Premessa di Attività Solare: L’articolo che segue ci è stato inoltrato da un nostro collaboratore esterno. Nel testo ci si riferiesce con il termine “ere glaciali” a quei periodi che, solitamente, noi di Attività Solare indichiamo con il termine “periodo interglaciale freddo”. Questa premessa mi sembrava doverosa onde evitare equivoci e malintesi.

Buona lettura.
Bernardo Mattiucci

 


 

 

Quando, nel 1997, il Summit delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici stilò il Protocollo di Kyoto e lo presentò ai governi di tutto il mondo come metodo volto alla riduzione delle emissioni di gas serra nell’ottica di contenere il riscaldamento globale, si decise volutamente di tralasciare antecedenti preoccupanti prospettive di un’imminente raffreddamento climatico.
Secondo Al Gore, il riscaldamento globale è una partita di responsabilità: “Stiamo causando il discioglimento della calotta del Polo Nord… Stiamo destabilizzando l’imponente cumulo di ghiaccio in Groenlandia… Stiamo scaricando nell’ambiente terrestre una massa di anidride carbonica di entità tale da aver letteralmente modificato il rapporto fra la Terra e il Sole.

Tuttavia la nozione di riscaldamento globale contrasta con le antecedenti prospettive in auge da almeno 35 anni. Corroborato dai riscontri di una tendenza al raffreddamento negli schemi atmosferici, un rapporto della CIA risalente al 1973 traeva la conclusione che “si sta verificando un cambiamento climatico globale verso il freddo e che non ritorneremo tanto presto ai parametri climatici del recente passato”. Di lì a poco, nel 1975, si tenne la First Miami Conference on Isotope Climatology and Paleoclimatology, dove il premio Nobel Willard R. Libby ammonì: Nel corso degli ultimi svariati milioni di anni le ere glaciali hanno rappresentato la condizione normale, laddove i climi temperati perduravano solo nella misura del cinque per cento del tempo… Dato che la disponibilità di derrate alimentari a livello globale dipende in prima istanza dal clima, l’attuale comprensione del clima deve essere ampiamente perfezionata…
Nel corso dell’ultimo trentennio, specie dopo il rapporto divulgato nel 2004, il Pentagono ha continuato a esprimere serie preoccupazioni sui timori di un imminente raffreddamento. Optando per uno scenario simile a quello del cambiamento climatico verificatosi 8.200 anni fa, allorquando il clima mutò per soli cento anni, o più probabilmente per uno scenario analogo allo Younger Dryas, evento che, fra 12.800 e 11.500 anni prima di Cristo, determinò un raffreddamento della Terra protrattosi per oltre un millennio; il rapporto rilevava nel futuro preconizzato “una significativa diminuzione della capacità umana di far fronte all’ambiente terrestre”.
Comunque sia, nel mezzo del crescendo dei recenti ‘divinatori’ del riscaldamento globale e il parapiglia per elaborare proposte per lo scambio delle quote di carbonio, rivolte alle industrie che immettono CO2 in atmosfera, un geologo, vale a dire il Professor Richard A. Muller della University of California, a Berkeley, ha appoggiato il Pentagono affermando, “Il nostro tempo sembra esaurito” prima che questo periodo interglaciale caldo giunga a un repentino termine.
Secondo una tabella indicante, in base ai profili dell’isotopo dell’ossigeno, con fluttuazioni di temperatura per un periodo di tre milioni di anni, il Professor Muller evidenzia problematiche incongruenze rispetto alla teoria di Milankovitch. Esso mostra che negli ultimi 650.000 anni l’era glaciale era dominata dal solo ciclo glaciale di 100.000 anni, che i due precedenti milioni di anni presentavano uno schema ciclico predominante di 40.000 anni, e che all’incirca tre milioni di anni fa non vi furono affatto intensi cicli di ere glaciali.
Quella che secondo la determinazione degli storici è la durata complessiva necessaria allo sviluppo della civiltà moderna rientra interamente nel nostro periodo interglaciale. I ripidi picchi del grafico delle temperature passate non solo illustrano quanto rapidamente possano concludersi le ere glaciali, ma anche quanto rapidamente possano iniziare. Il Professor Muller avverte: Questi dati dovrebbero mettervi in apprensione… la prossima era glaciale è in procinto di piombarci addosso.

 

La prossima era glaciale dovrebbe iniziare entro i prossimi 100 anni. E’ questo il possibile futuro del clima ipotizzato per il nostro pianeta, annunciato nel novembre 2015 dagli scienziati del centro di ricerche Coran, il dipartimento siberiano dell’Accademia Russa delle Scienze. In un’ intervista rilasciata all’agenzia di stampa russa TASS dallo scienziato Vladimir Melnikov, la stampa è stata ufficialmente informata dei risultati della ricerca, svolta dal team dei ricercatori Coran a Tumen, in Siberia. Vladimir Melnikov ha illustrato il possibile scenario climatico del prossimo secolo: “La precedente era glaciale ha avuto inizio circa 40.000 anni fa e si è conclusa circa 11.000 anni fa. Ora stiamo vivendo tra due ere glaciali. Naturalmente, una nuova era glaciale avrà inizio con il prossimo ciclo e nessuno può dire con certezza quando questo avrà inizio, ma possiamo già vedere le avvisaglie di questo cambiamento: abbiamo rilevato un aumento delle precipitazioni intense in estate, così come sempre più frequentemente si verificano tsunami lungo le aree costiere, mentre in inverno le nevicate sono molto più abbondanti“. Oltre all’intensificarsi di questi eventi meteorologici, secondo Vladimir Melnikov un altro segnale importante arriva dalla Corrente del Golfo, la quale versa in un pessimo stato di salute, constatandone un continuo e costante indebolimento.

 

Vediamo ora alcuni punti salienti a riassumere il tutto:

  1. Fra ciascun ciclo di era glaciale di 650.000 anni le inversioni di polarità determinano uno spostamento(relativo) dei continenti che costringe la Groenlandia a spostarsi ulteriormente verso nord, mentre l’Europa si estende verso est, l’asse terrestre si inclina; ciascuno spostamento aumenta la quantità di acque calde che raggiungono il mare polare Artico, sciogliendolo.
  2. L’ imponente immissione in Atlantico di acqua fredda e dolce non è quindi dovuta all’aumento di temperatura, al contrario di quanto avvenuto durante lo Younger Dryas o al più recente episodio del 1197-1204. Di conseguenza, l’afflusso di acqua dolce ha fortemente abbassato la salinità dell’oceano, senza possibilità alcuna di risanarla. La desalinizzazione non permette più alla Corrente del Golfo di raggiungere l’artico, costretta ad affondare sempre prima.
  3. E’ bene ricordare che le ere glaciali si presentano ciclicamente sulla terra, in media ogni 10500 anni. Allo stato attuale sono passati quasi 12000 anni, siamo quindi in ritardo… altro indizio che conferma la possibile glaciazione.
  4. Gli interglaciali terminano quando l’Artico si scioglie e si crea un gap troppo grande tra temperatura degli oceani e temperatura atmosferica. Man mano che più vapore acqueo arriva ai poli, l’Antartide produce iceberg e si addensa, mentre il polo nord tende a liberarsi dai ghiacci e l’emisfero boreale subisce nevicate sempre più pesanti.
  5. I ghiacciai su terraferma (es. Groenlandia ed Antartide) sono già in fase espansiva; il mare, infatti,avendo un coefficiente termico elevato, si raffredda molto più lentamente(mar glaciale artico).
  6. Immaginando che il CM solare sia di grandezza costante, le interazioni elettromagnetiche all’interno di una struttura bipolare sono più forti rispetto a quelle di un CM completamente disgregato come quello attuale, inoltre più tempo resta in questo stato e più la forza della stella si affievolisce fino ad esaurirsi portando il sole ad una situazione di stallo, che come conseguenza finale si traduce in un vero e proprio collasso magnetico (deep minimum). Questa dinamica, nei prossimi anni,avvalorerebbe la teoria degli scienziati russi Makarov e Tlatov, su una possibile reversione polare incompleta, proprio come sembra stia accadendo all’attuale ciclo. Dagli studi dei due astrofisici solari russi, la situazione dovrebbe restare di stallo come appunto in questo momento, con il valore dell’Avgf dell’emisfero nord sempre in zona vicino allo zero con altalenanza, specie ora che il ciclo si va indebolendo. Alla fine ne viene fuori una non inversione completa, con un ciclo che non arriva a conclusione. Se la teoria dovesse risultare esatta, con questi presupposti il ciclo 25 potrebbe non partire nemmeno e l’attività solare risulterà molto più bassa di quella prevista attualmente per i prossimi anni. Sinceramente mi aspetto un minimo solare molto prolungato(totale assenza di macchie), che inizierà nel 2018 e durerà almeno un decennio.
  7. Il profondo minimo scatenerà imponenti eruzioni vulcaniche e terremoti piuttosto violenti. L’immissione di ingenti quantità di polveri solfuree in atmosfera accentuerà il cooling.
  8. L’evento caratteristico che si verifica come un orologio in corrispondenza dello stesso periodo di tempo di 650.000 anni è l’eruzione del supervulcano di Yellowstone. Il ciclo delle più violente eruzioni di Yellowstone non si verifica a caso e ha contrassegnato il punto di inizio di almeno tutte le ultime cinque ere glaciali. L’evidente mancanza di sufficienti gas e particolati nei campioni delle carote di ghiaccio indica solo che esso è associato all’inizio di ciascun periodo glaciale, ma non ne è la causa. Le eruzioni di Yellowstone sono assai di frequente associate a un rilevante scossone del continente Nord Americano. La caldera in sé non si muove, ma la placca sopra di essa lo fa. Questo spostamento continentale avviene all’improvviso e rivela una ripetizione della direzione in cui l’interno continentale si sta muovendo da almeno 13 milioni di anni.
  9. La questione Yellowstone è piuttosto reale. Il vulcano è interconnesso alla faglia di San Andreas (se erutta il primo, trema la faglia ) e da più di 10 anni arrivano dagli scienziati serie preoccupazioni riguardanti un possibile terremoto di gigantesche proporzioni. Poi, a partire dal 2004, il magma sottostante a Yellowstone sale costantemente da una camera a 30 miglia al di sotto della superficie sino a un’altra camera a sole 6 miglia, a una velocità tre volte superiore di quanto registrato in precedenza.
  10. In forte aumento negli ultimi anni le precipitazioni nevose nell’emisfero boreale. Inoltre è stato riscontrato un incremento delle piogge ai tropici.
  11. Pur se gli anni ’60 e ’70 sono risultati , in Europa, nel complesso più freschi degli attuali, c’è da dire che in quel periodo la circolazione era più occidentale, e molto meno incline a scambi meridiani rispetto ad adesso. Non si sono avuti in quegli anni inverni particolarmente freddi in maniera continua.
  12. Gli inverni più freddi dal dopoguerra ad oggi in Europa sono stati: 1956, 1963, 1985, 2005, 09/2010, 2012 ,12/2013. Come si vede, una vera serie di inverni degni di nota, piuttosto ravvicinati, si ha solo nel 21° secolo;un segno evidente che qualcosa sta cambiando.
  13. Gli inverni dal 2000 in poi sono stati mediamente freddi sul nord emisfero e soprattutto negli ultimi 6 -7 anni sono in aumento i record di freddo nel mondo.
  14. Un deterioramento globale del clima ,può avvenire in tempi rapidi : quando nel periodo 1197-1203 avvenne un brusco rallentamento del Gulf Stream, bastarono soli sette anni per stravolgere il clima europeo, rendendolo simile a quello siberiano.
  15. È  importante ricordare che al tempo si partiva da una temperatura media di 2-3 gradi (periodo caldo medioevale del 1000-1200) maggiore rispetto a quella attuale, E NON CI FURONO PARTICOLARI ERUZIONI VULCANICHE.
  16.  Questa volta il declino della Corrente del Golfo coinciderà con il crollo dell’attività solare; lascio a voi le considerazioni.
  17. Il vortice polare dell’inverno 2015/16 si è rivelato il più potente e freddo dall’inizio delle osservazioni (fine anni ’70).
  18. Il sempre più ridotto ricambio d’aria tra poli ed equatore sta raffreddando gli oceani adiacenti ai poli e surriscaldando i mari tropicali. Essendo i tropici più vasti delle zone polari, non aspettiamoci nel breve termine particolari cali della temperatura globale. Abbiamo una situazione divisa, i poli si raffreddano, mentre i tropici si surriscaldano. I mari equatoriali fungeranno da serbatoio di vapore acqueo. Dovremo attendere il 2020/2021 per vedere scendere le temperature globali in maniera continua, ossia quando l’effetto albedo sarà aumentato, saremo nel profondo minimo solare ed inizierà una consistente attività vulcanica.

 

Risulta sorprendente notare come esempio, nell’inverno rigido Australe del 2010, la rilevazione di situazioni termiche da record :

  • 17 giugno 2010: 500 pinguini africani muoiono per il freddo a causa dell’ondata glaciale che ha toccato la Provincia del Capo orientale in Sud Africa
  • 19 luglio 2010: il freddo glaciale distrugge in Sud Africa parecchie centinaia di Sistemi Solari Termici
  • 5 agosto 2010: neve sul Brasile e temperature sotto zero nel River Plate. Moria di pesci tropicali
  • 6 agosto 2010: il Sud America è colpito da un’ondata fredda eccezionale. Nella Bolivia dell’est si è scesi fino a -6°C. Milioni di pesci abituati a nuotare a circa 20°C muoiono congelati. Analoga fine per rettili, uccelli, tartarughe. Come conseguenza le acque sono diventate imbevibili e il governo ha chiuso la pesca per l’intero anno. Le morti di persone e animali in Argentina, Uruguay, Paraguay e Brasile del Sud aumentano. Un metro di neve copre la Patagonia e lungo le Ande si sono interrotte le comunicazioni. Moltissime culture cilene di agrumi e avocado sono state distrutte, riducendo l’esportazione del 40%
  • 9 agosto 2010: gli australiani hanno vissuto la mattinata più fredda degli ultimi 30 anni. Sidney si è svegliata sotto una coltre di gelo.

 

Inverno rigido in Europa del novembre-dicembre 2010: in particolare il 17 dicembre autostrada A1 bloccata tra Firenze e Val di Chiana per le fortissime nevicate; stesso giorno neve anche a Roma (che tocca il valore record di temperatura per dicembre,- 6.8 C°) e sulle coste toscane e liguri, nonché nell’entroterra campano. Gran Bretagna letteralmente sommersa dalla neve, con il Natale più nevoso dell’ultimo secolo. Un anno prima, fine 2009, ondata di aria polare porta nevicate diffuse e freddo intenso in Europa, con minime nagative spesso a doppia cifra. In Italia nevicate abbondanti sul centro-nord. Minime di -10°C e inferiori si registrano al Nord ed in Toscana. 12 Febbraio 2010, neve a Roma (5 cm), in bassa toscana e sulle coste sarde e corse.

Inverno eccezionale per temperature e precipitazioni nevose nel gelido Febbraio del 2012: ghiaccia la laguna veneta: non accadeva dall’85. Nevica a Roma per ben 3 volte in 2 settimane. Si toccano i -30 C°a Cuneo.

Riscontrabile in questi ultimi 3-4 inverni, l’aumento drastico delle precipitazioni e di innevamento record invernale sull’emisfero Boreale, reso palese dall’inclemente inverno 2014 in USA-ASIA.

In particolare:

Gennaio-febbraio 2014 sono risultati i mesi più freddi degli ultimi 100 anni in Nord-America (il porto di New York è stato congelato per una settimana; cascate del Niagara congelate per molto tempo). Battuti diversi record di freddo. Non è andata meglio in Asia con periodi di freddo intenso e forti nevicate in Giappone e Cina. Fine 2014, retrogressione continentale sull’Italia, gelo diffuso, nevica su tutto il sud Italia, comprese le mitissime coste siciliane. 29-30-31 dicembre entrano nella classifica dei giorni più freddi dell’ultimo trentennio.

Inverno 2015-2016: la Cina ha sperimentato l’inverno più freddo degli ultimi 30 anni, coste settentrionali ghiacciate e temperature polari: nelle zone settentrionali le minime sono scese a -50 gradi per 2 settimane consecutive, scuole chiuse e gravi danni ai raccolti. Bufere di neve in Giappone, strade bloccate e frequenti black-out, specie sulla costa est. Per quanto la Cina settentrionale sia abituata ad inverni rigidi, con temperature medie minime di -30 C°, è anche vero che per 15 giorni si sono avute temperature di quasi 20 gradi sotto la media.

Cosa simile in Lapponia, Scandinavia, dove a dispetto di temperature medie minime di -20 gradi, per 15 giorni consecutivi le temperature hanno raggiunto i -40 C°, così come a Helsinki (minime di -25 a dispetto di medie di -8/-9 ) e nella Russia Europea. Scarti di temperatura fortemente negativi si sono avuti lungo tutto il comparto dell’Europa orientale e la Turchia, con forti nevicate. Poi si potrebbero menzionare le nevicate in Kuwait e Vietnam, in zone dove non ha mai nevicato a memoria d’uomo. Ha nevicato per ben 2 volte in Arabia Saudita, una a dicembre e una a gennaio.

In Messico hanno sperimentato l’inverno più rigido della storia, Freddo eccezionale in Argentina nei mesi di ottobre e novembre. La seconda tempesta di neve più forte dal dopoguerra ha colpito New York e la East Coast nel gennaio 2016. Il 14 febbraio 2016 a New York si sono toccati i -20, record assoluto per il giorno di S.Valentino (tutto questo è accaduto nonostante un El Niño di eccezionale potenza).

Pensate se in Italia si verificassero temperature sotto media di 20 gradi per 15 giorni continuativi in gennaio cosa accadrebbe… Roma passerebbe da una media minima di + 3 gradi, in Gennaio, a -17 C°!

Evidente, da questi fatti appena esposti, una graduale evoluzione verso un processo di raffreddamento sempre più intenso, presente anche sull’artico in accelerazione, ma anticipato da qualche anno in Antartico, dove il processo è in forte aumento. Questa situazione scatenerà l’effetto concatenante conseguente (Antartico>>Artico) che incentiverà nel corso dei prossimi anni una sensibile diminuzione delle temperature sull’emisfero Boreale e Meridionale.

Arrivati al 2017, posso dire che sta iniziando proprio quest’anno una nuova era, improntata ad un serio raffreddamento. La Niña è già svanita e siamo entrati in fase neutra. Si prospetta un nino debole entro il mese d’agosto, per poi divenire moderato nel prossimo inverno. Nino che nei periodi di raffreddamento climatico, diventa semi-permanente, vuoi per un aumentato vulcanismo sottomarino, ma soprattutto per il diminuito scambio di calore con i poli, che va a surriscaldare i mari tropicali (alisei fortemente indeboliti o del tutto assenti). La fase Enso positiva, immetterà in atmosfera sempre maggiori quantità di vapore acqueo che favoriranno intense precipitazioni nevose e l’aumento dell’albedo; nonché faciliterà rimonte altopressorie sul circolo polare artico, con frequenti azioni congiunte wave 1 e 2. Il Niño dello scorso anno ha prodotto un inverno mite in Italia ed in Europa, ma è stato un Niño a dir poco eccezionale; inverni decisamente freddi con fase ENSO positiva si sono avuti, ad esempio, nel 2005, 2009/2010 e 2002/2003.

Uno sguardo poi al vortice polare:

 
Anche quest’anno si sono raggiunti valori ragguardevoli. Tra fine dicembre e inizio gennaio si sono sfiorati i -90 C°, valori di ben venti gradi sotto la media. Nei giorni scorsi abbiamo assistito ad imponenti riscaldamenti stratosferici in successione, che tuttavia non sono riusciti a mandarlo in split; segnale di un vortice molto compatto e freddo, il quale, nei prossimi giorni raggiungerà nuovamente temperature prossime a -70 C°.

Se sarà solo PEG oppure una vera e propria EG, al momento non si può dire con certezza; bisognerà monitorare attentamente il comportamento della circolazione termoalina e vedere l’andamento dell’attività solare dopo il minimo atteso nel 2020.

Di per sé, solo l’attività solare non riesce a provocare una vera glaciazione; ci vuole sempre un arresto totale o semi-totale della Corrente del Golfo per innescarla.

Staremo a vedere…