Autore: Franco Zavatti
Data di pubblicazione: 27 Agosto 2016
Fonte originale: http://www.climatemonitor.it/?p=42102

 

Il giorno 23 agosto 2016 ho letto nell’edizione on line del giornale Alto Adige un articolo in cui, intervistato, Luca Mercalli commentava i crolli avvenuti nelle Dolomiti, in particolare quello da 500 mila metri cubi della Piccola Croda Rossa.
Fin qui nulla di strano: le Dolomiti sono costituite da rocce friabili e si sfaldano in modo del tutto naturale. Se poi ghiaccio perenne (permafrost) si trasforma in ghiaccio stagionale a causa dell’aumento di temperatura e provoca una maggiore fragilità dei complessi dolomitici, il fatto può essere doloroso ma è nell’ordine delle cose.

Nell’articolo non mi è affatto piaciuto il solito tentativo di spacciare un riscaldamento naturale per uno (sottinteso) dovuto alle attività umane, senza mai specificare di quale dei due si parla. Ancora, citando dall’articolo, di cui si può vedere la riproduzioneI dati, prosegue Mercalli,”ci dicono che da quindici anni subiamo stagioni estive con temperature superiori alla media”. Sicuramente sono prevenuto ma quel “subiamo” secondo me lascia nella mente del lettore l’idea che qualcosa o qualcuno “brutto e cattivo” ci obblighi a subire un caldo non voluto e non gradito e che è necessario combattere questa strana entità.
E poi quindici anni di temperature alte (ma essenzialmente costanti) sono una causa sufficiente a far crollare le Dolomiti ma non lo sono abbastanza, con la pausa nella temperature mondiali, per definire un cambiamento nel regime climatico globale, perché in questo caso di anni ne servono almeno 30? Ma per favore, cerchiamo di essere seri.

E proseguo nella citazione dell’articolo:“Il luglio 2015 è stato il più caldo nella storia italiana”; vero, come si può leggere nel sito ISAC-CNR, ma citare El Niño per far capire a cosa è dovuto il caldo e quanto pesa la variabilità naturale non sarebbe stato troppo scorretto. “Il luglio 2016 il più caldo nella storia mondiale, anche se noi lo abbiamo avvertito di meno”.

La figura 1 seguente (pdf) mostra le anomalie di temperatura globale mensile dal dataset NOAA-NCEI (terra+oceano) da gennaio 2001 a luglio 2016.

 

fig1
Fig.1: Grafico dell’anomalia di temperature del dataset NOAA dal 2001 a luglio 2016.

Direi proprio che dopo il massimo di marzo 2016 (1.22 °C) la temperatura è diminuita di circa 0.35 °C diventando, a luglio 2016, 0.87°C, certo non la più elevata di sempre. E, come ben sappiamo, NOAA non è l’organizzazione più nota al mondo per modificare al ribasso le temperature.
Comunque, per evitare incomprensioni legate al grafico, riporto nella successiva tabella i valori numerici delle anomalie NOAA da settembre a luglio 2016, mentre nel sito di supporto è presente il dataset completo.

 

Tab. 1: Anomalie NOAA-NCEI da settembre 2015 (2015.7500) a luglio 2016 (2016.5834).
Da notare che 2016.0000 corrisponde a dicembre 2015.
anno.meseanomalia (°C)
2015.75000.9210
2015.83340.9860
2015.91660.9640
2016.00001.1170
2016.08341.0480
2016.16661.1910
2016.25001.2230
2016.33341.0710
2016.41660.8760
2016.50000.9010
2016.58340.8710

 

Ovviamente questi dati gli addetti ai lavori li conoscono. Perché si debbano diffondere valori non veri non lo so, anche se forse posso provare ad immaginarlo: la preoccupazione per le sorti dell’ambiente in pericolo porta ad usare altri argomenti (il clima in questo caso) per tenere desto l’interesse del pubblico, probabilmente considerato meno sensibile alle tematiche ambientali che a quelle climatiche. Qualcosa tipo: stiamo tutti per morire arrosto, ma per evitare questa fine andiamo in bicicletta e facciamo la raccolta differenziata.

Ma se, come credo, l’uso del suolo, la cementificazione di aree fertili, la regolamentazione del regime delle acque sono argomenti importanti, è necessario trovare il modo di convincere tutti di tale importanza, senza sparacchiare a vanvera sulla possibilità dell’uomo di controllare il clima. Sappiamo che lo “sparacchiare a vanvera” ha sullo sfondo ben altro che il convincere la gente, tipo il trasferimento di ricchezza da una parte all’altra del mondo e l’ipotetica gestione di un governo unico mondiale ma, per una cosa tanto limitata come qualche crollo nelle Dolomiti, speriamo che non si sia voluto mascherare questi aspetti tanto complessi e si sia preferito qualcosa di molto più semplice e più immediato come, appunto, l’ambiente.

Tutti i grafici e i dati relativi a questo post si trovano nel sito di supporto qui.