Benvenuti a questo articolo per approfondire bene il clima del nostro paese e che contraddistingue tutta l’area del Mediterraneo. Innanzitutto bisogna individuare in quale area del globo è localizzato: si trova in Europa occidentale, una zona che si affaccia sull’Oceano Atlantico; grazie alla rotazione della Terra da ovest verso est rimane fortemente influenzata da correnti sud occidentali, le quali trasportano aria mite dalle zone sub tropicali.
Non a caso Londra, posta alla stessa latitudine del gelido Labrador , ha una temperatura media di gennaio positiva (3.5 gradi) e nevicate occasionali, per nulla continue. La città di Brest, capoluogo della Bretagna francese, può avere in gennaio temperature fino a 17-18 gradi se in presenza di forti venti da sud ovest. Insomma, per farvi capire, in Europa occidentale è piuttosto mite anche oltre il 50 esimo parallelo, figuratevi in un mare chiuso che si estende per la maggiore al di sotto del 40esimo come il Mediterraneo…
Dopodiché in area mediterranea dobbiamo distinguere il clima che contraddistingue le montagne , le zone di pianura interne e quelle costiere (mediterraneo vero e proprio).
In particolare, in Italia abbiano 8 climi diversi:
La predominante riguarda il Mediterraneo classico: comprende il temperato sublitoraneo (zone interne collinari di Toscana, Umbria, Lazio, Campania , Molise, Basilicata) caratterizzate da estati calde e secche, ed inverni freschi (ma non freddi) non troppo umidi. È il clima che si ha in città come Siena, Firenze, Perugia, Viterbo, Frosinone.
Poi abbiamo il temperato caldo, contrassegnato da estati calde ed inverni miti. Comprende gran parte delle zone costiere del centro sud e città come Roma, Bari, Sassari, Genova.
Un clima quasi tropicale (sub tropicale) lo troviamo lungo alcuni tratti delle coste campane (golfo di Napoli, penisola sorrentina), coste calabre centro meridionali, tutta la fascia costiera siciliana e la fascia costiera centro meridionale della Sardegna. Qui l’inverno è un’utopia, molto mite e secco. Le estati sono calde e molto lunghe.
Poi, tolta questa fetta che va per la maggiore, abbiamo il clima sub-continentale (non un vero continentale, ma più mite) che abbraccia l’intera Pianura Padana, Alto Adriatico e alcune zone interne montuose del centro sud (L’Aquila, Campobasso e Potenza); qui gli inverni sono freddini e la neve non manca, ma non è per nulla continua (contrariamente al vero clima continentale che troviamo ad esempio in est Europa). Non mancano in inverno periodi miti e soleggiati; le estati sono calde e afose, ma con una maggior frequenza di episodi temporaleschi rinfrescanti rispetto alla zona mediterranea.
Dopo, troviamo la zona temperato-fresca, che riguarda le zone medio alte dell’appennino e buona parte delle vallate alpine (vedi Val Pusteria ad esempio). Essa ha un clima freddo e molto nevoso in inverno; fresco in estate con temporali pomeridiani ,anche se non mancano brevi periodi caldi.
Ancora più in alto troviamo il clima freddo, tipico delle cime più alte dell’appennino (oltre 2200 metri) e nelle vallate più alte delle Alpi (oltre 1600 metri). Qui gli inverni sono molto freddi e nevosi; le estati decisamente fresche, con frequenti temporali pomeridiani. Di tanto in tanto avvengono spolverate di neve anche in estate.
In ultimo, abbiamo la zona glaciale, che riguarda solo le Alpi (eccezion fatta per la vetta del Gran Sasso). Qui il clima è glaciale appunto, con temperature vicine allo zero anche in estate e possibilità di nevicate anche in luglio e agosto. Insomma, il clima che si ha nell’Artico. In inverno si arriva facilmente a -30 ed oltre.
Vista questa “carrellata”, balza subito all’occhio quanto sia vario il clima italiano. In secondo luogo, si evidenzia come per la gran parte si ha un clima mediterraneo molto mite, a tratti tropicale.
Gli inverni davvero freddi sono un’eccezione che capita una volta ogni 30 anni circa.
La norma è avere inverni miti e piovosi (con neve su Alpi e Appennini). Al passaggio della perturbazione arriva aria più fredda che porta gelate in pianura al nord ed al centro. Poi, occasionalmente, al successivo passaggio perturbato, se il cuscinetto freddo regge, nevica in pianura Padana. Spesso comunque capita che va in pioggia via via che l’aria mite avanza. Nel mezzo, quelle 2-3 irruzioni artiche l’anno di media arrivano, a seguito di fisiologici indebolimenti del flusso zonale. Neve che comunque rimane confinata alle zone collinari del centro e del sud. Eventi come nevicate in pianura rimangono nell’ordine dell’eccezionalità.
Sotto le immagini delle condizioni bariche medie dei mesi di gennaio e febbraio in Europa (tanto per rispondere a chi afferma “non ci sono più gli inverni di una volta”).
Come si può ben vedere, gennaio e febbraio non sono affatto mesi freddi in Europa occidentale. Il gelo rimane confinato in Scandinavia e in Russia. Da notare il pattern Scand+ in gennaio e l’espansione dell’anticiclone siberiano in febbraio. Tuttavia non significa che il freddo venga da noi, per quanto si avvicini. Solo occasionalmente, in certi anni, si ha un’espansione dell’anticiclone siberiano in Europa con forti ondate di gelo. Per il resto, nella maggior parte dei casi l’inverno trascorre intervallato tra flusso mite atlantico ed alta pressione. Ogni tanto ondulazioni della corrente a getto polare portano maggiori contributi di aria artica con pioggia e neve a bassa quota; dopo pochi giorni si ristabilisce il flusso zonale. Anche negli anni con ondate di gelo importanti, nelle settimane precedenti e posteriori all’evento prevale il flusso atlantico mite.
In conclusione spero abbiate capito bene come funziona il clima europeo. Chi si aspetta ondate di freddo per tre mesi consecutivi è totalmente fuori strada. Nemmeno durante il minimo di Maunder e Wolf tutti gli inverni erano gelidi e nevosi. Erano mediamente più freddi, ma ben lontani dall’essere gelidi in continuazione. Gli unici inverni con 3-4 mesi di gelo continuato sono stati il 1406 ed il 1709, uno ogni 300 anni…
A presto
Alessio
P.s: le situazioni bariche medie postate sopra sono state elaborate in 100 anni di osservazioni (dal 1890 al 1990… alla faccia del global warming, è cambiato davvero poco il clima… ). Le immagini sono state prese da un libro di meteorologia e clima “I quaderni dei Glenans” acquistato nel 2008 (prima edizione pubblicata nel 1993).
Lo consiglio per chi volesse approfondire il clima europeo.