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Data di pubblicazione: 20 Luglio 2017
Fonte originale: http://www.climatemonitor.it/?p=45039

Non c’è niente da fare, siamo uomini, tutti dotati dello stesso potenziale intellettuale, alcuni in grado di sviluppare meglio quel potenziale, altri, molto pochi, capaci di essere geniali.

Stephen Hawking, fisico teorico, è uno di questi ultimi, indiscutibilmente. Eppure, in una recente intervista concessa alla BBC, neanche lui ha saputo resistere alla tentazione di scendere nell’agone politico e mescolare il suo sapere scientifico con le sue opinioni.

Ne abbiamo avuto notizia da corriere.it, in un articolo che non ha mancato di sottolineare il sapore politico della critica mossa da Hawking alla recente decisione del presidente USA Donald Trump di ritirare gli Stati Uniti dagli accordi sul clima raggiunti alla COP21 di Parigi alla fine del 2015.

Incurante o immemore del fatto che gli USA non hanno mai ratificato il Protocollo di Kyoto, a seguito di un voto al Senato talmente combattutto da aver fatto segnare un 95-0 e che lo stesso Senato non avrebbe mai approvato l’adesione concessa dall’ex presidente Obama alla COP21, Hawking ipotizza, senza alcun solido fondamento scientifico, che la decisione di Trump potrebbe portare la Terra a diventare come Venere, il pianeta più caldo del sistema solare.

Possiamo supporre che egli alluda all’innesco di quel runaway greenhouse effect che porterebbe ad un riscaldamento incontrollato e sempre più insopportabile, del tipo di quello che appunto c’è su Venere, la cui atmosfera è però formata quasi interamente di anidride carbonica (96%). Quello stesso effetto che la Terra non ha mai conosciuto, anche quando la concentrazione di CO2 è stata diversi ordini di grandezza superiore all’attuale, con o senza il recente contributo antropico.

Questo perché, nonostante quello che dicono i modelli climatici, che non hanno mai superato la prova sperimentale, cioè non sono mai stati efficacemente verificati e continuano ad allontanarsi dalla realtà di ciò che accade, la CO2 non è il driver principale del clima del nostro pianeta. Ne è un fattore, certamente importante, ma non l’unico e neanche il più incisivo.

Questo ruolo, con buona pace di quanti invece gli assegnano un ruolo da spettatore, è invece del Sole e, piaccia o no a quanti teorizzano il disastro imminente, sarà proprio il Sole a portare la Terra a somigliare a Venere. Questo però accadrà tra poco più di un miliardo di anni, quando la nostra stella, lungo il cammino della sua Sequenza Principale, avrà aumentato la sua luminosità e, conseguentemente, l’energia che ci trasmette, di circa il 10% rispetto ad oggi. Circa un punto percentuale di luminosità in più ogni cento milioni di anni, questo è quello che accade da sempre e, ineluttabilmente, continuerà ad accadere.

A seguire, quando tutto il combustibile del Sole sarà stato consumato (sorpresa, anche il Sole non è rinnovabile 😉 ), la stella comincerà ad espandersi diventando una Gigante Rossa e, probabilmente, ingloberà Mercurio, Venere e, forse, anche la Terra.

Ora, dal momento che tutte queste cose sono note, come nota è la storia climatica di questo pianeta, perché utilizzare la propria indiscussa fama scientifica per un attacco politico? E perché ipotizzare eventi catastrofici che nulla hanno a che vedere con la realtà di ciò che accade?

Forse perché siamo uomini, tutti dotati dello stesso potenziale intellettuale, e il bias non perdona.

Roberto

Attività Solare