Vorrei aprire questa seconda parte di riflessioni sul comportamento della stratosfera, spiegando i veri motivi per cui i ghiacci polari arrancano nella ripresa, dimostrando tuttavia un processo di raffreddamento già in atto da tempo (vedi stratosfera), ma in netta accelerazione negli ultimi anni.

Intanto, per quanto il meno influente, c’è da sottolineare un costante e moderato vulcanismo marino, che si estende dalla Groenlandia orientale fino alle coste della Siberia, rilasciando discrete quantità di calore in acqua. Bisogna poi tener conto che l’acqua ha un elevato coefficiente termico, quindi raffredda o riscalda in modo estremamente lento; facendo una classifica, la prima a raffreddarsi è l’alta atmosfera, poi dopo un po’ le terre continentali, e per ultimo, gli oceani. Molto importante è osservare l’andamento del campo magnetico terrestre, in quanto nei casi di forte indebolimento, come adesso, accelerano e aumentano i movimenti crostali. Il 2016, ad esempio, in Italia (e non solo), è stato un annus horribilis per quanto riguarda i terremoti.

Il Polo Nord Magnetico è stato scoperto dagli scienziati nel 1831. Dal 1904, il Polo ha iniziato lo spostamento a nordest ad un ritmo costante di circa 9 miglia (15 chilometri) all’anno. Nel 1989 si è avuta una accelerazione, e nel 2007 gli scienziati hanno confermato che il Polo è al galoppo verso la Siberia a 34,37 miglia (55,60 chilometri) l’anno. Allo stato attuale, il polo nord magnetico si trova nel mezzo del Mar Glaciale Artico, quasi a coincidere con quello geografico. Da notare la crescita esponenziale della velocità con cui si sta spostando verso la Siberia.

 

 

Inoltre, il Polo Nord Geografico ha invertito la rotta tenuta fino ad oggi e le cui misurazioni erano iniziate nel 1899. In questi 100 anni e più, infatti, era stato certificato uno spostamento verso il Canada, ma dal 2003 il Polo sta migrando verso la Gran Bretagna alla velocità di 17 cm l’anno, in accelerazione.

Questi spostamenti, costringono la Groenlandia a spostarsi ulteriormente verso nord, mentre l’Europa si estende verso est, l’asse terrestre si inclina ; ciascun movimento aumenta l’afflusso di acque più calde dall’Atlantico nel mar glaciale Artico, favorendone lo scioglimento, e inibendo l’espansione della calotta. Inoltre, quest’acqua più temperata (alla temperatura di 8-10 C°, che viene pescata dal Nord Atlantico) libera in atmosfera polare calore, facendo aumentare le temperature medie artiche di circa 2,5 C° negli ultimi 20 anni, insieme all’aumento delle ondulazioni del jet stream, che provoca frequenti rimonte altopressorie nel circolo polare artico e quindi, maggiori apporti di aria calda (situazione tipica delle fasi iniziali di raffreddamento). Al contrario in Antartide, isolato dalla Corrente Circumpolare Antartica, nonché piattaforma continentale, il raffreddamento è cominciato circa vent’anni fa; senza contare che gran parte del Plateau antartico è a quote di alta montagna (il Polo Sud si trova a 2800 metri di altezza) e più si è in alto, e più il freddo arriva prima.

La cosa si può osservare bene durante le irruzioni di aria fredda: mentre in pianura il calo termico è lento, in quota è quasi istantaneo.

Un altro fattore da tenere presente: quando inizia a diminuire il calore atmosferico, i mari, per il principio di riequilibrio termico, tendono a rilasciare una maggior quantità di calore, una sorta di effetto” ribollita”, che maschera per un certo periodo di tempo il calo della temperatura, a seconda di quanto esso sia intenso. Nel momento in cui l’effetto ribollita è finito, l’oceano va incontro ad un rapido raffreddamento. Si può fare un esempio pratico: mettiamo una pentola con dell’acqua sul fuoco e la riscaldiamo un bel po’. Spegniamo il fornello e vediamo che stranamente, il vapore acqueo emesso, è maggiore che con la fiamma accesa, e la temperatura dell’acqua continua ad aumentare ancora per un po’. Nel momento in cui il vapore acqueo cessa, si ha un rapido calo della temperatura dell’acqua. Ciò spiega perché un raffreddamento climatico può partire anche all’improvviso, una volta che l’oceano dissipa il calore in eccesso, che faceva da tampone.
Fatto sta, dal 2012 ad oggi, lo spessore dei ghiacci polari è aumentato di 2,5 volte, da fine 2015 la Groenlandia accumula ghiaccio, (quest’anno superando ogni record precedente). Dopo il picco di calore nell’artico raggiunto nel periodo 2007-2012 (e comunque più basso di quello avuto negli anni ’40 e ’50), dal 2013 le temperature polari si stanno gradualmente abbassando, tanto che quell’anno i ghiacci recuperarono ben il 40% di estensione rispetto 2012.

Poi vorrei sapere come mai lo scorso inverno, il centro climatologico danese, ha rimosso i dati del ghiaccio al 30%, che dopo tanti anni erano tornati sopra media.

Ritornando al 2012, evidenzio come a seguito del minimo dei ghiacci polari, insieme ad un’importante perdita di ghiaccio dalla Groenlandia e dai ghiacciai canadesi, si sono iniziate a formare le prime pozze di acqua fredda persistenti in Atlantico ed un progressivo arretramento della Corrente del Golfo; l’inverno 2012/2013 vede un ulteriore rinforzo del vortice polare, a cui seguono una primavera fredda in Europa ed un’estate sottotono. Nella primavera del 2015 si forma il “blob atlantico” e si assiste, in un solo anno, ad un consistente indebolimento della circolazione termoalina Nord-Atlantica.

Si assiste allo sviluppo di un Nino eccezionale, e l’inverno 2015/2016 registra il vortice polare più freddo e potente da quando si effettuano le registrazioni (1979). Sottolineo come i periodi di raffreddamento partano dai poli, in questo modo: man a mano che il vortice polare si raffredda, si compatta e approfondisce. La cella polare si appesantisce e si abbassa (si stima che il margine superiore della cella polare Antartica si sia abbassato di ben 9 km negli ultimi trent’anni; di meno, ma anche quella polare Artica si è abbassata di alcuni km, in accelerazione). Di conseguenza, la cella polare diviene sempre meno incline a scambi di calore con la cella tropicale di Hadley; con minori apporti refrigeranti, la cella equatoriale si gonfia e si alza, determinando a sua volta una diminuzione del calore ceduto ai poli. Scambi tra cella polare e di Hadley che si alterano primariamente in stratosfera, per poi propagarsi in troposfera.

Eloquente e preoccupante, nell’ultimo anno i venti stratosferici equatoriali (QBO), NON SI SONO INVERTITI, MA HANNO CONTINUATO E TUTTORA STANNO CONTINUANDO LA FASE POSITIVA.

 

Ci rivediamo alla terza e ultima parte degli articoli sul freddo in stratosfera.

 

Per chi volesse leggere la prima parte: http://www.attivitasolare.com/analisi-raffreddamento-stratosfera-1-parte/

 

Alessio