Paul Dorian, Vencore, Inc.
Data: 29/04/16

 

L’Oceano Atlantico ha sperimentato una fase di freddo dai primi anni del 1960 fino alla metà del 1990 e da quel momento si è invertito il trend ad una fase calda, continuando, da allora, ad aumentare per la maggior parte del tempo. L’attuale fase di riscaldamento, però, in questo periodo sta mostrando segnali di un possibile cambiamento a lungo termine con temperature superficiali marine più fredde del normale.

Panoramica

Oltre ai cicli solari, ai cicli delle temperature degli oceani dell’intero pianeta, giocano un importante ruolo nel nostro clima, in continuo cambiamento, anche l’estensione del ghiaccio marino globale. I cicli delle temperature oceaniche sono spesso di lunga durata e la fase di caldo o freddo può persistere per due o tre decenni alla volta. In generale, l’Oceano Atlantico ha sperimentato una fase di freddo dai primi del 1960 fino alla metà del 1990. In quel periodo si è invertita ad una fase calda e che da allora ha continuato per la maggior parte del periodo. L’attuale fase di riscaldamento, però, ora sta mostrando segnali di un possibile cambiamento a lungo termine con il ritorno a temperature superficiali marine più fredde del normale (SST) e questo potrebbe avere gravi implicazioni sul clima degli Stati Uniti e del ghiaccio marino areale misurato nell’emisfero settentrionale.

La tendenza delle temperature recenti nell’Oceano Atlantico

Le carte (sotto) di confronto delle anomalie SST tra agosto 2014 (in alto) e di aprile 2016 (in basso) mostrano un forte calo della temperatura nella gran parte del nord dell’Oceano Atlantico. Le zone (blu) più fredde del normale piuttosto limitate ad agosto 2014 sono aumentate notevolmente in estensione areale rispetto alle misurazioni più recenti. Inoltre, le acque ben al di sopra del normale (arancione) nel mese di agosto 2014, nella zona ad est e a sud della Groenlandia, si sono raffreddate drammaticamente durante questo periodo.

 

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Anomalie della temperatura superficiale del mare nell’Oceano Atlantico: agosto 2014 (in alto), 25 aprile 2016 (in basso); per cortese concessione del NOAA

 

Le tendenze della temperatura a lungo termine nell’Oceano Atlantico

Su una scala di tempo più lungo, ci sono prove a sostegno del National Oceanographic Data Center (NODC) che qualcosa di significativo si sta infatti verificando nelle acque dell’Oceano Atlantico. Dal momento che intorno all’inizio del 2007, vi è stata una tendenza al ribasso definitivo del “contenuto di calore delle anomalie mensili” nei primi 700 metri dell’Oceano Atlantico settentrionale (zona freccia). Il contenuto di calore in questa parte dell’Oceano Atlantico è dilagato piuttosto bruscamente a partire dalla metà degli anni 1990 e apparentemente l’aumento sembra essersi fermato nei primi mesi del 2007.

 

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Il contenuto globale delle anomalie mensili del calore (GJ/m2) per i primi 700 m del Nord Atlantico dal gennaio 1955. La linea sottile indica il valore mensile e la linea spessa rappresenta la media degli ultimi 37 mesi (circa 3 anni). Fonte dati: National Oceanographic Data Center (NODC), climate4you.com. Ultimo periodo indicato: Ottobre-dicembre 2015.

 

Indice amo (AMO)

In questo modo i meteorologi possono monitorare i modelli della temperatura della superficie del mare nel Nord Atlantico attraverso un valore di indice noto come l’indice amo (AMO). Positive (negative) fasi dell’AMO coincidono con temperature del Nord Atlantico più calde (più fredde) della superficie marina. L’AMO è collegato alle fluttuazioni climatiche decennali come le precipitazioni estive europee, uragani atlantici e le variazioni delle temperature globali.
I valori mensili per l’indice AMO sono riportati nel grafico qui sotto, per il periodo 1870-2015 di cui i valori positivi (rossi) rappresentano periodi di tempo in cui la temperatura è risultata più calda del normale e valori negativi (blu) indicano fasi più fredde. I cicli della temperatura superficiale marina hanno la tendenza a durare per due o tre decenni prima che le variazioni ribaltino ancora il trend. L’ultimo cambiamento di fase importante (da freddo a caldo) ha avuto luogo proprio alla metà del 1990 (zona freccia sotto). L’indice AMO sembra aver raggiunto il picco di questa fase (calda) durante l’ultima parte dello scorso decennio ed è stato generalmente in calo nel corso degli ultimi anni, fornendo sostegno alla nozione che un raffreddamento sta infatti avvenendo nel Nord Atlantico.

 

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L’indice AMO osservato, definito detrendizzato a 10 anni per la superficie media delle anomalie medie annuali filtrate delle SST sul bacino del Nord Atlantico (0N-65N, 80W-0E), utilizzando il set di dati HadISST (Rayner, et al., 2003) per il periodo 1870-2015.;

Per cortese concessione NCAR: https://climatedataguide.ucar.edu/climate-data/atlantic-multi-decadal-oscillation-amo

 
Le previsioni dei modelli climatici per le temperature superficiali marine dell’Oceano Atlantico

Una indicazione che questa apparente tendenza al ribasso delle temperature superficiali marine dell’Oceano Atlantico, e che questo tipo di raffreddamento avrà una probabile continuità, viene dall’Agenzia giapponese Marine-Earth Science and Technology (JAMSTEC).
Le previsioni stagionali a livello globale della JAMSTEC mostrano che le anomalie della temperatura superficiale marina hanno un buon track record e la sua previsione a lungo termine più recente (sotto) suggerisce che ci sarà una zona abbastanza diffusa di acqua più fredda del normale nell’Oceano Atlantico settentrionale durante la stagione invernale 2016-2017 (regione cerchiata di blu).

 

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Il modello di previsione JAMSTEC sulle anomalie delle temperature superficiali marine per la stagione invernale 2016-2017; Per cortese concessione dell’Agenzia giapponese Marine-Earth Science and Technology.

 
Conseguenze sulle misurazioni del ghiaccio marino areale dell’emisfero settentrionale.

Se l’Oceano Atlantico si sta infatti dirigendo di nuovo in una fase più fredda del normale (cioè AMO negativa), allora questo molto probabilmente avrà un impatto significativo sull’emisfero settentrionale (NH) e sulle misurazioni del ghiaccio marino areale. Le misurazioni del ghiaccio marino areale del NH erano generalmente a livelli superiori alla media prima della metà del 1990 (in basso zona freccia) che è avvenuto quando il cambiamento della temperatura
dell’Oceano Atlantico si è invertita da fredda a calda. Una volta che la fase di riscaldamento dell’Oceano Atlantico si è affermata alla fine degli anni 1990, il trend del ghiaccio marino areale del NH ha virato bruscamente verso il basso, con livelli in territorio ben al di sotto della norma. Negli ultimi anni, c’è stata una tendenza frastagliata, ma generalmente le misurazioni dell’area del ghiaccio marino del NH sono rimaste al di sotto della media.

Tuttavia, se tali recenti segnali di un possibile cambiamento a lungo termine dell’Oceano Atlantico, da una fase calda-a-fredda sono reali e continueranno (a volte ci possono essere false partenze), allora la misura del ghiaccio marino areale molto probabilmente ritornerà al di sopra del normale, con livelli in un futuro non troppo lontano – proprio come è stato durante l’ultima fase fredda pre-metà 1990.

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La misura del ghiaccio marino areale dell’Emisfero Nord nel periodo 1979-2015; per cortese concessione University of Illinois “criosfera”, NOAA

Fonte: GWPF

Enzo
Attività Solare