Bentrovati in questo nuovo post in cui cerchiamo di capire le cause del sopramedia termico quasi costante e delle precipitazioni molto scarse negli ultimi 8-9 mesi.
Innanzitutto, dobbiamo capire il problema principale: tutti gli indizi portano alla Nina, ormai presente di continuo da quasi 2 anni, cosa inconsueta. Durante la fase Enso negativa, gli alisei soffiano molto forti:
Cosa sono gli alisei? Sono venti che si generano nella fascia equatoriale, grazie al differenziale termico (e quindi di pressione) tra la superficie marina e l’atmosfera. Sono il punto di partenza del ricambio d’aria (riequilibrio termico) tra alte e basse latitudini.

Ne consegue, durante fasi la Nina, un maggior trasporto di masse d’aria (calda) dall’equatore verso le medie latitudini, che si traduce in una circolazione zonale più forte ed anticicloni invadenti. Qualcuno ipotizza che con la Nina il clima raffredda poiché le temperature del Pacifico equatoriale sono più fredde del normale, ma non è così. Innanzitutto, seppur vero che sono sotto la media (è di circa 28 gradi in quella zona) con scarti negativi di 2 gradi siamo intorno ai 26 gradi. Masse d’aria alla temperatura di 26 gradi che si muovono verso nord con maggior frequenza e continuità non possono portare al freddo. Poi c’è un altro fattore importante: con la Nina, le temperature degli oceani tropicali sono più fredde, e quindi vi è un minore rilascio di vapore acqueo in atmosfera, che si traduce in meno copertura nuvolosa (e quindi un irraggiamento solare maggiore sulla superficie terrestre) di conseguenza minori precipitazioni (meno nevicate – effetto albedo ridotto; non di meno, diminuiscono i rovesciamenti di aria fredda dall’alta atmosfera verso il suolo con poche precipitazioni).
Ne consegue che complessivamente il clima mondiale si mitiga.

Autunno 2013, inizia El Nino, che seppur con pause più o meno lunghe, durerà fino a marzo 2016, raggiungendo il picco a dicembre 2015. Gli oceani settentrionali (su tutti il Nord Atlantico) e meridionali iniziano a raffreddarsi, grazie al minor ricambio di aria e acqua calda tra alte e basse latitudini.
Dopo quasi 3 anni con el Nino prevalente, troviamo un nord Atlantico e soprattutto gli oceani prossimi alle zone polari con molto meno calore.
2022, dopo 2 anni de la Nina, gli oceani registrano un accumulo di calore. Da notare specialmente la forte differenza col nord Atlantico, mari intorno all’Antartide e zona Aleutine/stretto di Bering rispetto al periodo con El nino. Segno tutto questo di un maggior trasporto di acqua calda verso i poli (corrente del Golfo e del Kuroshio più forti)

Sempre la Nina, va fortemente ad inibire l’attività convettiva tropicale (Mjo), responsabile delle onde planetarie che vanno ad innescare ondulazioni marcate del jet stream. Per fare un esempio, sia l’anticiclone delle Aleutine che quello delle Azzorre con le fasi di Nina tendono ad essere molto meno propensi ad erezioni verso nord, divenendo invece maggiormente disposti lungo i paralleli. Ciò si traduce in meno ondate di freddo verso sud, e meno perturbazioni (meno neve sui monti-ghiacciai in sofferenza-minor afflusso di acqua fredda dolce nel mare (maggior salinità, maggior calore, circolazione termoalina più vigorosa).
Insomma, quello che stiamo vivendo negli ultimi 2 anni è un pattern circolatorio simile all’optimum medioevale,
seppur distante in quanto a termiche assolute… Primavere ed estati lunghe e calde, poche precipitazioni anche in inverno, ghiacciai alpini in ritirata erano la norma tra il 900 ed il 1300.
E proprio nell’optimum medioevale erano molto frequenti e prolungate le fasi di Nina, come si è potuto stabilire dallo studio dei sedimenti nella valle del Nilo e ancor più analizzando gli anelli degli alberi millenari californiani.
Insomma, i motivi sono abbastanza ovvi. Tant’è che se andiamo a vedere gli anni con il vortice polare più disturbato e onde planetarie più incisive, sono tutti anni con El Nino: su tutti, nel recente periodo, 2005 e 2010, davvero inverni continuati per tre mesi; ma anche l’estate 2014 con El Nino moderato, seppur temporaneo, ha visto tanti affondi meridiani. L’estate 2016, dopo El Nino strong, è stata sostanzialmente normale e con più precipitazioni del normale. Primavera 2016 molto fredda e piovosa. All’opposto il 2017, con la Nina, primavera ma soprattutto estate molto calde e secche. Idem il 2003 e 2012; quest’ultimo vide anche il più basso minimo estivo di estensione dell’Artico. Poi di tanto in tanto una Nina debole che magari qualche onda di Rossby la lascia passare, ammesso sempre si incastrino le giuste figure (vedi 2012 e 1985) ma quando è moderata o forte la staticità circolatoria diventa estrema (vedi optimum medioevale).

Facendo una tendenza per il prossimo futuro, con le attuali premesse (la Nina forte/moderata tutto l’autunno-inverno), si continuerà grossomodo il trend degli ultimi mesi.
A quando un cambio circolatorio netto?
Per quello bisognerà attendere la fine dell’Enso negativo
e come minimo andiamo a fine febbraio. Poi siamo in attesa di una ripresa delle tempeste solari forti (classe X) verso il nostro pianeta, le quali saranno il vero ago della bilancia per un riassetto climatico e che sono mancate totalmente negli ultimi 2 anni. Le tempeste solari forti sono i pochi fenomeni che possono innescare intensi fenomeni di El Nino attivando il vulcanismo sottomarino, oltre che poter causare possenti eruzioni vulcaniche su terraferma; vedasi l’esempio del 1790-94: in concomitanza di un massimo solare molto intenso, addirittura 4 anni di fila con El Nino strong, ed eruzioni vulcaniche intense (la più forte fu l’Unzen, in Giappone nel 1792, con ben 40.000 morti). Inoltre, forti tempeste solari possono surriscaldare l’alta troposfera/stratosfera innescando improvvisi stratwarming e rinvigorendo l’attività convettiva tropicale (anticicloni Azzorre ed Aleutine con maggior forza). Anche qui comunque difficile vedere una ripresa vera dell’attività solare prima di fine gennaio/febbraio. In conclusione, spero abbiate capito bene le cause del clima degli ultimi mesi e anche la tendenza per il prosieguo stagionale. Da sottolineare un probabile strappo alla regola la prima metà di novembre, con precipitazioni diffuse e rischio alluvionale, specie tra fine prima decade ed inizio seconda.
Poi per una tendenza più precisa sull’inverno ci vedremo tra un mesetto.

A presto
Alessio