Posted on 10/12/2016 by in Analisi lungo termine

10-12-2016 – Salve a tutti, anche stasera eccoci di nuovo insieme per discutere dei modelli e, quindi, del tempo che farà nei prossimi giorni, spingendoci come sempre più avanti nel tempo, fino alle parte del Natale.

Diciamo subito che la figura barica maggiormente presente, nei prossimi 7-10 giorni, sebbene con vistose attenuazioni e, si spera, con parentesi perturbate, sarà l’alta pressione, che sembra aver scelto, in questi ultimi inverni, con notevole frequenza il mar Mediterraneo.

Abbiamo però parlato di eccezioni e, un primo importante bivio, in merito, è fornito dai modelli a metà della prossima settimana; ieri sera infatti, il modello americano aveva emozionato una nutrita schiera di meteo appassionati con il possibile avvento di una intens irruzione fredda di quadranti orientalli, in completo disaccordo però con il modello europeo. In merito a tale disputa, la bilancia stasera pende maggiormente per il secondo (europeo), con la colata fredda artica che si affaccia alle porte della penisola ma non entra completamente (fig.1).
fig.1

Dalla fig.1 si evince anche però come, in una prima fase, l’afflusso freddo dall’Europa orientale possa interagire con una perturbazione atlantica “spillata” dal lobo canadese del VP e generare, in tal modo, precpitazioni nevose anche a quote basse al nord dopo metà mese.

Si tratterà però di una fase molto breve, con l’anticiclone delle Azzorre che andrà a chiudere rapidamente lo strappo altopressorio nel Mediterrraneo.

Come mai in questi ultimi inverni le figure altopressorie legate all’espansione dell’anticiclone delle Azzorre riescono a giungere con tale frequenza nel Mediterraneo??

Ebbene, in questa sede una delle possibili cause può essere spiegata in base alla peculiare disposizione dell’onda aleutinica (wave 1) nel comparto Pacifico (fig.2).

fig.2

La fig.2, ripresa da un’emissione mattutina del modello americano contiene alcuni aspetti già presenti in fig.1. La nota principale da sottolineare è la costante presenza della wave 1 pacifica (W1) a ridosso delle Montagne Rocciose nel settore canadese. La spinta esercitata dal potente anticiclone aleutinico sul lato occidentale del lobo canadese del VP genera continue derive verso est dello stesso, costretto a “splittare”, ovvero a condurre nuclei gelidi e molto corposi in pieno Atlantico, a sud della Groenlandia (fig.2).

A sua volta, l’anticiclone delle Azzorre, non potendo risalire in Atlantico, schiacciato dallo strapotere del lobo canadese, si allunga verso l’Europa, portando periodi miti e soleggiati in pieno inverno anche nel Mediterraneo.

Quanto durerà la fase climatica descritta??

Per capirlo, cerchiamo di risalire alle possibili (con) cause delle fenomenologie descritte.

Diciamo subito che la spinta aleutinica è, almeno in parte, guidata a sua volta dalla peculiare disposizione delle ciclico andamento delle anomalie di temperatura oceanica nel nord Pacifico, riassunte nella sigla PDO (Pacific Decadal Oscillation fig.3) .

fig.3

Nella fase positiva di tale oscillazione acque più calde del normale sono presenti lungo le coste pacifiche, mentre acque più fredde della norma sono presenti lungo le coste siberiane a nord del Giappone.

In tale contesto, l’anticiclone aleutinico si rafforza spostandosi appunto verso est, andando a occupare tutta la costa occidentale del nord America, apportando tra l’altro periodi siccitosi nell’area californiana e innescando le dinamiche precedentemente descritte.

Inverno segnato anche quest’anno quindi??

Non proprio, occorre infatti sottolineare tre aspetti:

1) Il trend descritto sta gradualmente cambiando, con le anomalie fredde che si spostano gradualmente verso est (fig.3)

2) Il peculiare andamento termico delle anomalie al suolo nel settore opposto di emisfero, con il comparto siberiano molto freddo e Artico molto caldo (rispetto alla norma) può fungere da blocco alla inesorabile rotazione della trottola raffigurata in fig.2, innalzando ulteriormente le figure altopressorie nel continente europeo e generando figure di blocco alle alte latitudini, con conseguente deviazione di impulsi perturbati e afflussi freddi verso i Mediterraneo.

3) Pur sottostando al trend descritto, il VP e più debole dello scorso anno e, pertanto, potrebbe reagire in maniera diversa alla presenza delle forzanti descritte.

Per ora fermiamoci qui, approfondiremo tali aspetti con il passare delle giornate e con gli aggiornamenti dei modelli, per adesso qualche indicazione c’è nel long range, ma saranno necessarie molte verifiche in merito (fig.4).

fig.4

Il VP resta quindi dinamico, sebbene un rafforzamento sia già visibile alle quote più elevate della stratosfera (fig.5).

fig.5

Insomma tanti fattori in gioco e inverno che deve ancora entrare nel vivo.

Fonte Web: IL FREDDO DOPO META’ MESE, LE DINAMICHE DEL VORTICE POLARE E IL DESTINO DELL’INVERNO, UNA LUNGA ANALISI IN MERITO

Roberto
Attività Solare