I flare/brillamenti consistono in violente eruzioni di materia da una stella che sprigionano un’energia equivalente a varie decine di milioni di bombe atomiche: la radiazione emessa da questi fenomeni dal nostro Sole può rappresentare un pericolo per i veicoli spaziali in orbita, e può interferire (in modo più o meno significativo) con le comunicazioni radio sulla Terra.
La NASA ha scoperto qualcosa di davvero sorprendente: la più pericolosa, violenta, incandescente, e lunga sequenza di flare mai rilevata da una vicina nana rossa. L’esplosione iniziale della serie è stata quantificata come 10.000 volte più potente del più forte flare solare mai registrato.
“Ritenevamo che i maggiori eventi delle nane rosse durassero non più di un giorno, ma Swift ha rilevato almeno 7 potenti esplosioni durante un periodo di due settimane,” dichiara Stephen Drake, astrofisico al Goddard Space Flight Center NASA. “E’ stato un evento molto complesso.” Al suo apice, il flare ha raggiunto temperature di 200 milioni di gradi Celsius, oltre 12 volte più incandescente del centro del Sole. Il “superflare” è avvenuto su una delle due stelle di un sistema binario detto DG Canum Venaticorum (DG CVn), a 60 anni luce da noi. Entrambe le stelle sono nane rosse con masse e dimensioni pari a circa un terzo del nostro Sole. Orbitano intorno ad un’altra stella a circa tre volte la distanza media tra Terra e Sole, quindi troppo vicine perché Swift possa determinare quale delle due ha effettivamente emesso i flare.
Flare Solare di Classe M6.0
“Questo sistema è poco studiato perché non era nella lista di stelle in grado di produrre brillamenti“, dichiara Rachel Osten, dello Space Telescope Science Institute, scienziato del progetto James Webb Space Telescope NASA. Secondo gli astronomi DG CVn sarebbe nata circa 30 milioni di anni fa, cioè ha meno dello 0,7% dell’età del nostro Sistema Solare ma i meccanismi che innescano i brillamenti sono gli stessi che avvengono nel Sole.
Intorno alle regioni attive dell’atmosfera della stella, i campi magnetici diventano distorti, accumulando energia. Alla fine, avvieneun processo chiamato “riconnessione magnetica“, per cui i campi si destabilizzano con un rilascio esplosivo dell’energia accumulata, producendo i flare. L’esplosione emette radiazioni che vanno dalle onde radio al visibile, dall’ultravioletto ai raggi X. E’ stato alle 09:07 UTC del 23 aprile scorso che un’ondata di raggi X proveniente da DG CVn ha innescato il Burst Alert Telescope (BAT) a bordo di Swift. “Per circa tre minuti la luminosità dei raggi X del superflare era superiore alla luminosità di entrambe le stelle in tutte le lunghezze d’onda in condizioni normali,” dichiara Adam Kowalski del Goddard Space Flight Center NASA. “I flares da nane rosse grandi come queste sono estremamente rari.“
I brillamenti solari sono classificati in base alla loro emissioni di raggi X: i più potenti sono detti di classe X. “Il più intenso mai visto si è verificato a novembre 2003 ed è stato classificato come X 45“, spiega Drake. “Il flare su DG CVn, se visto da un pianeta alla stessa distanza della Terra rispetto al Sole, sarebbe stato circa 10.000 volte più grande di questo, con una classificazione di circa X 100.000.”