Il prof. Sergio Pinna ha pubblicato un articolo molto interessante, teso, una volta di più, a dimostrare che i presunti record di temperatura e di precipitazione (che nel passato non avrebbero mai avuto luogo) sono solo normali fluttuazioni che nulla hanno di catastrofico o di preludio ad una imminente catastrofe climatica generale. In questa occasione ha usato la temperatura massima assoluta Tmax e la precipitazione giornaliera massima assoluta RX1, con ogni valore associato all’anno in cui si è verificato, per 50 stazioni meteo spagnole con serie da almeno il 1951. I dati sono disponibili nel sito della Agenzia Meteorologica Statale (AEMet).
I valori che ha usato sono raggruppati in una tabella e i risultati sono sintetizzati in due diagrammi a torta (pie-chart) che mostrano come non ci sia alcun effetto sistematico di crescita, nelle due variabili, attribuibile al riscaldamento globale.
Io ho usato i dati del prof. Pinna per rappresentarli in modo esteticamente diverso e ho associato i valori estremi all’anno in cui sono stati registrati: il risultato è mostrato in figura 1, separatamente per le due variabili
Fig.1: I valori di Tmax e RX1 rispetto all’anno in cui si sono verificati gli estremi.
Ad un esame visuale, la Tmax mostra un leggero accumulo di valori dopo il 1980, come confermato dalla prima delle pie-chart. La RX1 ha una distribuzione quasi uniforme, con un accenno di diminuzione dopo il 2000.
Dalla figura 1 ho estratto (visualmente e quindi con qualche incertezza) il numero di eventi raggruppati in bin di 5 anni (Tmax: 1945-49; 1950-54; ecc. RX1: 1940-44; 1945-49; ecc.) e li ho riportati in figura 2 come istogrammi i cui fit lineari mostrano che non c’è alcuna variazione sistematica nella pluviometria mentre un aumento sistematico si osserva nella temperatura, anche se una pendenza media di 0.14 eventi per bin (cioè per 5 anni) non sembra condurre ad alcuna catastrofe.
Fig.2: Istogramma delle frequenze di apparizione dei due eventi estremi (Tmax e RX1). Le linee rossa e blu sono i fit lineari la cui pendenza è riportata con gli stessi colori.
L’osservazione del quadro superiore di figura 2 mi ha portato a tentare di capire la causa dei tre eventi più numerosi, presenti nei bin 1950-54 (bin 2), 1990-94 (bin 10), 2015-19 (bin 15). In particolare, l’ultimo bin mi ha portato a pensare a ENSO (El Niño -La Niña) anche se la serie ONI (Oceanic Nino Index) mostrata in figura 3 dà conto di molti più eventi di quelli registrati da Tmax in Spagna.
Il passo successivo è quello di verificare quali eventi ENSO si osservano in ogni bin di 5 anni e come si bilanciano tra loro per dare origine al numero di Tmax osservate: ad esempio (il bin 1 è fuori dall’intervallo di ONI e non può essere verificato)
il bin 2 (1950-54) contiene 1 evento La Niña e 2 eventi El Niño che si combinano fornendo una temperatura elevata che produce in Spagna i 5 eventi osservati;
il bin 6 (1970-74) non ha elementi, il che significa che i due eventi La Niña e l’evento El Niño presenti nell’intervallo si bilanciano;
nel bin 11 (1995-99) apparentemente le due La Niña (debole-moderato e forte) sembrano bilanciare un El Niño molto forte e non forniscono alcun evento caldo;
il bin 15 (2015-2019), invece, è chiaro: il super El Niño 2015-16 e due micro-La Niña che in nessun caso riescono a bilanciarlo.
il bin 16 (2020-24) non ha significato, dato che è troncato e non va considerato
Fig.3: Eventi ENSO tra il 1950 e il 2020, con la classificazione (moderato, forte e molto forte). Le bande verticali gialle identificano i bin del pannello superiore di figura 1, numerati in basso.
Quindi sembra che nel caso delle temperature massime, ENSO giochi un ruolo importante e certamente più comprensibile di quello attribuito al global warming (cioè all’aumento della CO2).
Nello schema appena presentato non tutto è chiaro e, meno che mai, certo: ad esempio
il bin 7 (1975-79) farebbe pensare, in ONI, a nessun evento caldo mentre ne osserviamo due;
il bin 5 (1965-69) porterebbe a definire molti eventi caldi (un El Niño forte e una La Niña molto, molto debole e di breve durata) ma se ne osserva solo uno.
Inoltre qui non si prendono in considerazione il numero e il peso di eventi locali (circolatori, orografici, antropici, ecc).
Malgrado questo, però, la procedura sembra promettente e potrà essere verificata in altre situazioni.
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