Che dite, qualcuno prima o poi se ne accorgerà?

Posted on 29 settembre 2015
Articolo di Guido Guidi

Fonte originale: http://www.climatemonitor.it/?p=39018

 

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Quella del ruolo del Sole sulle dinamiche del clima è una storia molto dibattuta, probabilmente appena intaccata in termini di comprensione scientifica e, forse per questo, quasi del tutto trascurata quando si tirano le somme di ciò che è importante e di ciò che non lo è per formulare le ipotesi a supporto del processo decisionale.

Certo, è universalmente riconosciuto che il Sole è l’unica fonte di energia dalla quale il sistema può attingere, ma è anche acquisito, in termini di consenso scientifico e per quel che questo vale, che le variazioni di questo flusso di energia non siano significative nel breve e nel medio periodo climatico. In poche parole, senza un effetto moltiplicatore di variazioni dal delta altrimenti troppo labile, non può essere il Sole a determinare le variazioni di temperatura alla scala temporale per noi tangibile.

Eppure, specialmente nell’ultimo periodo, si stanno moltiplicando gli studi che questa ipotetica impronta del Sole sul clima del pianeta la identificano. Magari parziale, magari a scala continentale e non globale, magari con effetti su dinamiche la cui ricaduta sul sistema è ancora oscura, ma c’è, indubitabilmente c’è.

Così come ci sono – giustamente – quelli che puntualmente si impegnano a smontare queste ipotesi. Giustamente perché questo garantisce, o dovrebbe garantire, che quella che non sarà smontata sarà quella giusta.

Chissà se sarà il caso dei ben tre lavori che solo negli ultimi giorni hanno trovato spazio di pubblicazione:

L’Antartide è una regione, molto vasta, ma pur sempre limitata rispetto al resto del Pianeta. Ma è anche il luogo dal quale provengono le informazioni paleoclimatiche più antiche ed affidabili. I dati provenienti dalle basi di Vostok e Dome Concordia sono stati analizzati anche in questo ultimo articolo, dal quale risultano delle periodicità comuni alle serie storiche delle macchie solari e delle temperature per gli ultimi 11.000 anni della nostra storia climatica. Così come risulta una regolarità nella relazione tra le macchie solari e la temperatura che non si riscontra con altrettanta efficacia tra la stessa temperatura e la concentrazione di CO2.

Questo è sostanzialmente un lavoro modellistico, i cui risultati sono però interessanti. La variabilità dei modelli testati è troppo debole alle scale centenarie o superiori; per periodi più lunghi di mezzo secolo, la forzante solare e quella vulcanica si combinano in modo non lineare contribuendo alla debolezza della risposta; i modelli mostrano un altro effetto non lineare a scale temporali più brevi: la loro sensibilità è molto più elevata per le forzanti deboli che per quelle forti.

Altro lavoro che fa interamente ricorso ai modelli, includendo però, data la porzione di atmosfera esaminata, anche le interazioni chimico-fisiche tra la radiazione solare e la composizione dell’atmosfera. A far da regolatore nell’esperimento, anzi nella serie di esperimenti, l’intensa ventilazione stratosferica con ciclo quasi-biennale, la QBO. Ostico ma interessante, anche se non proprio “solare”.

E questi sono gli ultimi tre studi di cui abbiamo notizia. Ora, il Sole è uno, i fattori climatici sono innumerevoli. Ogni volta che se aggiunge uno alla lista di quelli che “sentono” la forza del Sole, si fa un po’ più di luce. Speriamo che prima o poi appaia anche il traguardo.