Di Fiorentino Marco Lubelli

Si parla spesso a sproposito dei ghiacci artici, come al solito, noi ci atterremo ai dati scientifici fornendo tutte le precisazioni e mantenendo tutte le cautele del caso, essendo questo argomento complesso e di non facile lettura. Partiamo dai dati forniti dal sito meteorologico danese, che dal 1979 monitora giornalmente l’andamento dei ghiacci artici.

Facciamo subito la prima precisazione: l’andamento viene diviso in due parti: una parte, colorata in nero, descrive l’andamento “vero” quello realmente registrato, la seconda, quella colorata in rosso, è frutto di calcoli matematici, è dunque un prodotto operazionale. Stando dunque al risultato di questi calcoli il minimo, sarebbe stato raggiunto ieri, e costituisce il record di minimo più tardivo mai registrato dal 1979 ad oggi. Questa tendenza del ritardo dei minimi indica inequivocabilmente stagioni estive molto più lunghe rispetto al passato, in zona artica, tenendo infatti presente che fino a pochi anni fa era raro osservare minimi registrati oltre la prima metà del mese di settembre, appare particolarmente preoccupante il ritardo registrato quest’anno. Veniamo però alle note liete: il minimo 2018, provvisorio in attesa dei dati definitivi, risulta il più alto degli ultimi tre anni e molto vicino alla soglia dei 5 milioni di chilometri quadrati. Questo avanzamento rispetto al passato era già evidente dai dati in nostro possesso per il mese di agosto, questa volta dati reali, che mostriamo qui di seguito.

Questo grafico, sempre tratto dal sito meteorologico danese, mostra chiaramente una inversione di tendenza nell’andamento dei ghiacci artici nel mese di agosto rispetto alla media 1981-2010 di 7,2 milioni di chilometri quadrati con un evidente ripresa della banchisa artica con anomalie comunque ancora preoccupanti (intorno al 20% in meno) ma comunque al di sopra della media mobile. Insomma tenui segnali positivi in un quadro comunque sempre deficitario.

Fonte: Progetto Scienze