20 dicembre 2013
E’ la prima volta che i ghiacci tornano a crescere dopo che negli ultimi decenni se ne è osservata una progressiva riduzione.
Il volume del ghiaccio nell’Artico è aumentato in modo notevole in autunno, fino a raggiungere i 9 mila metri cubi contro i 6 mila dello stesso periodo del 2012.
I dati arrivano dalle rilevazione del satellite Cryosat dell’Esa. Secondo i climatologi, però, le nuove osservazioni non indicherebbero un’inversione della progressiva riduzione dei ghiacci registrata a partire dalla fine degli anni ’80. Altri, invece, sono convinti che si tratta di segnali di una decisiva svolta del clima terrestre verso un periodo più freddo, una nuova ‘piccola era glaciale’.
Come spiegato sul sito dell’Esa, la misurazione del volume effettivo del ghiaccio marino dell’Artico si è dimostrata difficile da determinare, dato che tende a muoversi attorno al Polo Nord e quindi il suo spessore può cambiare. Comunque, il merito della ‘buona performance’ è dovuta ad una migliore ritenzione del ghiaccio pluriennale, quello che sopravvive all’estate senza scioglersi.
Questa condizione è particolarmente evidente nell’arcipelago canadese e nel nord della Groenlandia, dove ha resistito molto ghiaccio formatosi 2 o 3 anni fa. Circa il 90% dell’aumento totale registrato dal satellite è dovuto alla crescita del ghiaccio pluriennale, il quale è cresciuto in media di circa il 20% rispetto allo scorso anno.
Tuttavia, per l’Esa si tratta di una “buona notizia” che però non rappresenta un’inversione della tendenza a lungo termine. Alcuni esperti hanno spiegato questa inversione di tendenza facendo riferimento anche a un cambiamento della direzione dei venti. Durante le estati precedenti grossi blocchi di ghiaccio pluriennale sono migrate verso l’Alaska e la Siberia dove si sono sciolti, mentre quest’anno il ghiaccio è rimasto al suo posto.
“Sebbene il ristabilimento del ghiaccio del mare Artico sia sicuramente una buona notizia, questo deve essere considerato in relazione ai cambiamenti climatici degli ultimi decenni”, ha detto alla BBC Andy Shepherd, esperto di osservazione terrestre all’University College London. “Secondo alcune stime, all’inizio degli anni Ottanta c’erano 20.000 chilometri cubi di ghiaccio artico; questo dato fa sì che anche il 2013 si collochi tra gli anni peggiori degli ultimi 30 anni”, ha concluso il professore.
Nel marzo di quest’anno, alcuni scienziati russi hanno pronosticato l’arrivo di una Era Glaciale minore nel 2014, smentendo la tesi sul riscaldamento globale bollata come una trovata di ‘marketing’. Secondo le tesi correnti, il riscaldamento del clima è cominciato a partire dalla seconda metà del diciottesimo secolo, con l’inizio della rivoluzione industriale.
Proprio per questo si ritiene che il processo sia legato all’impatto antropogenico: l’umanità immette l’anidride carbonica nell’atmosfera causando l’effetto serra. Ma lo scienziato russo Vladimir Bashkin respinge categoricamente questa tesi, affermando che i cambiamenti climatici hanno carattere ciclico e non sono legati in alcun modo all’attività degli uomini.
Insieme con il suo collega Rauf Galiulin dell’Istituto sui problemi fondamentali della biologia dell’Accademia russa delle scienze, spiega che l’attuale riscaldamento planetario è la conseguenza dell’uscita del pianeta dall’Era Glaciale minore, prospettando breve l’entrata in un periodo di freddo.
Approfondimenti:
Siamo sulla soglia di una nuova ‘Piccola Era Glaciale’?
Ecco spiegata la bufala del Riscaldamento Globale!
Alle stesse conclusioni è arrivato anche Mototaka Nakamura, scienziato senior presso l’Agenzia giapponese per la Scienza del Mare e della Terra. Nel corso della sua ricerca, lo scienziato giapponese ha analizzato le variazioni della temperatura superficiale dell’acqua nel mare della Groenlandia dal 1957 ad oggi ed ha confrontato questi dati con il cambiamento climatico globale nello stesso periodo.
Secondo la Voce della Russia, in base alle sue analisi statistiche, Nakamura deduce che il ciclo del riscaldamento globale attualmente in atto verrà sostituito dall’opposta tendenza di raffreddamento. Lo scienziato giapponese ha analizzato le temperature dell’oceano rilevate per più di cinque decenni, concludendo che il clima dell’emisfero settentrionale del nostro pianeta potrebbe subire un periodo di raffreddamento a partire dal 2015.
Nello studio pubblicato sulla rivista scientifica degli Stati Uniti il 28 giugno, ritiene che le temperature del Mare della Groenlandia potrebbero servire come un indicatore anticipatore dei cicli di raffreddamento e di riscaldamento, che avvengono in media ogni 70 anni.
Neve in Medio Oriente
Nei giorni scorsi, le persone che vivono nella capitale egiziana Il Cairo hanno potuto vedere e sperimentare la neve per la prima volta dopo 112 anni! Un evento più unico che raro! Le immagini che arrivano dalla capitale egiziana sono davvero incredibili. Anche i cammelli sembrano aver goduto del cambiamento improvviso di tempo.
Anche altri paesi della regione, tra cui la Turchia, la Siria e Israele hanno sperimentato precipitazioni nevose diffuse. Come riporta 3bmeteo, la neve a quote basse nel Nord dell’Egitto è un fatto davvero eccezionale, che ha dei tempi di ritorno molto lunghi: si hanno alcune segnalazioni nel Febbraio 1950, quando nevicò nell’area del Delta del Nilo arrivando quasi a sfiorare Il Cairo.
Altre fonti parlano di neve in città nel 1901. Ma le nevicate più abbondanti si sono avute nel pieno della Piccola Era Glaciale, ovvero nel lontanissimo Gennaio 1639, ma anche il 10 Gennaio 1855! Questo significa che dobbiamo aspettarci altre variazioni climatiche anomale in tutto il mondo?