Autore: Guido Guidi
Data di pubblicazione: 06 Febbraio 2019
Fonte originale: http://www.climatemonitor.it/?p=50204

Leggo da una scheda di approfondimento di una pubblicazione scolastica che “L’urgenza di trovare un sistema scientificamente rigoroso per rappresentare lo spazio si fece più pressante nel Quattrocento”. Si parla di pittura, ovviamente, e del geniale lavoro del Brunelleschi con cui “si ebbe la prima incontestata (dai contemporanei e fino a oggi) definizione della nuova scienza della rappresentazione: la prospettiva“.

Un mondo quindi che esigeva, ed esige, di essere rappresentato in modo scientificamente rigoroso. Nel linguaggio comune, il termine prospettiva, mutuato dal suo significato originale, implica la postura di guardare alle cose da diversi punti di vista ma, sempre con lo scopo di andare in profondità, di esporre con rigore e chiarezza se si tratta di spiegare, di analizzare con rigore se si tratta di comprendere.

Questa postura, purtroppo, in materia di scienza del clima sembra proprio non essere più di moda. Veniamo da un inizio d’anno in cui, puntualmente, nell’emisfero nord si è fatto sentire l’inverno e in quello sud ha dato grande prova di se l’estate, con la formidabile ondata di freddo nell’America del Nord e l’onda di calore patita in Australia. Abbandonati ormai da tempo la prudenza e il pudore, più o meno tutti gli esperti del settore, veri, presunti o in prestito, si sono da un lato affannati a fornire una giustificazione in chiave clima impazzito per le evoluzioni del Vortice Polare che ha portato il freddo sugli USA, e dall’altro applicati per fornire comunque la notizia di compensazione: farà pure freddo di qua, ma sapeste che caldo fa di là…

Bene, se la teoria del “freddo che viene dal caldo” è a dir poco decisamente debole in termini scientifici, l’attribuzione al Global Warming dell’onda di calore in Australia ha, almeno in apparenza, decisamente buon gioco, non fosse altro perché almeno si tratta di un evento che ha a che fare con il caldo. Ma, anche in questo caso, è tutta questione di prospettive. Perché, tanto per cambiare, il tempo non è il clima, freddo o caldo che sia.

Ci aiuta a capirlo con la solita efficacia di chi è abituato a guardare le cose in profondità lo scienziato Roy Spencer, che ha pubblicato un breve ma efficace post sul suo blog. Vediamo.

Alcune zone del pianeta, come parte dell’Australia e dell’Africa, hanno climi aridi e semi-aridi perché si trovano in zone dove, normalmente, persistono moti d’aria discendenti che risultano tali per la distribuzione della massa atmosferica e per la presenza, nelle aree limitrofe, di intensi moti d’aria ascendenti, quelli per intenderci da cui scaturiscono i temporali, che hanno il compito di portare verso l’alto il calore riemesso dalla superficie nelle dinamiche del bilancio radiativo delle aree sub-tropicali. Bene, l’aria che scende, inibisce la formazione delle nubi, favorendo quindi l’ingresso di una maggiore quantità di radiazione solare, comprimendo e al contempo riscaldando gli strati atmosferici più superficiali.

Che abbia fatto caldo, molto caldo, e che siano anche stati battuti dei record, è fuori discussione, ma forse la faccenda merita un approfondimento.

Durante l’onda di calore subita da una parte dell’Australia, erano presenti, quasi tutto intorno al continente, intensi moti ascendenti, per il passaggio dell’onda convettiva equatoriale (Madden Julien Oscillation), nelle fasi 4, 5 e 6, come dimostrano le figure qui sotto:

Schema MJO

Zone MJO

MJO 27 Dicembre – 4 Febbraio, fonte BOM http://www.bom.gov.au/climate/mjo/

Quindi, basta guardare l’immagine delle anomalie di temperatura per l’Australia e l’oceano ad essa circostante durante l’onda di calore, per notare come quasi tutto il mare attorno sia stato per gennaio in anomalia negativa, a causa dei sistemi convettivi presenti sul mare. Questi non solo hanno generato i moti discendenti sulla terraferma, ma con le loro piogge hanno rilasciato il calore latente che ha contribuito ad esacerbare l’onda di calore.

Aggiungi a tutto questo il non trascurabile fatto che si trattava del picco dell’estate, ed ecco che attribuire le anomalie fredde al tempo e quelle calde al clima che cambia, è, appunto, incapacità o mancanza di volontà di guardare le cose nella giusta prospettiva.

Se si tratti di essere dei cialtroni o di perseguire un’agenda non lo so, ma ho qualche sospetto.

Enjoy.