Autore: Guido Guidi
Data di pubblicazione: 28 Febbraio 2021
Fonte originale: http://www.climatemonitor.it/?p=54480
Negli ultimi tempi si sente molto parlare della circolazione oceanica in tema di clima che cambia, nello specifico dell’AMOC, cioè dell’Atlantic Meridional Overturning Circulation e della sua parte più nota che scorre in superficie, la Corrente del Golfo.
E’ questo un argomento che torna ogni tanto alla ribalta, che si tratti di ricerca (cosa buona e giusta) o di speculazione mediatica (cosa molto meno interessante), come nel caso del blockbuster The Day After Tomorrow, di cui tra l’altro su queste pagine trovate diverse ehm… recensioni :-).
Per questa domenica ormai quasi finita, vi consiglio quindi qualche lettura sull’argomento, da farsi però tenendo conto di un paio di elementi di conoscenza non banali che difficilmente vengono ricordati:
- La circolazione termoalina, cioè il complesso sistema di correnti oceaniche di superficie e di profondità, dipende, come appare chiaro dal nome, sia dalla temperatura che dalla salinità ma è messo in moto al pari della circolazione atmosferica dai moti astronomici del pianeta che condizionano la redistribuzione del calore sulla Terra. Tra tutti, la rotazione attorno all’asse e la conseguente forza di coriolis. Le variazioni di temperatura e di salinità quindi certamente condizionano questi moti, ma per fermarli bisognerebbe anche fermare il pianeta.
- Quanto sopra non impedisce che questi moti possano cambiare, anzi il loro cambiamento è alla base delle evoluzioni del clima, appunto come effetto diretto degli input astronomici. Nello specifico, un eventuale rallentamento della Corrente del Golfo, imputabile a variazioni di salinità indotte dal riversamento di acque dolci nel Nord Atlantico provenienti dallo scioglimento delle masse glaciali terrestri (non marine!), comporterebbe delle modifiche alla circolazione atmosferica tali da favorire un raffreddamento di una parte consistente delle terre emerse dell’emisfero settentrionale. E’ questo un meccanismo che si pensa possa essere all’origine di trend millenari che poi conducono all’incipit delle fasi glaciali.
Fatte queste premesse, ecco le letture per la domenica.
Prima un paper uscito di recente in cui, ricorrendo a dati di prossimità e simulazioni modellistiche si giunge alla conclusione che l’AMOC sarebbe ora ai suoi minimi del millennio. L’accelerazione del rallentamento (scusate il gioco di parole), sarebbe però arrivata nelle ultime decadi:
Current Atlantic Meridional Overturning Circulation weakest in last millennium – Nature Geoscience
Lo studio è spiegato in un esaustivo TD su Twitter:
Just out: our new paper affirming the unprecedented slowdown of the Gulf Stream System (aka Atlantic meridional overturning circulation, 𝗔𝗠𝗢𝗖) in Nature Geoscience! @NatureGeosci A thread. 1/11 pic.twitter.com/2GovKz5evk
— Prof. Stefan Rahmstorf 🌏 🦣 (@rahmstorf) February 25, 2021
Poi un altro paper, anch’esso molto recente, che dice invece che nonostante siano state rilevate delle decelerazioni, il trend degli ultimi trent’anni dell’AMOC sarebbe non significativo, quindi abbastanza in controtendenza con quanto asserito nell’altro studio. I periodi in esame sono significativamente diversi, ma l’ultimo invece coincide:
A 30-year reconstruction of the Atlantic meridional overturning circulation shows no decline – EGU Ocean Science
E poi ancora un altro studio molto recente che si è occupato di analizzare il flusso di acqua dolce del Beaufort Gyre (BG), la più vasta riserva di acqua a basso contenuto di salinità del Nord Atlantico nonché parte dell’AMOC. Stando a questo studio, negli ultimi decenni l’acqua a basso contenuto di salinità sarebbe significativamente aumentato:
Labrador Sea freshening linked to Beaufort Gyre freshwater release – Nature Communication
Prima di chiudere e augurarvi buona lettura, un altro paio di considerazioni:
- La capacità di osservare questi fenomeni è enormemente aumentata nei tempi recenti, quindi raccordare quello che “vediamo” ora con quello che è accaduto in passato e che conosciamo grazie ai dati proxi è estremamente difficile e non scevro da ampi margini di incertezza.
- La presenza di dinamiche che di fatto porterebbero al raffreddamento è una conferma dell’esistenza di meccanismi che impediscono il cosiddetto runaway greenhouse effect, cioè una tendenza al riscaldamento incontrollato innescato al raggiungimento di punti di non ritorno che non hanno scientificamente ragione di esistere ma vanno invece molto di moda.
Enjoy.