Periodicamente, noi dello staff di Attività Solare, riceviamo la notifica delle pubblicazioni più interessanti riguardanti gli studi sul clima.
Circa 1 mese fa abbiamo ricevuto la notifica riguardante un documento dal titolo :

RUOLO DEL BIOSSIDO DI CARBONIO ATMOSFERICO NEL CAMBIAMENTO CLIMATICO

I dati del testo originale sono i seguenti:

TITOLO:
Role of atmospheric carbon dioxide in climate change

DOCUMENTO ORIGINALE:
http://eae.sagepub.com/content/early/2016/10/21/0958305X16674637.abstract

Pubblicato il:
21 Ottobre 2016

Autori:
Martin Hertzberg
Hans Schreuder

ABSTRACT

Gli autori valutano il consenso che l’IPCC (United Nations Intergovernal Panel on Climate Change) ha rispetto al fatto che l’aumento del biossido di carbonio nell’atmosfera terrestre sia di origine antropica e che stia causando il pericoloso riscaldamento globale, il cambiamento climatico e la distruzione del clima. Viene valutata la totalità dei dati disponibili, su cui tale teoria è basata. I dati comprendono: (a) le misurazioni Vostok ice-core; (b) l’accumulo di CO2 in atmosfera; (c) studi sui cambiamenti della temperatura che precedono cambiamenti nei valori di CO2; (d) le tendenze della temperatura globale; (e) l’attuale rapporto di isotopi del carbonio in atmosfera; (f) dati satellitari sulla distribuzione atmosferica di CO2; (g) effetto dell’attività solare sui raggi cosmici e sulla copertura nuvolosa. Niente nei dati sostiene la supposizione che la CO2 atmosferica sia il motore del meteo o del clima, o che le emissioni di origine antropica controllino la CO2 atmosferica.

Già l’Abstract ci ha fatto sobbalzare dalla sedia e  abbiamo deciso di approfondire la questione.

Qui di seguito ne riportiamo le parti più importanti:

INTRODUZIONE

L’obiettivo di questo report è riassumere tutte le osservazioni disponibili e le misurazioni relative al paradigma dell’IPCC e mettere in discussione tutti gli aspetti relativi all’ipotesi sul riscaldamento globale di origine antropica (AGW)/catastrofico cambiamento climatico di origine antropica (CACG).

I DATI ICE-CORE

La linea rossa mostra le concentrazioni di CO2 atmosferiche dedotte dalle bolle d’aria intrappolate nel ghiaccio, mentre la linea blu la temperatura atmosferica relativa al valore recente, dedotto dai rapporti isotopici dell’ossigeno[1]. I dati coprono gli ultimi 420.000 anni e rivelano quattro ere glaciali fredde, le cui temperature medie sono da 8°C a 9°C al di sotto dei valori attuali. I dati mostrano circa cinque periodi interglaciali caldi, con temperature da 1 a 3°C più elevati dei valori attuali.

L’intervallo di tempo medio fra i picchi nelle ere fredde (o i picchi massimi nelle ere calde) è qualcosa come 100.000 anni e sembrerebbe correlato con i cambiamenti periodici nell’eccentricità dell’orbita ellittica della Terra attorno al Sole.

I dati di Vostok mostrano anche una correlazione fra le variazioni a lungo termine delle temperature e le variazioni nella CO2. All’estremità di un’era glaciale fredda, i valori di CO2 sono attorno a 125 ppmv. Al picco della successiva era glaciale calda, la CO2 è attorno a 290 ppmv.

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Figura 1. Dati Vostok ice-core.

È risaputo che le molecole di CO2 intrappolate nei ghiacci per molti secoli possono andare incontro a molti cambiamenti, tanto che non si dovrebbero prendere come riferimento i valori assoluti misurati negli ice-core[2]. Essi riflettono più che un raddoppio tra un minimo in un’era glaciale fredda e un massimo in un’era glaciale calda.

L’IPCC usa la correlazione fra CO2 e temperatura osservata nei dati di Vostok per supportare la loro teoria, ma un’ispezione più accurata dei dati mostra che quasi sempre i cambiamenti nella temperatura precedono i cambiamenti nella CO2 di alcune centinaia se non migliaia di anni. Lo stesso anticipo si osserva nella più recente era glaciale calda che è stata vissuta. Ciò suggerisce che una teoria che considera la CO2 come l’agente principale che forza il cambiamento della temperatura è sbagliata e che sia lo stesso cambiamento di temperatura la forza trainante dietro all’innalzamento nei livelli di CO2. Le variazioni a breve termine di CO2 nel corso degli ultimi decenni, mostrano una tendenza simile ai cambiamenti della temperatura superficiale del mare che inevitabilmente porta ai cambiamenti nella CO2 atmosferica.

Come abbiamo sempre detto, spiegato e ripetuto, non è la CO2 a provocare l’aumento della temperatura, ma l’esatto opposto… e la motivazione è da ricercare nella “solubilità del gas in acqua“. Tale proprietà diminuisce all’aumentare della temperatura dell’acqua. Pertanto, dopo la fine della Piccola Era Glaciale e il conseguente riscaldamento del clima dovuto all’aumento dell’Attività Solare, gli oceani hanno ricominciato ad accumulare calore, riscaldandosi, assorbendo conseguentemente meno CO2 che logicamente è finita nell’atmosfera.

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La questione se l’origine del recente aumento nei livelli di CO2 sia principalmente naturale o antropogenica è importante per la veridicità del paradigma dell’IPCC. Le implicazioni dei dati di Vostok, assieme alle recenti misurazioni dal satellite OCO-2 (Fig. 2) mostrano che l’attuale fonte di CO2 è senza ombra di dubbio naturale[3]. Essi non correlano con il paradigma dichiarato dall’IPCC.

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Figura 2. I dati satellitari da OCO-2 che mostra concentrazioni di CO2 in tutto il mondo.

 

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Figura 3. Le temperature medie rilevate in atmosferica e i livelli di CO2.

I DATI CHE SUPPORTANO IL PARADIGMA DELL’UN IPCC

I dati pubblicati che sembra debbano supportare la conclusione per cui le emissioni di CO2 antropogenica hanno causato un modesto aumento nella temperatura media della Terra sono mostrati in Figura 3.

L’anomalia nella temperatura media mensile dell’aria di superficie, come misurata dal Centro Nazionale sui Dati Climatici è mostrata in blu, mentre la concentrazione di CO2 atmosferica in rosso.

Le concentrazioni di CO2 sono i valori mensili medi misurati presso l’Osservatorio di Mauna Loa, nelle Hawaii. La linea grigia tratteggiata indica la tendenza lineare approssimativa. I riquadri nella parte bassa del grafico indicano se una tendenza della temperatura sia positiva o negativa rispetto alla tendenza della CO2. I dati sono stati presi dal sito web di Ole Humlum “climate4you[4].

I dati di temperatura sono mostrati come “anomalie” – ovvero le differenze nelle attuali temperature da una base di valori medi per un esteso periodo di tempo. Da notare che i valori delle anomalie variano di 1°C al massimo, mentre le attuali temperature variano di 50°C, rispecchiando le loro variazioni diurne o stagionali, in una determinata stazione.

I dati sui livelli di CO2 mostrano un continuo incremento dal 1958 in avanti, mentre la tendenza delle temperature è negativa fra il 1958 e il 1978 (correlazione negativa). Dal 1978 al 2003, la tendenza sia della CO2 sia delle temperature è verso l’alto (correlazione positiva). Dal 2003 al 2010 la tendenza delle temperature è stabile (una “pausa” senza correlazione) e dal 2010 ad oggi è nuovamente positiva, con una possibile causa da ricercare nel fenomeno di El Niño nell’Oceano Pacifico. L’intero periodo potrebbe terminare senza alcuna variazione, come successe dopo il precedente fenomeno di El Niño nel 1998.

Nello stesso periodo di tempo, la quantità globale di CO2 antropica per anno mostra un aumento generale da 2.5 miliardi di tonnellate nel 1958 agli attuali 10 miliardi di tonnellate, circa. Questa correlazione generalmente positiva fra l’aumento dei livelli di CO2 atmosferica e l’aumento nelle emissioni antropiche di CO2 potrebbe portare una persona a concludere che le emissioni antropiche causino un aumento di CO2 e che, contemporaneamente, causino un aumento delle temperature. Una conclusione del genere è, in ogni caso, contraddetta dalla correlazione negativa fra temperature e CO2 durante il periodo 1958-1978 e la “pausa” dal 2003 al 2010.

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Continuità di causa… discontinuità di effetto. E questo contraddice una miriade di leggi fisiche. Ancora una volta, frettolosamente, si è voluto trovare una causa, “tassabile”, sulla quale lucrare abbondantemente. Con una parte dei soldi ricavati da tale frode, perché è di questo che stiamo parlando, è stato poi creato il consenso. Non servirebbero ulteriori prove… ma andiamo avanti.

 

Dal 1958 al 1978, la temperatura media globale si è abbassata di 0.25°C, mentre le emissioni umane di CO2 da combustibili fossili sono triplicate. Queste emissioni di CO2 non hanno contribuito al riscaldamento globale di quel periodo – facendo pensare ad un’era glaciale in arrivo. I dati dal 1910 al 1940 indicano un aumento delle temperature simile a quello avvenuto dal 1970 al 2000, nonostante la produzione di combustibile fossile in quegli anni fosse circa 5 volte inferiore a quella attuale!

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L’ACCUMULO DI CO2 IN ATMOSFERA

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Lo studio più autorevole che si occupa di stabilire quanto a lungo le emissioni umane di CO2 possono accumularsi in atmosfera è quello del Professor Tom Segalstad, dell’Università di Oslo[5]. I suoi studi mostrano come l’emissione umana si dissolve rapidamente negli oceani freddi ed è sequestrata qui, sotto forma di ioni carbonato e bicarbonato, entro un anno o due dalla loro emissione in troposfera. In più, la riserva di CO2 antropica non è l’atmosfera, ma gli oceani. Questa riserva è quasi cinquanta volte più grande della quantità contenuta in atmosfera. Lo studio di Segalstad sul rapporto fra gli isotopi 13C/12C – mostrato in Figura 7 – conferma che la CO2 è per la maggior parte di origine oceanica e non da combustibili fossili.

 

Lo studio di Segalstad sul rapporto fra gli isotopi 13C/12C  conferma che la CO2 è per la maggior parte di origine oceanica e non da combustibili fossili.
Questo è un passaggio fondamentale.
Molti sono infatti convinti che le 120 ppmv di CO2 aumentate tra il 1850 ed oggi, siano interamente di origine antropica. Questo studio dimostra invece che si tratta solo di
Sensazionalismi privi di fondamento spacciati per verità scientifiche.

 

L’ATTUALE RECORD DI TEMPERATURA

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Figura 4. Il periodo caldo medioevale

La Figura 4 è un grafico dal report dell’IPCC del 1990, che ricostruisce le temperature globali in origine. Esso descrive graficamente il ben accettato periodo caldo medioevale (Medieval Warm Period, MWP), che ebbe il suo picco attorno al 1200 d.C. e che preparò la strada alla Piccola Era Glaciale (PEG), che durò dal (1300-)1400 al 1850 d.C.. Questi periodi sono ben documentati nella storia e accettati dai climatologi.

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“Se il periodo caldo medioevale era più caldo di oggi, senza il contributo dei gas serra, cosa ci sarebbe di tanto inusuale nel fatto che il periodo attuale sia anch’esso caldo?” Daly[6].

…i sostenitori dell’AGW attirano l’attenzione su un articolo del 1999, poco conosciuto, che utilizza dati derivanti dagli anelli degli alberi, per stabilire le temperature passate[7], richiamando ricordi della presentazione, oggi negativamente famosa, della curva a “bastone da Hockey”.

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Figura 5. Grafico delle temperature ottenute sulla base di anelli degli alberi, mostra un improvviso e brusco aumento

Gli anelli degli alberi non sono un’approssimazione affidabile delle temperature poiché sono influenzati da molti altri fattori, oltre alla temperatura stessa: piogge, luce solare, nuvolosità, parassiti, competizione con altri alberi, nutrienti del suolo, gelo e durata della neve. Ciononostante, la curva derivante dagli anelli degli alberi, come mostrato in Figura 5, venne accettata dall’IPCC e sostituì la loro precedente curva. Come si può vedere, ha la forma di un bastone da hockey. Gli alberi crescono soltanto sulla terra e il 71% della superficie terrestre è coperta di acqua. I dati erano provenienti solo dall’Emisfero Settentrionale, però presentati come parte della curva delle temperature globali. Citando John Daly: “E’ stato un colpo di stato: totale, senza spargimento di sangue e repentino e il bastone da hockey venne accolto con un coro di approvazione da parte dell’industria sostenitrice dell’effetto serra.[6]

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Figura 6. Il US-DOE cita i dati IPCC

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Climatologi informati e altri scienziati scrupolosi misero in discussione tali risultati e chiesero copia dei dati originali, per controllare le analisi che portavano al bastone da hockey. Gli autori del bastone da hockey, inizialmente, opposero resistenza, ritardando il rilascio dei dati e dei dettagli circa i programmi informatici usati per analizzare il materiale, e devono ancora essere ricevute le comunicazioni via email tra i vari autori del report degli anelli degli alberi, che erano state richieste. Venne creato un comitato indipendente di statistici, per valutare i risultati del suddetto studio. La conclusione fu che gli autori “usarono malamente, nei loro studi, alcuni metodi statistici che produssero, inopportunamente, le forme a bastone di hockey nella storia delle temperature.” Essi conclusero, inoltre, che l’annuncio che gli Anni Novanta fossero la decade più calda del millennio e il 1998 l’anno più caldo non poteva essere supportato dai dati originali.

L’IPCC ignorò la situazione e non fece più riferimento ad essa.

Dati climatologici recenti, assemblati da tutto il mondo usando differenti dati proxy, attestano la presenza sia di MWP che di PEG nelle seguenti località: Mar dei Sargassi, Africa Occidentale, Kenya, Perù, Giappone, Tasmania, Sudafrica, Idaho, Argentina e California. Tali eventi avevano evidentemente una diffusione mondiale e nella maggior parte delle località, durante la MWP, le temperature raggiunsero picchi più alti delle temperature attuali.

Il grafico qui sopra, con l’Hockey Stick, è uno dei cavalli di battaglia utilizzati ancora oggi per dimostrare l’autenticità della teoria del Riscaldamento Globale. Peccato che tale grafico sia completamente falso. E vorrei anche ben vedere… visto che in diverse decine di milioni di anni non è mai stata registrata un aumento così verticale della temperatura. Semplicemente, se fosse stato vero, ci sarebbero stati tanti di quegli uragani ultra-devastanti che non esisterebbe più neanche un cespuglio!

FONTI E PERDITE DI CO2 ATMOSFERICA

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La maggior parte delle evidenze suggerisce che l’emissione antropogenica non sia un fattore significativo nell’aumento. Anzi, come mostrato sotto, precedenti pubblicazioni dell’IPCC, non più disponibili online, hanno calcolato le emissioni di CO2 umana attorno al 4-5% del totale globale (Figura 6).

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I dati satellitari confermano le analisi di Segalstad, circa il rapporto 13C/12C per quanto riguarda la CO2 nell’atmosfera[9]. Egli ha mostrato che il rapporto isotopico nell’atmosfera, oggi, non è molto differente rispetto a quello presente nell’era pre-industriale.

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Figura 7. Abbondanza di 13C sulla Terra.

Visto che i combustibili fossili sono ricchi di12C, la loro combustione disturberebbe il rapporto e le misurazioni di Segalstad hanno portato allo scoperto solo piccole differenze fra l’atmosfera attuale e quella pre-industriale, un chiaro segno che i combustibili fossili non sono la principale fonte dell’incremento di CO2 atmosferica (Figura 7).

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Le agenzie che hanno raccolto i dati suggeriscono che gli alti livelli di CO2 sono dovuti al “bruciare di savane e foreste”. I dati mostrano anche che le latitudini tropicali, sia al di sopra della terra che dell’acqua, sono le fonti principali di CO2.

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Figura 8. Concentrazione di CO2 sul pianeta.

 

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REALTÀ

Le forze e i movimenti negli oceani e in atmosfera sono guidati principalmente dai seguenti fattori:

  • I movimenti della Terra rispetto al Sole: i cambiamenti periodici nella sua orbita ellittica, la sua rotazione attorno al suo asse polare, cambiamenti nell’inclinazione di tale asse e il suo ondeggio o precessione.

  • Variazioni nell’attività solare che influenza l’energia radiante che raggiunge la Terra e inoltre modula l’attività dei raggi cosmici, che influenza la copertura nuvolosa e la nuvolosità[8].

  • La distribuzione di terra e acqua sulla superficie della Terra, che controlla la distribuzione della temperatura sulla Terra stessa, la disponibilità di umidità, gli effetti dei monsoni, gli uragani e altre tracce di tempeste.

  • La topografia della superficie terrestre, che causa copiose precipitazioni nella parte sopravvento delle montagne e aridità in quella sottovento.

  • I movimenti dei fluidi all’interno degli oceani terrestri, che determinano la disponibilità di umidità e le temperature superficiali degli oceani (i cicli di El Niño e La Niña).

  • Le eruzioni vulcaniche, che immettono enormi quantitativi di polvere in atmosfera, aumentando l’albedo terrestre ed impedendo periodicamente alla luce solare di raggiungere la superficie della Terra.

  • Le eruzioni vulcaniche sottomarine, conosciute ma ancora da documentare, incluso il “black smokers” o “fumatore nero” (scoperto di recente), che erutta in continuazione acqua bollente. Ci si aspetta che siano centinaia di migliaia. Il fondale oceanico è meno noto alla scienza che la superfici della Luna e di Marte.

L’acqua in tutte le sue forme è il principale agente attraverso cui operano queste forze. L’acqua fornisce il vapore nell’atmosfera, garantisce il trasporto del calore attraverso evaporazione e condensazione e la vasta circolazione della massa degli oceani, dove prevale la capienza di calore. Infine, fornisce le nuvole, la neve e la copertura di ghiaccio che influenza l’albedo della Terra e, ancora, gioca un ruolo nell’equilibrio radiativo fra il Sole, la Terra e lo spazio libero.

RAGGI COSMICI

Nell’ultimo anno, i monitoraggi di neutroni[13] vicino al Circolo Artico hanno registrato un’intensità crescente dei raggi cosmici. Nel grafico sottostante, i neutroni monitorati dall’Università della Stazione Raggi Cosmici di Oulu sono tracciati in rosso; le misurazioni raggi-gamma/raggi-X sopra la California in grigio.

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Figura 9. Le misurazioni dei raggi cosmici si stanno intensificando.

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Il massimo solare del ciclo 24 è già passato e ci stiamo approssimando ad un nuovo minimo[16]. Coloro che si occupano di previsioni alla NASA si aspettano che l’attività solare cali bruscamente nei prossimi anni e che i raggi cosmici siano pronti ad aumentare, coerentemente. Più raggi cosmici aumenteranno la copertura nuvolosa in tutto il globo e insieme con l’atteso minimo solare porterà un calo delle temperature globali.

Questi sono i fattori consolidati che controllano il tempo e il clima e che sono riconosciuti dai meteorologi da oltre un secolo. Il biossido di carbonio è conosciuto per essere essenziale alla vita sulla Terra e uno 0.04% di CO2 sembra essere benefico più che disastroso. L’idea che un elemento costituente l’atmosfera in queste proporzioni possa controllare o influenzare significativamente le forze naturali elencate prima non sembrerebbe verosimile, in particolare in assenza di prove dimostrate.

CONCLUSIONI

Come dimostrato, l’evidenza empirica non supporta l’assunto che le emissioni di CO2 antropogenica causi il riscaldamento globale e/o il cambiamento climatico. Suggeriamo che senza prove adeguatamente dimostrate – che dovrebbero esistere al primo posto – una tale conclusione non si possa addurre dai fatti conosciuti.

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI

  1. Petit JR, Jouzel J, Raynaud D, et al. Climate and atmospheric history of the past 420,000 years from the the Vostok ice core, Antarctica. Nature 1999; 399: 429–436.

  2. Jaworowski Z, Segalstad TV and Ono N. Do glaciers tell a true atmospheric CO2 story? Sci Total Environ 1992; 114: 227–284.

  3. http://theglobalpanorama.com/nasas-oco-2-mission-releases-first-global-maps-of-earths-co%c2%ad2-concentrations/

  4. Ole H. http://www.climate4you.com/, 2005.

  5. Segalstad TV. Carbon cycle modelling and the residence time of natural and anthropogenic atmospheric CO2: On the construction of the ‘‘Greenhouse Effect Global Warming’’ dogma. In: Bate R (ed.) Global warming: The continuing debate. European Science and Environment Forum, 1997, pp.184–219.

  6. http://www.john-daly.com/hockey/hockey.htm

  7. IPCC. Third assessment report. Mann ME, Bradley RS and Hughes MK. Northern hemisphere temperatures during the past millennium: Inferences, uncertainties and limitations. Geophys Res Lett 2001; 26: 759–762.

  8. Svensmark H. Cosmic rays and earth’s climate. Space Sci Rev 2000; 93: 155–166.

  9. Segalstad TV. http://www.ccop.or.th/ppm/document/CAWS3/What%20is%20Isotope.pdf

  10. http://vademecum.brandenberger.eu/themen/klima-1/co2.php#recent

  11. Rorsch A, Courtney RS and Thoenes D. The interaction of climate change and the carbon dioxide cycle. Energy Environ 2005; 16.

  12. Salby M. Video presentation at http://bit.ly/murrysalby, 2012.

  13. https://en.wikipedia.org/wiki/Neutron_monitor

  14. http://news.spaceweather.com/cosmic-rays-are-intensifying/

  15. http://solarscience.msfc.nasa.gov/CMEs.shtml

  16. http://www.swpc.noaa.gov/products/solar-cycle-progression

 

Approfondiremo alcuni dei passaggi contenuti in questo documento nel corso dei prossimi mesi.
Alla luce di quanto esposto fino ad ora, riteniamo ingiustificata la campagna mediatica con la quale si cerca di fare il lavaggio del cervello a quanti non hanno modo, tempo o voglia, di approfondire la questione climatica. In questo documento ci sono tutti i punti più importati dai quali partire per approfondire l’argomento ed arrivare a quella realtà che noi andiamo ripetendo da anni.
Il clima segue i propri cicli naturali, dominati dal Sole. L’uomo può inquinare e magari anche disturbare temporaneamente gli equilibri meteorologici. Ma non riuscirà a modificare il clima… in quanto questo è la conseguenza di millenni di variazioni lente e costanti.
Speriamo di aver contribuito alla dissoluzione dei dubbi di quanti, vecchi e nuovi utenti, si sono ritrovati sulle nostre pagine a cercare risposte.

 

Buona giornata
Bernardo Mattiucci, Enzo Ragusa e Sara Maria Maestroni
Attività Solare