Autore: Massimo Lupicino
Data di pubblicazione: 30 Agosto 2017
Fonte originale: http://www.climatemonitor.it/?p=45681

 

Nonostante la mia ferma intenzione di tenermi a distanza da certi articoli di giornale, capita talvolta che qualche attento lettore del Blog mi faccia recedere dal nobile proposito segnalando una perla giornalistica di particolare rilievo. Talvolta ne nasce un articolo, come in questo caso.

Come già accaduto in passato, è la Stampa a deliziarci con una doppietta di articoli pubblicati in un fazzoletto di ore tra il 25 e il 26 Agosto scorsi. Il primo è un pezzo, oserei dire… di cronaca. Il secondo è l’editoriale di Luca Mercalli che usa il primo articolo come assist per delle considerazioni climatiche. Per la serie: le disgrazie non vengono mai sole.

Primo goal

Il primo articolo si intitola: “Cambia il clima, la petroliera russa conquista la rotta artica senza rompighiaccio”. Sottotitolo: “Il riscaldamento globale riduce la massa di acqua congelata. Si apre così la tratta dalla Norvegia a Oriente. Putin esulta”.

Nonostante il titolo dell’articolo sia del tutto fuorviante, la vera notizia è il varo di un gioiello tecnologico della marina mercantile: la nave gasiera Christophe De Margerie che trasporterà gas liquefatto dalla penisola russa di Yamal, sul Mare di Kara, fino ai terminali asiatici attraverso cosiddetto “Passaggio a Nord”: la rotta che consente di raggiungere il Pacifico transitando attraverso l’Artico. È la prima di una serie di 15 navi simili che verranno prodotte per agevolare il trasporto delle enormi riserve di gas siberiano superando l’ostacolo rappresentato dai ghiacci artici. Ghiacci che non sono affatto scomparsi, ma che cessano di essere un ostacolo insuperabile nel momento in cui la nave gasiera diventa anche un rompighiaccio. Perché la De Margerie è proprio questo: un rompighiaccio con capacità di trasporto di gas liquefatto.

Un messaggio apparentemente semplice, quello del progresso tecnologico nell’industria navale, inserito nel contesto più generale della corsa allo sviluppo delle risorse minerarie russe, diventa in questo articolo qualcosa di assolutamente deformato. A partire dal titolo, che sembra suggerire che Putin esulti perché il global warming gli consente di mandare a spasso petroliere a imbrattare le candide pellicce degli orsi polari. Un titolo quasi  tragicomico nella collezione impressionante di inesattezze concentrate in sole 12 parole:

  • Si parla di petroliera, quando invece la nave in questione è una gasiera che trasporta metano allo stato liquido: completamente diversa da una petroliera, in tutto. Persino nelle implicazioni ambientali (una fuga di gas liquefatto è ben diversa da uno sversamento di petrolio in mare).
  • Si cita un presunto cambiamento climatico che non si capisce cosa c’entri con il varo di un rompighiaccio.
  • Ci si sorprende che un rompighiaccio non si faccia scortare a sua volta da un’altra nave rompighiaccio. A che scopo? Per fare un trenino di rompighiaccio?

Il sottotitolo dello stesso articolo completa l’opera:

  • Non si capisce in cosa consista la conquista della “rotta artica”, a meno che non si ritenga che il transito di un rompighiaccio sull’Artico in estate rappresenti un evento epocale in sè. Forse i rompighiaccio sono concepiti per navigare in acque tropicali?
  • Se il “pericoloso scioglimento” dei ghiacci fosse realmente nei termini in cui viene descritto, che bisogno ci sarebbe di un rompighiaccio per navigare in Artico d’estate? Non basterebbe forse un carrier convenzionale, magari scortato solo per qualche decina di miglia secondo necessità? Mandiamo i russi a ripetizioni di ingegneria navale alla redazione della Stampa?
  • O piuttosto mandiamo la redazione della Stampa a ripetizione di climatologia, per scoprire che il tratto di mare in questione è completamente libero dai ghiacci solo per poche settimane all’anno (per la cronaca, si è aperto solo pochi giorni fa) e senza un rompighiaccio si farebbe ancora oggi la fine di Shackleton e della sua Endurance?

Eppure non è che gli spunti di interesse mancassero, in una notizia del genere: tecnologia, dominio dei mari, geopolitica, risorse energetiche… Per non dire del nome stesso della nave, intitolata al carismatico ex-direttore generale della Total (membro del consorzio internazionale che sviluppa il mega-giacimento di Yamal), considerato molto vicino al presidente russo e scomparso nell’ottobre del 2014 a seguito di un incredibile incidente all’aeroporto di Mosca, quando uno spazzaneve impazzito decise di buttarsi nel mezzo della pista di decollo proprio mentre transitava l’aereo del top manager.

..E raddoppio

E siccome un articolo del genere evidentemente non bastava, arriva subito dopo l’editoriale di Mercalli a mettere quello che gli inglesi chiamerebbero “l’ultimo chiodo nella bara”: La banchisa mai così fragile e sottile, recita il titolo con toni vagamente patetici. Titolo inesatto nella sua essenza stessa, visto che come spiega lo stesso Mercalli, l’evoluzione dei ghiacci artici si segue accuratamente solo dal 1979 per mezzo dei dati satellitari. E ci sono fondati sospetti che l’Artico abbia già conosciuto epoche in cui i ghiacci si scioglievano completamente d’estate: come nell’Olocene, in corrispondenza, guarda caso, di un massimo di attività solare (io indagherei sulle emissioni di CO2 di qualche civiltà aliena, se è vero come dice l’odierna scienza climatica “settled” che la forzante antropica è dominante).

L’articolo, come in altre occasioni, comincia bene (il decremento dell’estensione e del volume dei ghiacci artici negli ultimi decenni è un fatto incontrovertibile) ma deraglia successivamente in una serie di affermazioni a dir poco opinabili. Tra le quali:

  • Lo spessore dei ghiacci non supera i due metri (è una fake news: li supera diffusamente, come evidenziato nella carta in Fig. 1).
  • La diminuzione del ghiaccio ha effetti negativi sugli orsi polari (che invece a quanto pare se la passano benissimo, come sta sperimentando anche Shackleton 2.0).
  • Solito riferimento al noto feedback positivo dovuto all’assorbimento di calore da parte dell’oceano, più scuro. Ma nulla si racconta, invece, sulla miriade di possibili feedback negativi che stanno rallentando lo scioglimento dei ghiacci negli ultimi anni rispetto alle previsioni più catastrofiche.
  • Incremento dei fenomeni estremi conseguente allo scioglimento della banchisa (indimostrabile, anzi, irragionevole alla luce della diminuzione del gradiente termico e dell’instabilità baroclina che di quel gradiente è espressione, nonché causa concorrente alla genesi di fenomeni intensi).
  • Quanto alla “scomparsa dell’impianto di raffrescamento del Pianeta, mi sfugge come mai la massa glaciale enormemente più estesa dell’Antartide e quella groenlandese, entrambe stabili quando non addirittura in aumento, diventino trascurabili rispetto alla riduzione della banchisa artica.

    Spessore dei ghiacci artici al 29 Settembre 2017. In arancione le aree con spessore superiore ai 2 metri. Fonte: www.ocean.dmi.dk

Gran finale

Il finale, come nelle opere migliori, è la ciliegina sulla torta: “…e che una petroliera possa navigare più facilmente da un Continente all’altro non è una consolazione: il suo contenuto non farà altro che alimentare il riscaldamento globale”.

A parte il fatto che lo Yamal è in Asia, e quindi il continente di destinazione attraverso il “Passaggio a Nord” è il medesimo, resta il fatto che vedere nella nave gasiera in questione un mero vettore di effetto serra lascia francamente senza parole. È come se guardando il Golden Gate si sostenesse che quel ponte è servito solo ad ammazzare 11 operai, e non ad agevolare la mobilità di un miliardo e mezzo di persone.

Poco importa, se anche grazie a gioielli della tecnologia come la De Margerie, possiamo soddisfare la sete di energia del Pianeta: la stessa energia grazie alla quale si scrivono, si pubblicano e si leggono articoli come quelli che commentiamo oggi. Energia che alla luce del risultato poteva anche essere risparmiata, con indubbio beneficio delle emissioni globali.

Quello che rimane dalla lettura di questi articoli è uno spiacevole senso di distorsione, di deformazione della notizia in chiave climatico-catastrofista a tutto danno della qualità dell’informazione stessa. Una forma di deformazione professionale, laddove la professione del Catastrofista Climatico, con le tonnellate di “confirmation bias” che si porta dietro, riesce più o meno inconsapevolmente e in buona fede a trasformare una notizia, qualsiasi notizia, in una sentenza di morte (per caldo) per l’intero genere umano.

PS: per chi fosse interessato agli aspetti più propriamente tecnici della De Margerie, allego un link ad un articolo tra i pochi online in cui si parla della prima gasiera rompighiaccio della storia senza avventurarsi in digressioni salvamondiste più o meno ridicole. Uno dei tanti esempi di come internet ancora consenta, a chi vuole farlo, di informarsi per il piacere di imparare cose nuove, e non solo per essere confermato nella religione giusta.