La notizia è clamorosa, e troverà sicuramente opinioni contrapposte. Ma come già evidenziato “dall’Istituto di Glaciologia e Geofisica di Grenoble”, il 2013 ha visto un blocco al ritiro dei ghiacciai. Ed il 2014? In questo articolo cercheremo di capire cosa succede e cosa succederà nel futuro.

I dati delle fasi climatiche e delle variazioni glaciali nel XIX e XX secolo dell’osservatorio del Gran S. Bernardo (2446 s.l.m), sono utilissimi per definire verità nascoste troppo spesso. Ci avvaliamo anche di informazioni puntuali, che derivano dall’osservazione dell’uomo.

cervino ghiacciaio

Nelle stagioni invernali più fredde della Piccola Era Glaciale, gli accumuli nevosi della regione alpina erano circa la metà di quelli medi attuali. Nevicava meno, ma le basse temperature conservavano la neve a lungo ed alimentavano i ghiacciai che si estesero notevolmente, favoriti da estati calde non come quelle di questi anni.

Negli inverni meno rigidi, le nevicate erano abbondanti, e contribuivano ad alimentare i ghiacciai. Nel lungo periodo della P.E.G., il clima non aveva tutti gli inverni ugualmente freddi: c’erano inverni molto rigidi ed altri miti, anche se i primi prevalevano sui secondi. Per intenderci, i rigidi inverni della P.E.G. erano più gelidi e lunghi di quelli del 1929 (gelido per 2 mesi) e quelli miti somigliavano ad inverni come il 1985.

Ma vediamo qualche dato dell’osservatorio del Gran S. Bernardo: durante la P.E.G. cadevano circa 7-8 metri di neve, e la temperatura media annua era inferiore ai -2,5°C. Sottolineo, come detto prima, non tutti gli inverni erano uguali.

Nel 1854-1874 ci fu un forte rialzo termico e la fine rapida della P.E.G., la temperatura media annua del ventennio balzò di oltre 1°C, probabilmente anche più, sino a -1,4°C medi annui, e quantità di neve media che cadeva a 890 cm, mentre le precipitazioni annue a 1503 mm.

Nei decenni successivi, quando la P.E.G. si è conclusa, si è avuto un graduale aumento termico ed un sensibile incremento delle precipitazioni. Già da fine ‘800 la neve media che cadeva all’anno era di 16 metri, e le precipitazioni medie salirono a 2000 mm.

Il dato interessante, e non poco, è che una espansione del ghiacciaio si era avuta nel periodo 1963-1989, anni che dovrebbero essere quelli del tanto pubblicizzato Global Warming. Negli anni ’70 prese una forte presa la notizia di una imminente Era Glaciale. E di questo ne parleremo prestissimo.

Nei ventennio 1986-2006 si è visto l’effetto di una fluttuazione climatica, una delle tante: la temperatura media annua sale a -0,4°C e le precipitazioni si innalzano a ben 2500 mm di pioggia. Si è avuta una contrazione sensibile del ghiacciaio, anche perché in molti anni sono diminuiti gli accumuli nevosi.

Ma la tendenza di questi anni vede una stazionarietà dei ghiacciai, che seppur ai minimi di questa fase storica, non arretrano, e le notevoli nevicate di quest’anno sono un buon auspicio per avere anche il 2014 con valori stazionari se non in incremento. Ma su ciò avrà una rilevante influenza il regime termico e pluviometrico di primavera e poi estate 2014.

Quello che non si dice è che i ghiacciai sono delle strutture viventi soggette ad importanti variazioni, visibili decennio dopo decennio, e che anche nei periodi freddi, i ghiacciai hanno avuto fasi alterne in espansione, contrazione e stazionarietà.

I dati che seguono sono post P.E.G., e sono riferiti al Gran S. Bernardo (2446 s.l.m):

–          la massima espansione del ghiacciaio si è avuta nel periodo 1813-1821

–          nel 1822-1842 contrazione

–          1843-1860 espansione

–          1862-1878 contrazione

–          1879-1898 espansione

–          1899-1910 contrazione

–          1911-1921 espansione

–          1922-1939 contrazione

–          1940-1945 stazionarietà

–          1963-1989 espansione.

Fonte Web: http://freddofili.it/14/03/2014/cause-ed-effetto-nei-ghiacciai-alpini-non-piu-in-ritirata/