La prima parte del presente articolo sembra sia risultata abbastanza “leggera” da digerire. Ma credetemi, non era nelle mie intenzioni! 😀

L’unica apparente incongruenza dell’articolo viene evidenziata nei commenti da Luca Lionetti:

Nella prima parte del tuo articolo sottolinei che per aumentare di pochi gradi la temperatura terrestre ci vogliono migliaia di anni, poi citi che in Groenlandia ed in altre parti del pianeta sono bastati pochi anni per verificarsi un aumento di 6 gradi

Ho già  spiegato (credo) nel commento di risposta la mia posizione, ma mi interessa riprenderla qui di seguito.

Spesso e volentieri facciamo, anche noi di attività solare, l’errore di considerare la temperatura rilevata o ricostruita in un punto del pianeta come fosse quella MEDIA dell’intero pianeta. Ovviamente non è cosi’!
Attualmente abbiamo una temperatura media di 14.5/14.8 °C circa con punte che vanno dai -50° della Siberia e parte nord del Canada, ai +40° dell’Africa e dell’Australia. Prendiamo invece la Groenlandia, nella sua parte centrale, e il continente Antartico, nella sua parte centrale.
In entrambe queste zone la temperatura è molto costante e varia di pochisimi decimi di grado su un arco di decenni. Va da se che, a distanza di anni, analizzando le carote di ghiaccio estratte da queste zone ed evidenziandone degli sbalzi termici considerevoli, ci viene da pensare che, a livello mondiale, sia accaduto qualcosa di diverso e più consistente.
Ma come ci spiega la termodinamica se iniziamo ad immettere energia in un sistema, la temperatura del sistema inizierà ad aumentare solo dopo un certo lasso di tempo e non immediatamente. Tempo dipendente essenzialmente dalle condizioni interne del sistema. Se in tale sistema c’è un cubo di ghiaccio, la temperatura dell’intero sistema inizierà ad aumentare solo dopo che il ghiaccio si sarà sciolto almeno in parte. E non subito!

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Pertanto, guardando il grafico qui sopra e confrontandolo con quello del lago Vostok in Antartide….

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…possiamo verificare noi stessi che c’è stato un fortissimo riscaldamento, pari a circa 2.5 gradi, verificatosi poco meno di 8200 anni fa e che questo è stato registrato in Groenlandia poco più di 7700 anni anni fa. Ovvero… che il riscaldamento, per (indicativi) circa 3° C. di media, si è verificato nell’arco di oltre 500 anni. Cioè si è avuto un riscaldamento a livello mondiale di 0.06° per ogni decennio. O per meglio dire, di circa 0.006°C ogni anno per circa 500 anni!
E quello esaminato è stato uno dei maggiori periodi di riscaldamento registrati nel “recente” passato. E oggi gli espertoni seguaci fedeli della fantomatica teoria del Riscaldamento Globale vogliono farci credere che la sola componente antropogenica della CO2 può far crescere la temperatura del nostro pianeta fino a 10°C in 100 anni? Ovvero 1°C ogni decennio o per meglio dire 0.1° per anno?
A me, sinceramente, sembra un tantino esagerato! Certo… a matematica ogni tanto copiavo i compiti in classe…  ma la calcolatrice mi dice che 3° diviso 500 anni da come risultato 0.006 ° per anno! Poi possiamo fare tutti i ragionamenti che volete… come ad esempio che non sono 500 anni ma 250 che darebbe come risultato 0,012° C l’anno per oltre 2 secoli! Ma il risultato non cambia!

Torniamo invece al tema principale del discorso.
Perché dovremmo preoccuparci del Raffreddamento Globale che si sta verificando e non dell’eventuale e remotissima possibilità, del tutto teorica, che la temperatura media del mondo possa aumentare?

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Guardando la mappa delle SST (Sea Surface Temperature anomaly) notiamo essenzialmente 2 cose:
1) molte zone dell’emisfero SUD sono fredde ed eccezionalmente fredde rispetto al periodo… considerando che li’ è piena estate!2) molte zone dell’emisfero NORD sono fredde e si vedono solo 2 zone calde… una nell’alto pacifico, l’altra a largo della costa nord-est degli USA.

Cosa significano queste “evidenze”?
Per quanto riguarda l’emisfero SUD, come abbiamo già visto in altri articoli, abbiamo la risalita della Corrente Circum Antartica verso le coste di Cile e Argentina e verso la Nuova Zelanda. Questi flussi di acqua fredda verso “nord” comportano un continuo raffreddamento degli oceani e un generale cambio di direzione delle correnti oceaniche. Il risultato è che la mancanza di calore in eccesso si trasforma in un generle raffreddamento che si estenderà anche all’emisfero NORD nel giro di 6-12 mesi!
Per l’emisfero NORD, invece, entrambe le anomalie sono riconducibili essenzialmente alla ridotta circolazione oceanica e non ad un vero e proprio riscaldamento dall’esterno… visto che siamo in pieno inverno. L’anomalia dell’Atlantico, inoltre, si trova subito a sud del Quebec e del Golfo di S.Lorenzo dove sfocia l’omonimo fiume. E sappiamo bene che in questi giorni l’afflusso di acqua gelida proveniente dall’entroterra canadese è a dir poco ENORME (vista l’abbondante nevicata e la fortissima ondata di gelo che persiste in quella zona). La conseguenza è un naturale blocco della Corrente del Golfo, già fortemente indebolita nel corso degli ultimi anni, che deviando e ripiegando su se stessa, genera quelle anomalie calde. Altra conseguenza di ciò è l’anomalia fredda in formazione nel centro dell’Atlantico… che contribuirà, nei prossimi mesi, a far si che il maltempo di origine atlantica possa arrivare sull’Europa centrale!

E noi?

Noi risentiamo del fatto che siamo immersi in un mare chiuso, ancora sufficientemente caldo. Un mare estremamente salato che impiegherà quindi molto più tempo a raffreddarsi in modo considerevole. Pertanto subiremo lo scontro tra masse d’aria fredda di origine continentale e masse d’aria caldo-umida di origine marina (da sud). E le conseguenze, purtroppo, le conosciamo bene!

Le seguenti foto, due delle tante, penso parlino da sole:

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Sono foto molto recenti (zona Modena)…. di appena qualche giorno fa… ma illustrano in modo molto preciso qual’è il principale problema che la nostra nazione deve affrontare! E chi abita in quella zona sa bene come non sia la prima volta che tali alluvioni si verificano negli ultimi anni ma che è anche la prima volta, se non erro, che ciò si verifica nel mese di gennaio!

In uno dei miei precedenti articoli, ho parlato della fascia climaticamente temperata che si restringe durante i Periodi di Transizione Interglaciale da Caldo a Freddo, a seguito dell’espansione della fascia climaticamente fredda verso l’equatore.
Questo significa che quella sottile linea di confine tra zona calda e zona fredda, dove si verificano le maggiori precipitazioni a livello emisferico, viene spinta verso Sud… fino alla nostra latitudine.
Ma se in condizioni normali questo potrebbe significare solo un lungo periodo di piogge autunnali o primaverili, quando ciò avviene durante tutto l’anno, i problemi diventano insormontabili.

La pianura fotografata nella foto è stata devastata. Serviranno un paio di anni come minimo per riportarla a condizioni solo apparentemente simili al periodo pre-alluvionale. Ma sappiamo che già in questi giorni sta nevicando e che il prossimo autunno, con il passaggio dell’indice AMO in negativo (di cui vi parleranno Giorgio ed Enzo), le cose dovrebbero peggiore con una forte tendenza al raffreddamento anche sul vecchio continente.
In pratica… oltre ad avere una stagione agricola devastata dalle alluvioni, questa sarà anche più corta e fredda.

Oggi in molti ignorano completamente il problema alimentare perché pensano che i supermercati sfornino dal nulla i generi di prima necessità… ma immaginate cosa possa significare, per la nostra civiltà, dover far fronte ad una riduzione della produzione agricola fino al 50%, per un lungo periodo, a causa dei cambiamenti climatici!
Già oggi abbiamo difficoltà a sfamare i 7 miliardi di individui presenti sul pianeta per il solo fatto che le merci viaggiano quasi esclusivamente verso i paesi “ricchi”.
Figuriamo un domani, quando la disponibilità di cibo inizierà a scendere.

Senza cibo a causa delle continue alluvioni, delle continue nevicate e del clima tendenzialmente più freddo, visto che gli OGM (che io vieterei nel modo più assoluto anche per l’alimentazione animale) sono stati in gran parte progettati per resistere a temperature più alte del normale e non a quelle più basse, la gente non potrà sfamarsi adeguatamente. E sappiamo tutti che quando la gente ha fame non ragiona. E si arriva spesso alla rivoluzione e alla guerra civile (la rivoluzione Francese ne è un validissimo esempio da non dimenticare).
Il tutto in un periodo climatico più freddo… quindi con un ulteriore problema da affrontare costituito dalla scarsa disponibilità di energia elettrica e petrolio, specie per il riscaldamento delle nostre case!

Ricapitolando, a causa della diminuzione dell’Attività Solare per un periodo sufficientemente lungo, si avrebbero, più o meno in sequenza:

1) aumento dei consumi di energia (per il riscaldamento e i trasporti)
2) diminuzione della disponibilità di cibo
3) diminuzione delle zone abitabili a causa delle alluvioni e smottamenti vari
4) aumento dei terremoti (questo concetto lo abbiamo visto già altre volte in passato)
5) aumento delle eruzioni vulcaniche (anche questo già visto…)
6) diminuzione del lavoro e quindi della disponibilità economica procapite
7) diminuzione della stabilità sociale e conseguente rischio di rivolte!

Tutto questo, sembrerà strano, solo per la diminuzione dell’Attività Solare.

A tutto ciò aggiungiamo pure che, a causa degli interessi economici di chi comanda, le scelte politico-sociali non vengono quasi mai fatte pensando al futuro dei cittadini ma al proprio conto in banca. Pertanto ci si ritrova con un territorio disastrato, migliaia di case più o meno abusive sempre in pericolo di crollo, strade, montagne e ferrovie sempre a rischio e con una struttura della nazione troppo frammentata e difficilmente controllabile.
Ognuno dovrà, quindi, far fronte da solo (o in piccoli gruppi) alle necessità e ai problemi che ci si presenteranno e nessuno potrà aiutarlo concretamente. Se non all’inizio!

Ma ancora una volta, tutto ciò non avviene in una sola nazione, ma più o meno in tutto il mondo.
E ognuno cercherà e vorrà tentare qualunque cosa pur di sopravvivere.
Ad esempio c’è il problema dell’immigrazione clandestina… che sta provocando all’Italia (ma non solo) notevoli problemi!
Ma c’è anche quello che a mio avviso è il più grave e devastante problema dell’Umanità: il disastro nucleare di Fukushima in Giappone!

I media non ne parlano… ma gran parte dell’Oceano Pacifico è inquinato. Il territorio della parte nord del Giappone è inquinato e l’aria è inquinata. Il tutto da una quantità semplicemente enorme di radiazioni che continua e continuerà a fuoriuscire dai reattori (crepati) della centrale nucleare per migliaia di anni. E tutto questo, come hanno scritto alcuni media qualche settimana fa, si potrebbe tradurre in una futura necessità di EVACUARE L’EMISFERO NORD DEL PIANETA. Come se l’emisfero Sud appartenesse ad un pianeta diverso!
Non c’è scampo… sembrerebbe… se non quello di limitare quanto più possibile di dipendere da poche risorse e neanche tanto alla portata di tutti!

Cosa significa quindi? Dovremmo forse rassegnarci e magari iniziare a scavarci una fossa?
No… ma almeno prendere coscienza del fatto che noi, come esseri umani, contiamo molto poco su questo pianeta.
Siamo tanti, è vero, ma forse il nostro è uno dei pochi casi in cui il numero non fa la forza. Perché, appunto, utilizziamo troppe risorse a cuor leggero… senza pensare minimamente alle conseguenze. E siamo talmente troppi che pur di possedere ognuno più cose del nostro vicino, abbiamo finito per devastare il territorio trasformandolo in base alle nostre esigenze e, ancora una volta, fregandocene delle conseguenze delle nostre azioni!

Più umiltà quindi… più pacatezza e più amore verso se stessi, il prossimo e il nostro pianeta.
Solo così potremmo avere una possibilità per il nostro futuro!

In fin dei conti la storia ha tentato più volte di farci notare che su questo pianeta nessuno è immortale e che ogni civiltà, forma di vita o struttura, prima o poi cesserà di esistere. E per nessuna o quasi, è colpa di qualcuno nello specifico… ma sempre per colpa del Sole e dell’attività Solare! E quindi delle forze della Natura!

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Se andiamo ad analizzare la più conosciuta di tutte le Grandi Estinzioni, verificatasi all’incirca 66 milioni di anni fa, noteremo come, fin troppo spesso, ci viene raccontata come verificatasi dalla sera alla mattina. Ovvero in brevissimo tempo.
Attualmente una delle ipotesi più accreditate è quella relativa all’impatto di un grande asteroide nella zona dello Yucatan , in Messico.
Il corpo impattante, del diametro approssimativo di ben 12 km, ha provocato un cratere di circa 300 km di diametro scagliando nel cielo una quatità semplicemente mostruosa ed inimmaginabile di detriti e polvere e provocando, al contempo, uno tsunami talmente violento, da attraversare l’oceano Atlantico in pochissime ore e inondare gran parte dell’Africa.
Detta così potrebbe sembrare inverosimile… ma questa è solo una enorme semplificazione!

In quella catastrofe si estinsero il 76% circa delle forme di vita animali e vegetali presenti sul nostro pianeta.
Ricostruendo la temperatura dell’epoca, basandosi sul fatto che gli animali a sangue freddo hanno dimensioni proporzionate alla temperatura media dell’ambiente nel quale nascono, vivono e si sviluppano, sappiamo che mediamente si avevano circa 30°C di temperatura media. Quindi poco più del doppio rispetto ad oggi!
Un dinosauro, per sopravvivere, ha bisogno di una quantità enorme di cibo e di condizioni climatiche stabili. Condizioni che mutarono in modo considerevole a causa dell’impatto del meteorite. Oltre all’enorme quantità di detriti sparati in atmosfera, tali da aver oscurato il cielo per centinaia di anni provocando un raffreddamento considerevole del clima, l’energia rilasciata dall’impatto attivò tutta una serie di terremoti ed eruzioni vulcaniche in giro per il mondo. L’enorme quantità di biossido di carbonio e biossido di zolfo, provocarono piogge acide e incendi un po ovunque. Il risultato è che le forme di vita che non si estinsero direttamente a causa dell’impatto dell’asteroide, lo fecero semplicemente per mancanza di luce (e quindi calore), ossigeno e cibo.  E prevalse la legge del più forte!
Il processo che determinò la scomparsa dei dinosauri e delle altre forme di vita allora presenti sul nostro pianeta, durò comunque per migliaia di anni. Un tempo che, geologicamente parlando, possiamo considerare come estremamente breve!

Oggi, quindi, dobbiamo chiederci se la nostra civiltà sopravviverebbe o meno, ad una serie di cambiamenti radicali del “contesto” nel quale viviamo. E non, necessariamente, all’impatto di un corpo roccioso di notevoli dimensioni.
Ovvero: saremmo in grado di sopravvivere ad una riduzione della temperatura a livello mondiale… unita ad una riduzione della disponibilità di cibo, delle zone vivibili e della “tranquillità” delle stesse?
Provate a rispondere voi stessi, sapendo che bastano 2 settimane di sciopero nel settore dei trasporti per mandare in tilt un’intera nazione (l’italia) o che, con 1 metro di neve e temperature di poco sotto lo zero, gran parte dell’Europa avrebbe serie difficoltà ad andare avanti per più di una decina di giorni!

La risposta è ovviamente NO.
La nostra società e in un certo senso la nostra civiltà, non è minimamente pronta ad affrontare tali problematiche tutte insieme. Specialmente per il fatto che l’elemento fondamentale per la sussistenza dell’intera razza umana, è la disponibilità a buon mercato di ingenti quantitativi di petrolio e gas naturale. Fonti di energia fossile, esauribile ed in via di esaurimento. Fonti che non sono alla portata di tutti e che, come purtroppo sappiamo, sono la causa di continue guerre in giro per il mondo. Specialmente da quando ci si è accorti che l’effettiva disponibilità di petrolio è notevolmente inferiore a quanto propagandato dai rispettivi produttori.  E, non ultimo, da quando ci si è accorti che l’eliosfera, ovvero la regione di spazio nella quale la densità del vento solare è maggiore di quella della materia interstellare, si è ridotta di circa il 50% rispetto alle stime precedentemente fatte. Scoperta avvenuta negli anni ’70 ad opera della NASA. Questa scoperta ha fatto riflettere gli scienziati sull’effettiva “potenza” del nostro Sole e, quindi, sull’effettiva capacità dello stesso di mantenere più o meno costanti, le temperature del nostro pianeta.

Per la nostra civiltà, quindi, già dai primi anni ’70, si prefigurava un futuro nel quale le temperature non sarebbero rimaste costanti ma avrebbero iniziato a diminuire in modo più o meno costante, costringendo il genere umano ad una svolta esistenziale e sociale indispensabile per la propria sopravvivenza. E questo si è verificato anche se per 30 anni abbiamo assistito ad un concreto aumento della temperatura del nostro pianeta.

Quella svolta verso il freddo, che negli ultimi 20 anni hanno cercato di nascondere, alla fine c’è stata… ed è iniziata molto tempo fa… Un cambiamento che ha portato l’attuale ciclo solare 24 ad essere uno dei più DEBOLI di tutti quelli registrati in 400 anni di misurazioni e che, ad oggi, non ha ancora nessuna intenzione di procedere con la giusta velocità (vedere a tal proposito gli aggiornamenti sul WSO Polar Field dai quali si evince che l’emisfero nord del Sole è in retrocessione magnetica e da solo, l’emisfero sud, non può che ingarbugliare ancora di più il campo magnetico solare)! Il ciclo 25 si prefigura quindi ancora più debole dell’attuale… quando e se ci sarà… e questo si traduce solo in una certezza: per i prossimi 20-30 anni, sicuramente, le temperatura non potranno che scendere ulteriormente, sia a livello locale che mondiale. Poi, ciò che accadrà dopo, si vedrà! Forse!

In definitiva… l’idea che una civiltà venga spazzata via solo da grandi ed improvvisi eventi di tipo catastrofico…  come i media vogliono farci credere, è del tutto sbagliata. Basta poco… molto poco… affinché 2-3000 anni di storia vengano spazzati via e dimenticati.
Bastano pochi anni di freddo glaciale, come quello che si sta abbattendo nel nord-est del nord America, per mettere in ginocchio l’economia di una grande nazione come gli USA. Se poi a questo aggiungiamo le rivolte e le guerre per la sopravvivenza ed una classe politica che si diverte ad accumulare ricchezze a scapito della povera gente, il risultato non può che essere uno. Anche perché, a diffesenza di altri periodi storici, oggi sarebbe estremamente difficile (per non dire impossibile) spostarsi liberamente da una nazione all’altra a causa delle cattive condizioni climatiche!

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Quella rappresentata in questa immagine, è la ricostruzione dell’estensione dei ghiacci durante l’ultimo Periodi Interglaciale Freddo. Un periodo durante il quale i mari erano notevolmente più bassi rispetto ad oggi e lo spessore dei ghiacci nel nord america raggiungeva i 1500 metri circa. Non pensate che ciò non possa più verificarsi. E non pensate che nel resto del mondo si potesse vivere altrettanto bene… Anche se… a dire il vero, circa 30.000 anni fa il deserto del Sahara era verde e ricco di animali e vi erano grandi fiumi, alcuni dei quali navigabili, che lo attraversavano in lungo e in largo.

Oggi sappiamo tutti cos’è e com’è!

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Riuscirà, la nostra civiltà, a far fronte ai problemi che la stanno portando verso una probabile estinzione?
Riusciremo a sopravvivere ai cambiamenti climatici, alla mancanza di petrolio e gas naturale, energia elettrica e a tutte quelle “comodità” tipiche della società iper-consumistica nella quale viviamo?

La nostra risposta è SI. Ma dipende solo ed esclusivamente da noi stessi e dalla nostra personale capacità di affrontare i problemi e RISOLVERLI… cercando di tornare ad essere in SINTONIA con la Natura e non, come avviene oggi, in guerra contro tutto e tutti per il dominio e il possesso del mondo.

Bernardo