Solo qualche giorno fa, abbiamo pubblicato (Enzo in particolare) questo post, in cui ha riportato alcuni articoli che riguardano la scienza diffusa dalla NASA.
Il pezzo di oggi è un affondo su uno degli articoli riportati da Enzo – precisamente questo: NASA Study: Mass Gains of Antarctic Ice Sheet Greater than Losses | NASA, che parla di uno studio che si è occupato dello stato di salute dei ghiacci del Continente Antartico.
I risultati di questo studio sono racchiusi nella frase di apertura:
Un nuovo studio della NASA dice che un aumento nell’accumulo di neve nell’Antartico, cominciato 10.000 anni fa, sta attualmente aggiungendo sufficiente ghiaccio nel continente da superare l’aumento delle perdite dai suoi ghiacciai in assottigliamento.
In sostanza, nel complesso, sembra che i ghiacci continentali dell’Antartico godano di ottima salute. Non da oggi, ma frutto di un processo cominciato 10.000 anni fa.
Se entriamo nel dettaglio della ricerca, confrontata anche con altri studi, compresi alcuni dati pubblicati sul report dell’IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change, ndr), troviamo alcune concordanze, ma anche disaccordi.
Sembra, infatti, che la dinamica dei ghiacciai nel continente antartico sia differente, a seconda delle zone. Così, scopriamo che:
“Siamo sostanzialmente in accordo con altri studi che mostrano un aumento nella perdita di ghiaccio nella Penisola Antartica e nelle regioni dell’Ovest Antartico”, ha detto Jay Zwally, un glaciologo che lavora per un Centro della NASA, il Goddard Space Flight Center di Greenbelt, nel Maryland, e principale autore dello studio, che è stato pubblicato il 30 Ottobre su Journal of Glaciology. “Il nostro principale disaccordo è per la regione Est dell’Antartico e la zona interna della regione Ovest – dove vediamo un aumento di ghiaccio che supera le perdite nelle altre zone”. Zwally ha aggiunto che il suo gruppo “ha misurato piccoli cambiamenti in altezza su ampie aree, come grandi cambiamenti su aree più piccole”.
In quest’ultima frase sta il punto. I dati a cui tale gruppo di ricerca ha fatto riferimento riguardano i cambiamenti nell’altezza della superficie dei ghiacci, attraverso rilevamenti satellitari.
Tali ricercatori hanno successivamente integrato tali informazioni con dati meteorologici, partendo dal 1979…
…per mostrare che la caduta di neve nell’Est Antartico è di fatto diminuita di 11 bilioni di tonnellate all’anno, durante entrambi i periodi, rispettivamente dal 1992 al 2001 e dal 2003 al 2008. Essi hanno anche utilizzato informazioni sull’accumulo nevoso lungo decine di migliaia di anni, dati ottenuti da altri scienziati dai carotaggi, per concludere che l’Antartico Est si sta ispessendo da un tempo davvero lungo.
“Al termine dell’ultima glaciazione, l’aria divenne più calda e portò più umidità attraverso il continente, raddoppiando la quantità di neve caduta sullo strato di ghiaccio”, ha detto Zwally.
La caduta di neve extra che è cominciata 10.000 anni fa, si è lentamente accumulata sugli strati di ghiaccio e si è compattata in ghiaccio solido lungo i millenni, ispessendo il ghiaccio nell’Antartico Est e nella regione interna dell’Antartico Ovest ad una velocità media di 1.7 cm all’anno. Questo piccolo ispessimento, sostenuto per migliaia di anni e spalmato su una vasta ed espansa regione di questi settori dell’Antartico, corrisponde ad un aumento di ghiaccio davvero ampio – sufficiente a controbilanciare le perdite dai ghiacci in rapido movimento in altre parti del continente e riducendo l’innalzamento del livello del mare su scala globale.
Il gruppo di Zwally ha calcolato che la massa guadagnata dall’ispessimento dell’Antartico Est è rimasta stabile dal 1992 al 2008, attorno a 200 bilioni di tonnellata all’anno, mentre le perdite di ghiaccio dalle regioni costiere dell’Antartico Ovest e della Penisola Antartica sono aumentate di 65 bilioni di tonnellate all’anno.
“La buona notizia è che l’Antartico, al momento attuale, non sta contribuendo attivamente all’aumento del livello del mare, ma ne sta portando via 0.23 millimetri all’anno”, dice Zwally. “Ma questa è anche una cattiva notizia. Se gli 0.27 millimetri all’anno di aumento del livello del mare attribuito all’Antartico riportato dal documento dell’IPCC non deriva dall’Antartico, ci deve essere un qualche altro contributo che non è stato ancora scoperto”.
Ricapitoliamo. Secondo questi dati, i ghiacci del Polo Sud non si stanno sciogliendo sotto i nostri occhi e quindi non c’è motivo di pensare che ci sarà un aumento del livello del mare. Anzi, sembra che il processo di ispessimento stia anzi prendendo acqua dal mare.
Certo, l’ultima frase apre un interrogativo (per noi che conosciamo l’IPCC… 😉 ): come sarà stato calcolato l’aumento del livello delle acque dal Panel Intergovernativo?
L’articolo si conclude con una riflessione doverosa quanto importante: gli strumenti a disposizione dei gruppi di ricerca per compiere le misurazioni. Va sempre considerato che tutto quanto noi conosciamo in questo ambito (come in altri campi della scienza) è strettamente legato alla sensibilità degli strumenti di misurazione, alla loro affidabilità, alla loro sostenibilità economica. Volendo si aprirebbe una discussione di filosofia della scienza sul rapporto fra dati a disposizione, strumenti per rilevarli e ruolo dello sperimentatore. Tutti aspetti che incidono sulle conclusioni scientifiche a cui i ricercatori posso arrivare.
Tornando all’articolo, si fa presente come sia difficoltoso misurare le variazioni nell’altezza dei ghiacci. Ecco perché…
…la NASA sta sviluppando una nuova missione satellitare, il cui lancio avverrà nel 2018, che dovrebbe permettere di rilevare cambiamenti nell’altezza dei ghiacci dello spessore di un tratto di matita del 2, come ha riportato Tom Neuman, il glaciologo che sta prendendo parte a tale progetto. “Contribuirà a risolvere il problema dell’equilibrio della massa dell’Antartico, fornendo registrazioni a lungo termine dei cambiamenti nell’elevazione”.
Sara Maria Maestroni.