Oggi, andiamo a vedere di quanto si è raffreddato l’Artico. In questo momento siamo a -0.72 °C sotto la media del periodo 1981-2010 (dati UAH). Nonostante le sirene suonino sempre allarmate sulla questione global warming, in Artico non faceva così freddo dal 2005, un periodo sotto l’influenza de La Nina, un raffreddamento della superficie del Pacifico tropicale. Dicevamo una temperatura attuale di -0.72 °C raggiunto, tra l’altro, in un periodo ancora sotto l’influenza di El Nino (riscaldamento della superficie del Pacifico tropicale).
Quindi, quel gradino che sarebbe rimasto irraggiungibile di -0.5 °C per quanto riguarda l’Artico e dichiarato nel database di partenza dagli alarmisti AGW, è ora stato violato, il che ci riporta indietro nel periodo che era la normalità, dopo il 1979, quando sono iniziati i rilevamenti delle temperature satellitari. Se osservate il grafico allegato poco sotto, l’unico periodo dove abbiamo oltrepassato il set di volatilità della temperatura 1979-1981 è stato durante l’evento del super El Nino del 2016, il che ci fa pensare che forse quella volatilità di quel periodo 1979-1981 non era poi così meno ampia di quella attuale.
In questo momento nell’emisfero settentrionale abbiamo anche una massa nevosa che rimane abbondantemente al di sopra della norma. Con l’avanzare della stagione, quando tutta la neve si sarà sciolta e la maggior parte di essa andrà a fluire negli oceani, riverserà acque gelide e dolci che andranno a raffreddare ulteriormente l’acqua, sia del Pacifico che dell’Atlantico settentrionale.
Il trend al ribasso delle temperature iniziato dal 2016, dopo il super Enso, è ora condizionato, si da un “cambiamento climatico” ma naturale, e che in questa occasione ci porterà ulteriormente verso una diminuzione della temperatura globale, mentre ci avviciniamo sempre più al Gran Solar Minimum.
Inoltre, molte volte, abbiamo citato nei nostri articoli come il clima sia condizionato dall’andamento dell’attività solare. Più sarà lunga la bassa attività solare e più il clima ne risentirà raffreddandosi. Inizierà appunto dalle zone più a nord del pianeta per poi propagarsi verso latitudini più basse.