Del Col. Paolo Ernani, meteorologo – Roma 17 Febbraio 2022
Prima di trattare quanto sopra, dobbiamo affermare alcuni nostri concetti. Se per esempio si vuol individuare la specificità di due o più variabili, le eventuali correlazioni, le ripercussioni che esse innescano in determinate situazioni, queste devono essere messe a confronto non limitatamente a un particolare piccolo territorio ristretto, quale appunto potrebbe essere un continente oppure una regione o altro ma, come dicevamo poc’anzi, a superfici il più possibile estese, meglio se il confronto tra le variabili fosse fatto tenendo conto dell’intera area terrestre, racchiusa cioè in un sol punto.
Tuttavia è bene precisare che questa metodologia secondo il nostro modesto parere andrebbe applicata solamente per lo studio di alcuni fenomeni atmosferici a grande scala e consentirebbe, tra l’altro, di trovare più agevolmente nozioni o regole che a piccola scala potrebbero non evidenziarsi. In altre parole se un problema lo si sviluppa e lo si risolve a scala universale, non si può escludere che la soluzione di un qualunque specifico problema sia valido, forse non sempre naturalmente, anche su spazi di analisi molto più ristretti. Invece è meno probabile, ma forse sbaglieremo, avere risultati migliori se si adottasse la metodologia di calcolo inversa. Quanto detto è uno stralcio tratto dal nostro libro. Ora passiamo al dunque.
Le suddette 3 variabili , di cui le prime 2 di valenza siderale, sono interconnesse tra loro in un intreccio di forze tali da incidere, a volte anche significativamente, sulla evoluzione climatica del nostro Pianeta. Tralasciamo, per ora, le diverse Mutazioni Glaciali generate, nei milioni di anni trascorsi sia dalle oscillazioni più o meno consistenti delle inclinazioni dell’ asse Terrestre e sia dalle influenze dovute a onde planetarie particolari sul nostro Pianeta. Ma veniamo al punto. La prima variabile misura lo stato del Sole, la sua forza o debolezza che si identifica nella variazione del numero delle Macchie Solari che si osservano sulla sua superficie. Quando la nostra stella è quasi priva di macchie, si dice che essa si trova in uno stato di quasi quiete, è debole, emette poca energia all’esterno. Se invece le macchie solari sono numerose e aumentano in continuazione, il sole è molto attivo, emette tantissima energia verso l’esterno siderale. Ora molti studi, effettuati da valenti astrofisici (è possibile trovare i loro lavori anche sui Social), hanno dimostrato che esiste una correlazione inversa tra la variazione del numero delle macchie solari e i Raggi Cosmici. Nel dettaglio. Si è notato che se il Sole è debole ed emette poca energia, i Raggi Cosmici aumentano di Intensità. Nel caso contrario, ossia molte macchie solari, con tanta energia emessa, i Raggi Cosmici, diminuiscono di intensità. Si è dimostrato che l’aumento o la diminuzione dei Raggi Cosmici a loro volta sono correlati con la diminuzione o aumento della Nuvolosità e quindi come conseguenza l’alta intensità dei Raggi Cosmici farebbe aumentare la Nuvolosità e quindi anche la precipitazioni. Nel caso contrario, scarsa Nuvolosità e poche piogge.
Ora vediamo quale relazione vi è tra la variabile macchie solari e temperatura globale (anche qui si riporta uno stralcio del nostro libro).
Di queste variabili globali che si sono prese in esame i valori grezzi annui delle macchie solari (vedi tabella a) espressi mediante il numero relativo di Wolf (ne abbiamo fatto un breve profilo anche nella parte prima) e sintetizzati dallo stesso astrofisico mediante la formula R = 10G + N, dove N rappresenta il numero dei nuclei di un gruppo di macchie e G indica invece il numero dei gruppi osservati) e alle temperature grezze annue (vedere tabella b) della Terra calcolate dal Dr. James Hansen esperto della N.A.S.A la cui procedura di computo l’abbiamo già segnalata sempre nella parte prima ma che verrà ancor meglio chiarita più avanti.
Osservando i grafici qui riportati, si possono trarre alcune considerazioni abbastanza evidenti che sintetizzeremo come segue:
se la maggioranza degli anni (53 su 59) presentano Scarti negativi (fig. 16),ovvero sono per l’89,8% dei casi al di sotto della media, le Variazioni della temperatura e quelle della macchie solari si trovano quasi sempre in contro fase (vedi fig. 13 dove r = – 0,59);
quando invece la maggior parte degli anni (61 su 69) hanno Scarti positivi (fig. 17) , ovvero sono per l’88.4% dei casi al di sopra della media, tali Variazioni risultano per la quasi totalità in fase (vedi fig. 13a dove r = + 0,49);
e ancora: quando le Variazioni delle due variabili si trovano in opposizione di fase (fig.13), il periodo sarà caratterizzato soprattutto dal Freddo con temperature per la quasi totalità negative. D’altra parte, se le Variazioni delle due variabili sono tra loro in fase (fig.13a), il periodo sarà caratterizzato dal Caldo con temperature quasi tutte positive.
Esaminiamo ora la seconda variabile e cioè il numero delle macchie solari e l’influenza che queste producono sul comportamento delle temperature terrestre. Anche in questo caso, come per la variabile temperatura, abbiamo calcolato la media su 128 anni per il periodo 1867-1994 ottenendo MT = 57,1. La media è stata poi calcolata per i due sotto periodi, con i seguenti risultati:
nel periodo 1867-1925 , M1 = 39,8 (da notare che nell’analogo periodo la variabile temperatura ha l’89,8 % di anni con scarti negativi per cui prevale il freddo).
nel periodo 1926-1994, M2 = 71,9 (anche qui nel medesimo periodo la variabile temperatura ha l’88,4 % di anni con scarti positivi e qui invece prevale il caldo).
E’ facile poi verificare quantitativamente la diversità delle due medie M1 e M2: la seconda è quasi il doppio della prima.
Una volta ricavate la media totale MT e le medie parziali M1 e M2, abbiamo calcolato gli scarti percentuali di quest’ultime rispetto alla media MT. I risultati ottenuti sono: M1 (scarto percentuale) = 69,7 % e M2 = 125,9 %, quest’ultimo quasi il doppio del precedente.
Il valore di queste due medie ci confermano che negli anni 1874-1925, con media M1 = 39,8 e r = – 0,59, il numero delle macchie solari è stato basso, con una scarsa attività solare pari appunto al 69,7 % del totale delle macchie solari. Ci troviamo perciò in presenza di un minimo relativo di macchie solari, cui corrisponde una temperatura media bassa pari a 14,70 °C che caratterizza il periodo preso in esame come relativamente freddo.
Negli anni 1926-1994, con M2 = 71,9 ed r = + 0,49, il numero delle macchie solari è stato al contrario alto, con una elevata attività solare pari al 125,9% del totale delle macchie solari. In questo caso abbiamo un massimo relativo di macchie solari, cui corrisponde una temperatura media relativamente alta pari a 15,06 °C, che qualifica il periodo come relativamente caldo. Le argomentazioni precedenti dimostrano come il fenomeno delle macchie solari influenzi, in modo quasi preponderante, l’andamento della temperatura della superficie terrestre. Si noti poi come, nell’intervallo di tempo intercorso tra il periodo freddo coincidente col minimo relativo delle macchie (1867-1925) e quello caldo, invece in fase con il loro presunto massimo (1926-1994), la temperatura superficiale della terra sia aumentata in media di circa 0,4 °C, mentre la differenza tra l’anno più freddo (1884 con 14,35 °C) e quello più caldo (1990 con 15,47 °C ma il 1998 gli ha tolto il primato, record che però pare sia stato ancora una volta buttato dal 2002) sia stata di 1,12° C.
Riassumendo è importante evidenziare come le temperature del globo , nel caso che le macchie solari , come negli anni 1867/1926 con media al disotto di quella secolare 1867/1994, seguono una correlazione inversa e cioè se le macchie diminuiscono, la temperatura aumenta. Nel periodo 1926/1994, con media al disopra di quella dei 128 anni, le temperature globali seguono una correlazione positiva. Insomma aumentano le macchie?, aumenta anche la temperatura. Questa invece diminuisce se diminuiscono le macchie.