Sabato mattina intorno alle alle 9:00, un forte terremoto di magnitudo 6.0 della scala Richter è stato registrato poco distante dal Polo Nord, a una latitudine di 84.3260N. La profondità del sisma è stata stimata intorno ai 10 Km.

Sembrerebbe un evento insolito, ma non troppo. Pur se la frequenza di tali eventi in tale zona è bassa, bisogna ricordare come al di sotto del polo nord si incontrano la placca eurasiatica con quella nord americana, formando il Gakkel Ridge, una catena montuosa sottomarina che attraversa tutto il circolo polare artico, costellata di numerosissimi vulcani molto potenti e una fortissima attività geotermica.

Come scrissi in un articolo di qualche anno fa, è l’equivalente di un Supervulcano sottomarino.

Altresì la variabilità del ghiaccio Artico (fasi di ritiro ed espansione) è in gran parte dovuta a quest’attività endogena. Non è un segreto, ad esempio, che la zona di mare tra la Groenlandia e le Svalbard sia piena di “punti caldi”, i quali ostacolano lo sviluppo della calotta (insieme a fattori quali il moto terrestre e le correnti oceaniche) facendola risultare ridotta rispetto ad alte zone tipo Canada e stretto di Bering.
Inoltre, dovrebbe far riflettere che un eventuale terremoto di M >8 in tale area frammenterebbe profondamente il ghiaccio polare, trascinando, attraverso uno tsunami, una enorme quantità di ghiaccio e acqua gelata in Atlantico, con conseguenze rapide e catastrofiche per il clima dei paesi che vi si affacciano (Europa occidentale Atlantica, Canada/Usa orientali e Groenlandia). Si avrebbe un rapido raffreddamento climatico con profonda alterazione della circolazione atmosferica in poche settimane …devastante.
Ora, è bene ricordarlo, un M6 non ha la forza sufficiente per innescare una simile dinamica, ma in futuro con la bassa attività solare perdurante ciò sarà possibile; tutt’al più che nella zona occidentale dell’Artico vi è un grosso rigonfiamento di acqua fredda dolce formatosi ormai da qualche anno. Un violento sisma potrebbe destabilizzarla e trascinarla in Atlantico, insieme a blocchi di ghiaccio.
In conclusione, ho approfittato di scrivere quest’articolo prendendo spunto da questo insolito sisma, per ribadire l’importanza dell’Artico e del Nord Atlantico nel clima mondiale e di come basti davvero poco per passare dalle condizioni climatiche attuali ad un clima estremamente avverso per la civiltà umana.

P.s. sarà forse un caso che prima di una glaciazione il polo si libera dai ghiacci conseguentemente al forte incremento dell’attività sismica globale, che determinerebbe una colossale super eruzione nel Gakkel ridge? Non credo…

A presto
Alessio