Autore: Guido Guidi
Data di pubblicazione: 02 Febbraio 2018
Fonte originale:  http://www.climatemonitor.it/?p=47316

 

Appena ieri l’altro abbiamo pubblicato il commento ad un paper in cui è stato trovata una interessante correlazione positiva tra la diminuzione della massa glaciale superficiale della Groenlandia e la copertura nuvolosa presente nell’area nei mesi estivi, con un chiaro riferimento alla distribuzione della massa atmosferica – leggi circolazione dell’aria – piuttosto che alle temperature come driver dello squilibrio tra apporti nevosi precipitativi e scioglimento superficiale. Per turarci un po’ su diamo comunque un’occhiata al bilancio di massa più recente, che non sembra affatto male.

Oggi però torniamo sull’argomento con un altro paper, anzi due.

Il primo è abbastanza sconcertante, perché contrariamente alle attese, alla cosiddetta amplificazione artica del riscaldamento globale e, ovviamente, alle proiezioni climatiche, sembra che la parte di Groenlandia non coperta dai ghiacci sia stata interessata da un trend di medio periodo di diminuzione della temperatura. Avete capito bene, la Groenlandia si sta raffreddando. La cosa deve aver lasciato abbastanza sorpresi anche gli autori del paper, che si affannano nei vari commenti a precisare che questo non contraddice in alcun modo la teoria del riscaldamento globale di origine antropica, perché comunque trattasi di un effetto locale e non destinato a durare nel tempo. Ovviamente.

 

Contrasting temperature trends across the ice-free part of Greenland

La questione è ben difficile da mandar giù, specialmente se si da’ un’occhiata alla mappa delle anomalie della temperatura globale costruita con i dati del GISS NASA per lo stesso periodo.

 

La Groenlandia va dal rosso vermiglio all’arancione, ma c’è una ragione, la risoluzione della stima del GISS a quelle latitudini è di 1200Km. In pratica la temperatura di Milano sarebbe la stessa di Lampedusa se si applicasse lo stesso principio ovunque. Così a contribuire allo sfoggio di colori caldi sono solo pochissimi dati. Quali? Lo vediamo dalla stessa mappa (sempre GISS NASA) ma con risoluzione 250Km.

 

Et voilà, solo le temperature sulla costa, che incidentalmente è la stessa area interessata dallo studio, presentano dati, tutto il resto del territorio ne è completamente privo. Quindi la NASA “spalma” su tutta la Groenlandia il riscaldamento misurato sulle zone costiere. Ehm… però anche qui il trend è positivo, non negativo come quello del paper. Il fatto è che gli autori di questo studio hanno usato dati satellitari arrivando ad una risoluzione di 1km, ben altra e più attendibile cosa dei quattro termometri rivisti al rialzo che costituiscono il dataset della NASA.

Ma, tranquilli, come già precisato, la questione è locale e prime o poi è destinata ad allinearsi…

Secondo paper: Reconciling divergent trends and millennial variations in Holocene temperatures, da Nature, ma segnalato da Eurekalert: Most of last 11,000 years cooler than past decade in North America, Europe.

Altra scoperta non da poco: a partire dall’ultima glaciazione, il trend delle temeperature globali, pur con molte oscillazioni, è sempre stato positivo, almeno fino a 2000 anni fa. Poi sarebbe iniziato un periodo di raffreddamento che invece abbiamo fermato ed invertito con le attività antropiche. Il tutto viene fuori da analisi di dati di prossimità ricavati da sedimenti. Le temperature attuali eccederebbero di 0.5°F (non °C, quindi pochino) la stima della temperatura media mai occorsa da allora ad oggi.

Vale la pena tornare in Groenlandia per dare un’occhiata alla serie storica della temperatura derivata dai carotaggi nel ghiaccio fatti proprio lassù. Direi che l’uscita dalla glaciazione ci sta tutta. Perché il trend negativo sarebbe stato interrotto e perché non dovrebbero esserci ora delle oscillazioni di pari ampiezza di quelle passate non è dato saperlo.

 

Buona giornata.