Ciclo solare 24 verso la letargia. Le conseguenze non tarderanno a manifestarsi, contrastando l’effetto di riscaldamento previsto con l’instaurarsi del Nino.
In primo piano – Oggi, ore 09.51
Il ciclo solare 24 mostra nuovamente tutta la sua debolezza, dopo il picco record di febbraio. Un fuoco di paglia. Probabilmente non ce ne saranno altri (o quasi) e l’attività del sole risulterà molto modesta, non solo nei prossimi mesi, ma forse anche nei prossimi anni. Lo sostiene la Nasa, da tempo.
Questo ciclo potrebbe concludersi mestamente nel 2023, dopo un altro decennio di scarsa attività, che potrebbe raffreddare il clima sulla Terra, contrastando gli effetti del riscaldamento di origine naturale, come l’Enso e di natura antropogenica come l’aumento della concentrazione di anidride carbonica nell’aria.
Ricordiamo che la forza dei cicli solari è inversamente proporzionale alla loro durata. Se durano poco risultano dunque potenti, se risultano lunghi, si mostrano deboli, come questo.
Dal loro inizio al raggiungimento del massimo trascorre un periodo medio di tre anni e mezzo, ma nel caso del ciclo 24, iniziato nell’inverno del 2008, il massimo è stato raggiunto dopo sei anni, per questo si ritiene possa dirare almeno ancora un decennio.
Inoltre dal 1975 il campo magnetico globale del sole risulta in calo, così come il numero totale delle macchie è in calo già dalla fine degli anni 80 del secolo scorso ed anche i singoli campi Umbral delle macchie solari risultano più deboli.Come sapete una scarsa presenza di macchie solari determina una minor energia radiante rilasciata dal Sole e una conseguente diminuzione delle temperature medie sul nostro Pianeta. Si parla addirittura dell’attività solare più debole degli ultimi 200 anni.
Le conseguenze dirette sul clima dell’Europa vedrebbero l’alterazione dell’andamento dei venti sull’Atlantico, con innesco di inverni molto più freddi del normale, dovuti dunque non alla fusione dei ghiacci al Polo, come sostiene qualche scienziato affezionato alle teorie dell’AGW, (riscaldamento globale influenzato dell’uomo) ma proprio a causa della scarsa attività solare.
Se la “quiescenza” si protraesse per il prossimo decennio insomma, l’Europa potrebbe vivere una serie di inverni particolarmente rigidi, mentre quest’anno il picco di attività ci avrebbe “graziato”. In realtà, come abbiamo già detto, ci sono molte altre cause che influiscono sul clima in modo naturale, come le correnti oceaniche, ma nulla risulterebbe più determinante dei capricci del nostro sole. Seguiremo dunque costantemente l’andamento delle macchie nei prossimi mesi.
Autore : Alessio Grosso