Di Vincenzo Zamboni – Fisico – 17 Ottobre 2019
Viene prospettata una tassa sulla plastica. È una tassa di un euro al kilogrammo su plastica e imballaggi.
Si tratta di una tassa sul consumo che verrà pagata dagli italiani. La tesi fallace e colpevolizzante del cambiamento climatico ingiustamente presunto antropico serve anche a questo, a produrre una austerità (economicamente dannosa per l’economia) colorata di ambientalismo, per renderla più accettabile.
Eppure non è necessaria: la soluzione tecnica esiste, perché le plastiche attualmente in commercio sono sostituibili da bioplastiche biodegradabili, eliminando i problemi dei rischi per la salute e per lo smaltimento dei materiali.
La bioplastica prodotta dalla canapa è più resistente di quelle sintetiche prodotte dal petrolio, tant’è vero che già negli anni ’30 Henry Ford la impiegò per realizzare la carrozzeria di una sua automobile, più leggera di quella metallica e quindi con prestazioni migliori.
La bioplastica risulta anche molto adatta all’impiego nel settore della stampa 3D.
Un grande produttore di bioplastiche atossiche è da molto tempo la Cina, che le impiega per custodie dei cellulari, occhiali, vasi, giocattoli, contenitori per alimenti e molte componenti della microelettronica.
In Italia la ditta Kanesis ha inventato un particolare tipo di bioplastica, detta “hempbioplastic”, ricavata dalla miscela di vari scarti vegetali, con particolari doti di resistenza, leggerezza e che per la sua biodegradabilità non dà origine a nuovi rifiuti.