crescente (GMS T.) ha subito un rallentamento dalla fine del 1990, che si riferisce alla pausa (iato) del riscaldamento globale. Ci fu un altro evento di riscaldamento globale con pausa durante il periodo 1940-1960. I ruoli della forzante esterna e la variabilità naturale in entrambe le pause del riscaldamento globale sono stati studiati utilizzando l’analisi EOF. Le prime due principali modalità EOF dei 5 anni consecutivi della temperatura media sulla superficie globale del mare (SST) rispecchiano lo scenario rispettivamente del riscaldamento globale (EOF1) e l’Oscillazione del Pacifico Interdecadale (IPO) – come variabilità naturale (EOF2). In osservazione, il PC2 era nella sua fase positiva (raffreddamento orientale del Pacifico) durante il 1940-1960, che ha contribuito alla precedente pausa del riscaldamento. Inoltre, le tendenze GMS T. si trovano ad essere negative durante la fine del 1950-1960 nella maggior parte delle corse storiche del CMIP5, il che implica che l’esterna forzatura ha anche contribuito alla pausa nel GMS T. È inoltre dimostrato che la forzante radiativa naturale (forzante vulcanica) ha causato la discesa del GMS T. nel 1960. L’attuale pausa del riscaldamento globale è stata attribuita agli alisei orientali del Pacifico in raffreddamento. E’ dimostrato che la PC2 commutata alla sua fase positiva a fine nel 1990, e quindi la variabilità naturale IPO come ha contribuito al rallentamento della GMS T. in aumento negli ultimi dieci anni. Si è trovato anche che la modalità EOF1 (modalità di riscaldamento globale) delle SST osservate, dispone di un riscaldamento minore nel Pacifico tropicale rispetto l’Oceano Indiano e l’Atlantico Tropicale. Tale contrasto del riscaldamento inter-bacino, che viene attribuito al meccanismo del “termostato marino”, è stato suggerito il contributo all’intensificazione degli alisei del Pacifico in quanto fine del 1990. La pausa del riscaldamento globale si trova anche nelle proiezioni future dei modelli CMIP5, e la distribuzione spaziale delle tendenze SST durante i periodi di riscaldamento della pausa presenta un modello IPO-like, che ricorda le tendenze osservate delle SST dalla fine del 1990.
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NUVOLE/AEROSOL FORZANTE CLIMATICA
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http://www.nature.com/ncomms/2016/160112/ncomms10266/pdf/ncomms10266.pdf
La calotta glaciale della Groenlandia è diventata una dei principali contributori dell’innalzamento del livello globale del mare, soprattutto attraverso un maggior deflusso di acqua fusa. I principali driver del deflusso della calotta di ghiaccio groenlandese, tuttavia, sono ancora poco chiari. Qui mostriamo come le nubi aumentano il deflusso da disgelo di circa un terzo rispetto alla presenza di cielo sereno, utilizzando una combinazione unica di osservazioni satellitari attive, i dati del modello climatico, e i modelli di simulazione della neve. Questo impatto nei risultati di una nuvola a effetto radiativo di 29,5 (± 5.2) Wm². Contrariamente al senso comune, tuttavia, la calotta glaciale della Groenlandia risponde a questa energia attraverso un nuovo percorso, secondo il quale, le nubi riducono il disgelo ricongelamento in contrasto con la superficie aumentandone lo scioglimento direttamente, accelerando così l’esposizione del ghiaccio e migliorando il deflusso. L’elevata sensibilità della calotta glaciale della Groenlandia in entrambi, ghiaccio e nuvole, evidenzia la necessità per la rappresentazione di accurati metodi nei modelli climatici, per meglio prevedere i futuri contributi della calotta glaciale della Groenlandia con l’innalzamento del livello del mare globale.
Le nuvole sono note perchè svolgono un ruolo chiave nella regolazione della SEB locale [Surface Energy Balance], con la competizione tra il riscaldamento e gli effetti sulla superficie di raffreddamento. … Le osservazioni basate sulle rilevazioni satellitari delle nuvole permettono di stimare l’impatto della nube sul SEB [Surface Energy Balance]. … La media annuale CRE [Cloud Radiative Effect] di 29,5 (± 5,2) Wm² fornisce energia sufficiente a fondere 90 Gt di ghiaccio nella zona di ablazione GrIS [Greenland Ice Sheet] nei mesi di luglio e agosto. … Le simulazioni del modello della neve, che cattura l’evoluzione del GrIS SMB [Surface Mass Balance] 2007-2010, indicano che le nubi hanno riscaldato la superficie GrIS [Greenland Ice Sheet] da 1.2 (± 0.1) C, in media, per l’intero periodo [2007-2010]. … Questi risultati indicano inoltre che le nuvole non solo agiscono da liquidi-cuscinetto, ma anche da nubi composte esclusivamente da ghiaccio che ne aumentano in modo significativo i flussi radiativi nella superficie e ne diminuiscono il GrIS SMB [Greenland Ice Sheet Surface Mass Balance]
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http://link.springer.com/article/10.1007/s10584-015-1525-9
Futuri cambiamenti nelle concentrazioni di aerosol influenzeranno il sistema climatico nei prossimi decenni. In questo studio abbiamo valutato la risposta di equilibrio del clima alle riduzioni dell’aerosol in diverse zone del pianeta fino al 2050, utilizzando il modello climatico globale EC-Terra. .. Le riduzioni nelle concentrazioni di aerosol portano ad un aumento della radiazione solare in varie zone del pianeta, soprattutto in Asia, dove la luminosità locale può raggiungere circa 10 Wm-2. L’aumento associato alla temperatura superficiale può risultare in aumento fino a 0,5°C. Questo segnale è dominato dal ridotto effetto di raffreddamento a causa del solfato, che in alcune zone è parzialmente compensato dall’effetto del riscaldamento diminuito dai fumi neri. Secondo le nostre simulazioni, l’attenuazione del BC può portare a diminuzioni in estate della media temperatura superficiale fino a 1°C in alcune zone centrali del Nord America e fino a 0,3°C di riduzione nel nord dell’India. Gli aerosol potrebbero influenzare in modo significativo il clima alle alte latitudini soprattutto in inverno, di cui vengono simulate temperature in aumento fino a 1°C. Nell’emisfero settentrionale, questa forte risposta della temperatura superficiale potrebbe essere correlata ai cambiamenti dei modelli di circolazione e precipitazioni alle basse latitudini, che possono dar luogo ad un treno di onde da indurre cambiamenti nei modelli climatici alle alte latitudini. Il nostro modello non include un parametrizzazione di aerosol negli effetti indiretti in modo che le risposte potrebbero essere più forti nella realtà. Concludiamo, ma plausibilmente, che le politiche di controllo dell’inquinamento atmosferico possono avere notevoli effetti climatici locali e indurre risposte remote attraverso teleconnessioni dinamiche.
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http://onlinelibrary.wiley.com/doi/10.1002/joc.4603/full
Uno studio sul clima nella incidenza della radiazione solare globale in superficie verso il basso (SSRD) nella penisola iberica (IP) basata principalmente sulle rianalisi ERA-40 [dati della luminosità atmosferica] è stato presentato. le rianalisi NCEP/NCAR e le registrazioni terrestri rilevate da diverse stazioni portoghesi e spagnoli sono state considerate. … [G] misurazioni a base circolare nelle stazioni portoghesi durante il periodo 1964-1989 mostrano una tendenza alla diminuzione fino alla metà degli anni 1970, seguita da un aumento fino alla fine del periodo di studio, in linea con il dimming fenomeno illuminante riportato in letteratura. … [T] Le rianalisi di ERA-40 mostrano una notevole diminuzione fino agli inizi del 1970, seguito da un leggero aumento fino alla fine degli anni 1990, suggerendo un oscuramento/schiarimento della transizione intorno ai primi anni 1970, prima nella zona a sud e nel centro e poi nel nord della IP. …. I risultati mostrano che parte della variabilità decadale della radiazione globale nella IP è legata alle variazioni di copertura nuvolosa (rappresentati in ERA-40).
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MISCELLANEO
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http://www.nature.com/articles/nclimate2872.epdf
La maggior parte degli oceani del pianeta sono più caldi in prossimità della superficie [strato 0-700 m] rispetto ai decenni precedenti, di oltre 1°C in alcuni punti. Altri settori, come ad esempio il Pacifico Orientale dal Cile all’Alaska, si sono raffreddati di ben 1°C, ma nel complesso la superficie superiore dell’oceano si è riscaldata di circa 0,2°C a livello globale dalla metà del XX secolo.
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http://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S0012821X16000388
Nel corso degli ultimi cinque milioni di anni, i dati benthic δ18O indicano una vasta gamma di climi, dal più caldo attuale al periodo caldo del Pliocene, al considerevole periodo più freddo durante le ere glaciali. Le carote di ghiaccio dell’Antartico hanno rivelato che nel Pleistocene, nel periodo glaciale-interglaciale la CO² aveva una variabilità di 60-100 ppm, mentre fluttuazioni del livello del mare di 125 metri di solito sono documentati dai dati proxy. … Il nostro modello mostra concentrazioni di CO² di 300-470 ppm durante il Pliocene inferiore [5 milioni di anni fa]. Inoltre, abbiamo simulato una forte variabilità di CO² durante il Pliocene e Pleistocene inferiore. Queste caratteristiche sono ampiamente supportate da 2 dei dati esistenti δ11B-based dei nuovi proxy della CO², ma meno da alkenone-based record. Le concentrazioni simulate e le variazioni in essi sono più grandi di quanto previsto dalle variazioni della temperatura media globale. I nostri risultati suggeriscono quindi un piccolo sistema di sensibilità della Terra di quanto si pensasse. Ciò si spiega con un ruolo più ristretto di variabilità del terreno ghiacciato nel Pliocene. La più grande incertezza nella nostra simulazione nasce dalla formulazione del bilancio di massa dell’Antartide orientale, che governa la variabilità del livello del mare, ma riguarda solo modestamente i modelli di concentrazione di CO².
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LASTRE DI GHIACCIO, GHIACCIO MARINO, ARTICO, ANTARTICO
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http://onlinelibrary.wiley.com/doi/10.1002/2015JD024247/full
Attribuendo i cambiamenti climatici osservati ad alcuni fattori rilevanti, resta di fondamentale importanza riuscire a prevedere i futuri scenari sul cambiamento climatico. Le osservazioni delle precipitazioni dell’emisfero sud (SH) hanno indicato un apparente periodo umido nelle zone extra tropicali durante il periodo dal 1979 al 2013. Per studiare il fattore predominante sulle forzanti, abbiamo aggiunto un periodo climatico con maggiore umidità, con risposte nelle precipitazioni e costringendo i quattro fattori climatici come l’ozono dell’Antartico, il vapore acqueo, la temperatura superficiale marina (SST), e l’anidride carbonica, valutandoli quantitativamente in sequenza attraverso l’approccio induttivo. … Il contributo differenziale quantificato rispetto a quei fattori forzanti climatici, potrebbero spiegare perché il modello di umidificazione extratropicale australe osservato, è trainato principalmente dalla riduzione dell’ozono antartico, mentre leggermente modulato dall’effetto di raffreddamento del Pacifico Equatoriale, rispettivamente delle SST e dall’aumento dei gas ad effetto serra.
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http://science.sciencemag.org/content/351/6273/590
Recenti assottigliamenti delle zone periferiche della calotta della Groenlandia è in parte compensato da un ispessimento interno che è sovrastampato nella sua evoluzione nell’Olocene. Sulla base della radiostratigraphy della calotta di ghiaccio, il flusso di ghiaccio al suo interno è ora più lento rispetto alla velocità media negli ultimi nove millenni. Generalmente tassi più alti di accumulo nell’Olocene relativi a stime moderne possono spiegare solo in parte questa scala di decelerazione millenaria. la risposta dinamica della calotta glaciale alla proporzione decrescente di ghiaccio più morbido dall’ultimo periodo glaciale e il crollo della deglaciazione del ponte di ghiaccio in tutto lo Stretto di Nares ha anche contribuito a questo modello. Così, il recente ispessimento interno della calotta della Groenlandia è in parte una risposta dinamica in corso dell’ultima deglaciazione che è abbastanza grande da influenzare l’interpretazione del suo bilancio di massa da altimetria.
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http://www.eurekalert.org/pub_releases/2016-02/aaft-gis020116.php
“L’interno della GrIS scorre il 95% più lento di quanto lo fosse in media durante l’Olocene.”
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http://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S0967064516300108
A fine inverno-inizio primavera 2012, la Sea Ice Physics ed Ecosystems Experiment (SIPEX II) è stata condotta fuori dalla portata della Terra di Wilkes, nell’Antartide orientale, a bordo della R/V Aurora Australis. Le condizioni del mare e del ghiaccio sono stati caratterizzati da un significativo spessore di ghiaccio e neve intrappolando per il primo anno la nave per circa 10 giorni nella regione vicino alla costa. La profonda copertura nevosa era particolarmente notevole, in quanto il suo valore medio di 0,45 metri è stato quasi tre volte quello osservato nella regione tra il 1992 e il 2007. … Sulla base di questi risultati, si deduce che la minore perdita di neve era probabilmente responsabile della straordinaria nevicata del 2012. Le immagini satellitari dalle analisi e statistica suggeriscono che la riduzione della perdita di neve è attribuita alla superficie massima di ghiaccio, associata alla deformazione attiva di processi e dalle maggiori dimensioni dei lastroni sono dovuti a causa dell’espansione del ghiaccio marino. Ciò evidenzia l’importanza dell’interazione ghiaccio-neve-mare nel determinare la profondità della neve media sul ghiaccio marino antartico.
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http://link.springer.com/article/10.1007/s00382-015-2907-4
Vi presentiamo il clima e la superficie del bilancio di massa (SMB) della calotta glaciale antartica (AIS), come simulato dal sistema Global, accoppiando il sistema oceano-atmosfera-terra con il Earth Community System Model (CESM) e con una risoluzione orizzontale di ~1° che analizza passato, presente e futuro (1850-2100). Il CESM simula correttamente l’attuale estensione del ghiaccio marino antartico, su larga scala con la circolazione atmosferica e in prossimità della superficie del clima, ma che non riesce a simulare la recente espansione del ghiaccio marino in Antartico. La SMB antartica dove lo strato di ghiaccio è uguale a 2280 ± 131 Gt/anno-1, concorda con le stime indipendenti di AIS SMB esistenti. Quando costretto da scenari di cambiamento climatico del CMIP5 (alta mitigazione dello scenario RCP2.6 e ad alta emissione dello scenario RCP8.5), CESM prevede un aumento della calotta polare antartica SMB di circa 70 Gt/anno-1 grado di riscaldamento. Questo aumento è dato da un maggior aumento delle nevicate, che parzialmente compensano una maggiore fusione superficiale e il deflusso lungo i bordi delle lastre di ghiaccio. Questo ciclo idrologico in intensificazione è prevalentemente guidato dal riscaldamento atmosferico, che aumenta (1) la capacità di umidità nell’atmosfera, (2) l’evaporazione della regione di source oceanica, e (3) il contenuto in acqua liquida AIS delle nuvole estive.
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http://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S0921818115301867
Prydz Bay è una delle più grandi embayments sulla costa orientale dell’Antartide, ed è il punto di scarico per circa il 16% della calotta antartica orientale. … I dati geologici raccolti estendono la curva a livello del mare relativo di questa regione per 11258 anni cal BP e comprendono nuovi vincoli sulla base di colonie di pinguini abbandonati, i nuovi dati del bacino di isolamento nel Vestfold Hills, la convalida di un vincolo sottomarino relativo al livello del mare nelle Isole Rauer di età al radiocarbonio ricalibrati in tutti i siti risalenti a 12728 anni cal BP. I dati del campo mostrano un rapido aumento dei tassi relativi del livello del mare di 12-48 mm/anno tra 10473 (o 9678) e 9411 anni cal BP nel Vestfold Hills e di 8,8 mm/anno tra 8882 e 8563 anni cal BP nelle colline di Larsemann. Le alte stand relative al livello del mare = 8,8 m di 9411 a dopo 7564 anni cal BP (Vestfold Hills) e = 8 m al 8563 e 7066 anni cal BP (Larsemann Hills) sono eccessivamente previste da alcuni dei modelli di regolazione isostatico glaciale considerati qui, il che suggerisce che le ipotesi relative alla grandezza e la tempistica di perdita di ghiaccio regionale, dal momento che l’ultimo massimo glaciale potrebbe aver bisogno di una revisione. Nelle colline di Vestfold e delle Isole Rauer l’ascesa finale deglacial del livello del mare erano esattamente quasi annullati dal rimbalzo locale fra 9411 e 5967 anni cal BP e questa è stata seguita da un decadimento nei pressi esponenziali relativi al livello del mare.
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L’ACIDIFICAZIONE DEGLI OCEANI
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http://onlinelibrary.wiley.com/doi/10.1111/gcb.13223/abstract
Vicino al luogo di sfogo, i ricci hanno sperimentato grandi variazioni giornaliere di pH (> 1 unità) e p CO2 (> 2000 ppm) e valori di pH (pH medio T 7.73) molto inferiori a quelli attesi sotto gli scenari di emissione future più pessimistiche. La crescita è stata misurata in un periodo di 17 mesi, con tetraciclina il tagging delle lanterne di alimentazione calcaree. Ricci di medie dimensioni sono cresciute più di due volte più veloce al sfiato rispetto a quelli in un sito di controllo adiacente, e ha assunto dimensioni maggiori allo sfogo rispetto al sito di controllo e di altri due siti in un altro reef near-by. … Così, i ricci non solo persistono, ma in realtà hanno ‘prosperato’ sotto estreme condizioni di CO².
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INVERDIMENTO DEL PIANETA, COLTURE
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http://www.nature.com/articles/srep20716
La CO2 in quantità elevate è come un driver di inverdimento nelle zone aride globali
Mentre recenti risultati sulla base delle registrazioni satellitari indicano un trend positivo di vegetazione verde su terre aride a livello mondiale, le ragioni rimangono sfuggenti. Ipotizziamo che i migliorati livelli di CO² atmosferica svolgono un ruolo importante di inverdimento osservato attraverso l’effetto della CO² sul risparmio idrico degli impianti e conseguenti aumenti di acqua del terreno a disposizione. Tecniche meta-analitiche sono stati usati per confrontare il contenuto di acqua del suolo in ambiente ad elevata CO² con trattamenti di una vasta gamma di regimi climatici, tipi di vegetazione, le texture del terreno e delle pratiche di gestione del territorio. In base a 1705 misurazioni sul campo provenienti da 21 siti distinti, un coerente e statisticamente significativo aumento della disponibilità di acqua nel suolo (11%) è stata osservata sotto elevata presenza di CO2 trattamenti in entrambe drylands e non aride, con una risposta statisticamente forte nel drylands (17% vs. 9%). Visto il numero limitato di acqua insita nelle zone aride, si suggerisce che l’ulteriore disponibilità di acqua nel suolo è un probabile pilota di aumenti osservati nella vegetazione verde.
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Fonte: Notrickszone
Enzo
Attività Solare