Autore: Massimo Lupicino
Data di pubblicazione: 15 Dicembre 2017
Fonte originale:  http://www.climatemonitor.it/?p=46704

A poche settimane di distanza dalla più inutile e fallimentare delle COP, la Francia e il suo neo-presidente ospitano la loro “contro-COP”, evento di importanza e utilità paragonabile a quello precedente, ma vuoi mettere fare shopping natalizio sotto la Torre Eiffel? Centinaia di delegati a spasso per Parigi, traffico impazzito e inquinamento alle stelle, insieme alle emissioni di mortifera CO2. Ma è un prezzo che vale la pena pagare, perché stanno salvando il mondo, magari tra una capatina agli Champs Élysées e una visita alle Galeries Lafayette.

E intanto a Londra…

Si rischia di passare un Natale al freddo, come nei romanzi di Dickens. Romantico forse, ma decisamente sgradevole per chi era abituato ad approvvigionamenti energetici sicuri ed economici grazie agli idrocarburi estratti dal mare di fronte a casa. Purtroppo la sorte avversa ha fatto sì che cedesse un oleodotto di importanza strategica per il Regno Unito, proprio in concomitanza con un incidente in Austria che ha assottigliato ulteriormente le forniture di gas.

A fronte del calo di produzione di idrocarburi dal Mare del Nord, i lungimiranti politici inglesi da molti anni a questa parte avevano pensato di investire in mulini a vento piuttosto che nel miglioramento delle interconnessioni con i gasdotti europei. A questo si è aggiunta la chiusura del più grande sito di stoccaggio di gas del Regno Unito. Il risultato, brillante, è stato quello di imporre una bolletta energetica più salata ai sudditi di Sua Maestà, per poi ritrovarsi in braghe di tela quando qualcosa va storto.

Ma il destino è beffardo, e se la perfida Albione pensava di combattere l’orso russo e il suo inesauribile gas mettendo in campo il suo esercito di ventilatori, gli eventi suggeriscono che il finale potrebbe essere diverso dal previsto.

Mentre a Mosca…

Proprio mentre a Londra si annaspa, infatti, in Russia Putin inaugura in forma solenne il primo carico di gas liquefatto prodotto dal campo di Yamal sulla Christophe De Margerie. Ricordate? Parliamo proprio della rompighiaccio gasiera che la fake news climatista dell’anno aveva dipinto come prova inconfutabile dello scioglimento dei ghiacci artici.

Ironicamente, il primo carico di gas della De Margerie potrebbe essere diretto verso l’Europa, invece che in Asia come previsto inizialmente. Per rifornire di gas proprio… il Regno Unito. Ancora più ironicamente, gli inglesi avevano entusiasticamente adottato insieme alla UE le sanzioni imposte dagli USA alla Russia, sanzioni che andavano a colpire anche la società leader del consorzio di Yamal: Novatek. Con il mirabile risultato che il mega-prestito di 27 miliardi di euro invece che ingrassare il giro d’affari delle banche londinesi era finito in pancia ad un consorzio di banche cinesi.

A completare un quadro già in sè  paradossale, si aggiunge il fatto che la gasiera russa fa rotta verso l’Inghilterra sfoggiando il nome di battesimo dell’ex-CEO francese della Total, a sua volta partner del progetto Yamal, cui si aggiunge il fatto che il contratto multimiliardario per la progettazione e costruzione delle infrastrutture è stato assegnato ad una società anch’essa francese: Technip.

Quindi, riassumendo e semplificando, Putin va a “salvare” l’Inghilterra russofobica utilizzando un gioiello tecnologico che i media di mezzo mondo avevano spacciato per una carretta insozza-orsi alla deriva in mezzo all’Artico sciolto. E lo fa vendendo il gas prodotto insieme ad una società francese, grazie a impianti costruiti da un’altra società francese. Il tutto mentre il neo-presidente francese Macron salva il mondo, dal global warming, a Parigi.

E in Italia?

Mentre nel resto d’Europa si celebra la solita sagra dell’ipocrisia energetica e geopolitica, in Italia si butta tutto in farsa, come da tradizione. Da noi si parla della TAP, gasdotto che per grazia divina forse riuscirà ad approdare sulle coste pugliesi nonostante l’opposizione pluriennale di una selva di comitati e politici locali pronti a immolarsi per qualche chilometro di tubo interrato. Se da una parte si fa giustamente notare che proprio la TAP, vivaddio, ci metterebbe al riparo da improvvise interruzioni di forniture dall’estero, dalla parte dei “protestanti” si ribatte con argomenti scientificamente e politicamente altissimi: il cantiere della TAP sembra Auschwitz, perché c’è il filo spinato.

Nessuno parla più, invece, di un altro gasdotto meno fortunato, quel South Stream che avrebbe dovuto portare il gas russo direttamente in Italia. Regalando alle casse dello Stato miliardi di euro in diritti di passaggio, e facendo del nostro Paese l’hub energetico più importante d’Europa. Ci è stato scippato quel gasdotto, a contratto multimiliardario già assegnato all’italianissima Saipem, nel nome della russofobia a corrente alternata che alberga dalle parti di Bruxelles e di Berlino. Poteva essere una storia molto simile a quella della De Margerie, se solo avessimo avuto la faccia tosta, la forza politica e l’ipocrisia dei nostri cugini d’oltralpe.

Il problema è che, per parafrasare Macron, impegnata in questa farsa grottesca l’Europa rischia di perdere una battaglia realmente decisiva: quella per una energia a basso costo e a basso impatto ambientale, ovvero per un sistema produttivo più competitivo e per il benessere dei propri cittadini, già colpiti nel loro portafoglio da politiche energetiche a dir poco scriteriate. Si parla di problemi veri qua, mica di global warming.

Roberto

Attività Solare