Autore: Luigi Mariani
Data di pubblicazione: 25 Agosto 2017
Fonte originale: http://www.climatemonitor.it/?p=45586

 

Mi domando quale strana antropologia covi dietro a questo occhiello che faceva bella mostra di sè nella prima pagina delle cronache locali del Corriere della Sera:

“MALTEMPO: UN CENTINAIO DI INTERVENTI SULLE STRADE – Un fondale grigio per il clima instabile (tra pioggia e freddo) che stravolge l’estate

“Un altro posto. Quasi all’improvviso, a metà mattinata ieri Milano è cambiata. Non più abbagliata dal sole ma plumbea, non più torrida ma di colpo fredda, fin sotto i 20 gradi che hanno fatto ricomparire capi d’abbigliamento che sembravano dimenticati nei cassetti. E nel deserto urbano sono stati un centinaio di interventi di emergenza”

E quale strana umanità si nasconda dietro la “climatologia creativa” che appare in articoli di questo tipo:

Milano, l’estate delle tempeste lampo «Effetto dello choc climatico»

Una volta, prima dell’AGW, quelli descritti erano semplici temporali estivi, e con tranquillità li vedeva Leopardi (1), che proprio ottimista non era, in “la quiete dopo la tempesta”. Oggi invece mi pare di essere in una gabbia di matti: nessuna conoscenza di meteorologia e climatologia, nessuna nozione del fatto che tempo eclima non sono la stessa cosa e al contempo cavolate a gogo!

Spero solo che i miei concittadini, che fra qualche giorno ahimé ingombreranno tutto l’igombrabile con le loro stramaledette automobili, chiedano lo status di “profugo climatico”, oggi tanto di moda, e non rientrino dalle ferie o magari che la smettano una buona volta di far crescere in altezza la città enfatizzando a dismisura l’isola di calore urbano.

Ma sono solo pie illusioni…

(1) Nello Zibaldone, lo vedo citato su Wikipedia, Leopardi afferma che:
“Le convulsioni degli elementi e altri tali cose che cagionano l’affanno e il male del timore all’uomo naturale o civile […] si riconoscono per conducenti, e in certo modo necessarii alla felicità dei viventi, e quindi con ragione contenuti e collocati e ricevuti nell’ordine naturale, il qual mira in tutti i modi alla predetta felicità. E ciò non solo perch’essi mali danno risalto ai beni, e perché più si gusta la sanità dopo la malattia, e la calma dopo la tempesta: ma perché senza essi mali, i beni non sarebbero neppur beni a poco andare, venendo a noia […]”