Ora è ufficiale, El Nino è iniziato e si prospetta molto intenso.
Per analizzare ciò, prendo spunto da un articolo pubblicato su severewhetarher.com di cui tradurrò alcune parti interessanti.
Per cominciare, dall’immagine sopra si può ben vedere come El Nino sia ormai cominciato.
Vediamo ora l’ultimo forecast di Ecmwf. Secondo l’autorevole modello, El Nino si prospetta di tipo “strong”, toccando anomalie diffuse medie fino a 3 gradi C. tra dicembre e gennaio.
Oltre a ciò, numerosi parametri ci indicano un evento molto intenso, forse maggiore e duraturo di quanto prospettato dai vari modelli. In primis, il calore degli oceani in profondità è davvero enorme. In particolare in zona 1+2 El Nino troviamo anomalie positive fino a 6-7 gradi C., a dir poco straordinarie… e nell’immagine sotto eravamo ancora ad aprile…
La tendenza per il contenuto di calore oceanico sotto il livello del mare nella zona Enso prospetta una situazione esplosiva: valori estremi, da fondo scala, che indicherebbero lo sviluppo di un El Nino maggiore delle aspettative che già lo vedono forte al 56%.
In generale il contenuto degli oceani, soprattutto tropicali, è aumentato considerevolmente.
Attenzione, non stiamo parlando della temperatura dell’aria, ma di quella oceanica, in particolare delle profondità marine. Tutto questo ci suggerisce che qualcosa di endogeno determina le variazioni di calore negli oceani, molto più della temperatura atmosferica e dell’irraggiamento solare.
Da notare come il calore che va ad alimentare El Nino si generi in profondità, non a livello di superficie marina. Un calore che inizia a svilupparsi a 8-900 metri di profondità (dove non arrivano né irraggiamento solare, né correnti marine, né correnti d’aria) non può essere determinato da fattori atmosferici.
È evidente che questo aumento di calore dei mari sia dovuto a un sostanziale incremento dell’attività vulcanica e geotermica sottomarina.
Altrimenti non si spiega, c’è poco da arrampicarsi sugli specchi… Interessante su questo argomento un nostro articolo dal titolo: RECENTI ONDATE DI CALORE MARINO SONO STATE CAUSATE DA ERUZIONI VULCANICHE SOTTOMARINE, NON DALLA CO2 ANTROPICA
Ciò implica che stiamo andando verso un picco di attività vulcanica terrestre, la quale nel breve medio termine presenterà probabilmente anche importanti eruzioni su terraferma…
Nel breve, tutto questo calore oceanico si tradurrà nei prossimi mesi in un enorme incremento di vapore acqueo in atmosfera. In particolare la corrente a getto subtropicale sarà super satura di vapore. Per chi vive negli Stati Uniti centro meridionali ed in Europa centro meridionale il rischio di estreme alluvioni sarà elevato il prossimo autunno.
Le ultime proiezioni per il trimestre autunnale vedono un pattern da Ao- e Nao + : anticicloni persistenti tra Groenlandia/Oceano Artico/Scandinavia e su Alaska meridionale/Canada occidentale. Bassa pressione prevalente sugli Usa centro occidentali e sul Nord Atlantico/Europa occidentale. Per quanto ci riguarda, si prospetta una bassa islandese molto forte e piuttosto fresca. Corrente subtropicale ultra satura di umidità risucchiata in direzione dell’Europa meridionale e del Mediterraneo; così come in direzione degli Usa meridionali. Queste aree saranno a serio rischio alluvioni. Tanta neve prevista su Alpi, Pirenei, Highlands scozzesi e Montagne Rocciose/Sierra Nevada.
In conclusione, si prospetta un severo cambio climatico alle porte. Soprattutto l’elevato vapore acqueo in atmosfera determinerà ingenti accumuli nevosi nelle aree esposte (catene montuose, zone sub polari e artiche); in un trend che vedrà un progressivo accumulo di ghiaccio continentale. Ricordiamo che elevati accumuli di ghiaccio e neve che non arrivano a sciogliersi durante l’estate (ed anzi vedono nuove nevicate durante questo periodo), sono un fattore determinante nel raffreddare il clima terrestre: più ghiaccio/più calore rifratto verso lo spazio (albedo); più ghiaccio/maggior perdita di calore nella colonna d’aria; più ghiaccio/più acqua fredda dolce che raffredda gli oceani settentrionali e rallenta la circolazione termoalina. Per fare un esempio concreto, più il ghiaccio è spesso ed esteso (ad esempio 20/30 metri di spessore), maggiormente accumula freddo al suo interno e diventa un serbatoio di aria fredda. Inoltre 30 metri di neve su una superficie estesa, anche se a fine estate diventano 10, lo scioglimento parziale determina una elevata perdita di calore atmosferico e tantissima acqua fredda dolce che si è riversata nel mare. Facciamo attenzione quindi nei prossimi mesi/anni. Quando il ghiaccio inizia ad accumularsi ed ispessirsi rapidamente il raffreddamento climatico può diventare molto improvviso.
Ricordatelo sempre, il principale driver di raffreddamento climatico è l’espansione rapida dei ghiacci continentali connesso ad una forte evaporazione oceanica, che è l’ingrediente fondamentale per nevicate molto forti e persistenti. Infine, più vapore acqueo significa più copertura nuvolosa e precipitazioni globali, riducendo così l’assorbimento del calore da parte di suolo e mari (ulteriore input di raffreddamento). Senza contare che nevicate forti e durature rovesciano enormi quantità di aria fredda dall’alta atmosfera verso i bassi strati. Se ne parla in questo interessante articolo pubblicato da Attività Solare: L’ATTIVITÀ DI EL NIÑO È CORRELATA ALLE ERE GLACIALI
Insomma, la realtà è ben lontana da quello che ci raccontano in TV; soprattutto associare il calore contenuto negli oceani alle attività antropiche è una grande menzogna, considerando che si accumula per la maggiore nelle profondità marine e non sulla superficie marina a contatto con l’aria. In verità sono i raffreddamenti climatici che iniziano così; ad esempio, ad inizio 1300 la Peg cominciò con un El Nino strong estremo dal 1313 al 1318. In Europa ciò si tradusse in continue piogge alluvionali, soprattutto in primavera ed estate, che spazzarono via interi paesi, uccidendo decine di migliaia di persone. E mentre in pianura diluviava in continuazione con temperature sotto media, sulle Alpi, in Scandinavia ed in Groenlandia tutta quella pioggia si trasformava in nevicate mastodontiche. Nel giro di 3-4 anni si svilupparono enormi ed estesi ghiacciai che invasero anche i fondovalle obbligando molti abitanti di tali aree ad essere abbandonate rapidamente (vedasi le fattorie Groenlandesi, ma anche molti paesi alpini e delle zone interne della Scandinavia che fino ad allora non avevano avuto problemi a coltivare grano e cereali…). Giro di boa importante sarà vedere se persisterà El Nino anche per tutto il 2024, con la stessa potenza. Se entrerà in regime strong di persistenza (come durante le fasi più crude della Peg), i problemi diventeranno molto seri. In sostanza, l’optimum climatico sta finendo…
A presto
Alessio