Scritto dal Dott. Klaus L.E. Kaiser – Ontario (Canada)

Fonte: canadafreepress.com

Traduzione a cura di Mauri Sesler (scientific translator)

Ad ascoltare l’ultima in ordine di tempo “profezia di sventura climatologica” si potrebbe pensare che l’Artico sia sul punto di ritrovarsi completamente “pulito”, senza che in vista ci sia neanche il più piccolo dei cubetti di ghiaccio da mettere nella propria bevanda. Beh, ho da dare alcune notizie che possono apparire sconcertanti per i warmisti: l’estensione del ghiaccio marino è in realtà piuttosto stabile, forse addirittura in crescita e gli orsi polari stanno anche loro piuttosto bene.

Il Ghiaccio Marino dell’Artico

Il ghiaccio marino nell’Artico cresce e decresce in maniera regolare, un po’ come fanno le fasi lunari. Al culmine del minimo stagionale (intorno alla metà di Settembre) l’estensione del ghiaccio marino Artico è dell’ordine dei 4-5 milioni di chilometri quadrati (SKM). Questo è molto diverso dall’estensione massima nel corso dell’inverno Artico che è in genere nel raggio dei 14-15 SKM; in altre parole, la sua normale ampiezza stagionale è all’incirca tre volte più grande o anche più di quella del suo minimo.

Con una variazione stagionale tanto ampia, alcuni artisti dello ‘squallore e della desolazione’ sono apparsi molto vociferanti nella loro previsione di un “Artico libero dai ghiacci” (in estate) e questo va avanti ormai da molti anni. Ad esempio, il Prof. S. Rahmstorf all’Istituto per la Ricerca sull’Impatto Climatico di Potsdam (PIK), uno dei modellisti climatologici più espliciti che ci sono in Germania, ha ripetutamente messo in guardia il mondo dell’arrivo di quel calamitoso “punto di non ritorno” (che potrebbe addirittura essersi già attivato) , nel 2008 e nuovamente nel 2012. Per non essere lasciati fuori (dalla tiritera del “riscaldamento dell’Artico”), molti altri si sono dimostrati molto appassionati nell’abbracciare anche loro quello scenario, negli ultimi anni, come ha fatto il New Scientist. E quindi, come stanno realmente le cose?

Le Temperature dell’Aria nell’Artico

Ad esempio, il numero di giorni durante i quali si ha una temperatura al di sopra dello zero (0° C) ad una latitudine di 80° N e anche maggiore viene registrato da 55 anni. Questi dati vengono prontamente messi a disposizione dall’Istituto Meteorologico Danese (DMI). Sulla base di queste osservazioni, l’Istituto ha anche calcolato una media di 50 anni di temperature sopra lo zero. La media rilevata non è cambiata nel corso di quegli anni ed è possibile seguirla ogni giorno, così come è possibile fare con tutti i record giornalieri del passato, di anno in anno. Quello che è importante in tutti questi dati è il numero di giorni su base annuale in cui la temperatura è al di sopra dello zero termico. Tranne che nel 2013, in cui tale numero è stato la metà della media a lungo termine di 90 giorni, il numero è rimasto pressoché invariato da un anno all’altro.

Questi dati non solo mostrano un clima molto stabile al nord, ma indicano anche che le affermazioni di un “diradamento” della copertura del ghiaccio devono per forza di cose essere false. Non si può certo avere allo stesso tempo l’assottigliamento del ghiaccio e il riscaldamento dell’aria e la copertura del ghiaccio inalterata, decennio dopo decennio. Se il ghiaccio fosse sempre più sottile, si scioglierebbe molto prima, il numero di giorni con temperature sopra lo zero aumenterebbe e il ricongelamento avverrebbe più avanti nella stagione; niente di tutto questo sta avvenendo. Adesso diamo un’occhiata alla copertura del ghiaccio stesso.

L’Estensione Minima del Ghiaccio Marino

Quello che tutti stanno a guardare con occhi luccicanti è la estensione stagionale MINIMA del ghiaccio marino. Il minimo si verifica intorno alla metà di Settembre e, ovviamente, varia con più forza in quanto è influenzato da tutta una serie di effetti naturali e di origine umana che, non sussistono al momento di massima estensione, quando non c’è molta attività in corso. Ad esempio, la breve estate Artica è il momento in cui i sottomarini tendono ad emergere in prossimità del Polo, è il momento in cui le navi da ricerca cercano di esplorare la regione Artica, è il momento che permette alle navi commerciali di tentare l’attraversamento del Passaggio di Nord-Ovest e di quello di Nord-Est e alle compagnie industriali la esplorazione alla ricerca di risorse naturali, è il momento in cui gli esploratori cercano di raggiungere a piedi il Polo Nord e le navi da crociera organizzano viaggi nell’Artico, è il momento in cui si può andare in giro per l’Artico a bordo di una mongolfiera, e altro ancora.

Gran parte di quella breve attività stagionale richiede ancora adesso l’accompagnamento (e, spesso, il soccorso) di rompighiaccio che sono di proprietà dei paesi rivieraschi sull’Artico. Ad esempio, la Russia da sola possiede circa 50 di tali navi, comprese le rompighiaccio a Classe-4 o superiore a propulsione nucleare. La rompighiaccio Healy della Guardia Costiera Statunitense ha raggiunto il Polo Nord proprio all’inizio del mese scorso, come mostrato nell’immagine riprodotta qui sotto del 7 Settembre 2015.

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Guardia Costiera Statunitense, foto dell’Ufficiale di Seconda Cory J. Mendenhall

Anche se quella foto mostra il Polo Nord ricoperto di ghiaccio solido, ci sono stati altri momenti in cui al suo posto proprio lì ci stavano solamente acque libere. Ad esempio, la USS Skate emerse lì nel 1958 e nel corso del suo viaggio aveva ripetutamente osservato acque libere nell’alto Artico.

La Massima Estensione del Ghiaccio Marino

Tanto per cominciare, non c’è anima in giro che mai si scomodi a far riferimento all’estensione MASSIMA stagionale del ghiaccio marino nell’Artico. In verità, questa non è cambiata di molto per molti decenni. Le ragioni di questo sono di facile comprensione. Con le temperature che per la maggior parte dell’anno (soprattutto le temperature dell’aria) si trovano ben al di sotto dello zero, l’accumulo annuale del ghiaccio è influenzato più dal vento e dalle correnti che da ogni altra cosa. Pertanto, il ghiaccio raggiunge il suo massimo all’incirca alla metà di Marzo, e questo varia a malapena di anno in anno. In tale contesto, occorre anche far notare che, per la maggior parte dei resoconti, il calcolo del ghiaccio marino “Artico” si estende fino a sud della latitudine di 45° N, o ulteriormente verso l’equatore. Tuttavia, nonostante questo, l’estensione massima del ghiaccio varia a malapena, e quindi, non c’è bisogno di aggiungere altro.

Inoltre, ci sono ben pochi visitatori della zona dell’alto Artico in inverno. Non solo in inverno il buio la fa da padrone tutti i giorni, ma poi anche le temperature non sono neanche esattamente adatte per spassarsela. A MENO 40° C, anche gli orsi polari (maschi), che non sono in letargo cominciano a tremare. A mio modesto parere, è un peccato che i molti famosi modellisti climatologici del PIK e di altre istituzioni non vogliano fare una escursione là proprio in quel momento. Il governo locale potrebbe anche fornire loro alloggio gratuito (con un soggiorno minimo di quattro settimane) in tende o in igloo, a scelta dei visitatori. Cosa c’è di più rilassante di un paio di settimane in un igloo quando una tormenta infuria all’esterno? Se ne hanno bisogno, possono pensare di portarsi dietro un mulino a vento portatile per ricaricare i loro i-oggetti o i loro computer portatili.

Estensione del Ghiaccio Marino Artico Complessiva

Come potete immaginare, una qualunque misurazione giornaliera di questo è possibile solo con sofisticate strumentazioni e relativo software posizionato ad una lunga distanza. La ricognizione satellitare è quello che viene messo in campo a tale scopo.

Ci sono le ampiamente usate indagini satellitari quotidiane del ghiaccio marino Artico che vengono pubblicate dal Nansen Environmental & Remote Sensing Center di Bergen, in Norvegia. Queste osservazioni satellitari sono cambiate più volte in termini di strumentazioni e di algoritmi informatici utilizzati. Questo significa che le serie di misure precedenti (cioè prima del 2000 o giù di lì) non sono completamente compatibili con quelle successive.

Un’altra serie di misure ampiamente usate è quella del ghiaccio marino nell’emisfero settentrionale che viene calcolata dal National Snow & Ice Data Center di Boulder, in Colorado. Inoltre, anche il DMI fornisce grafici giornalieri sulla estensione del ghiaccio marino Artico.

La situazione è che i grafici prodotti da ciascun istituto hanno una loro risoluzione spaziale e / o una loro definizione di ciò che costituisce il “ghiaccio marino” versus l’acqua, e quindi danno diversi numeri assoluti; ma in generale comunque i grafici mostrano tendenze similari.

C’è una misurazione del ghiaccio che deve ancora assistere ad una vasta diffusione, vale a dire la media annuale del ghiaccio marino calcolata sulla base di tutti i dati giornalieri (da una singola fonte). Tale analisi è disponibile sul sito web Science Matters. Ha appena pubblicato quella che vale per gli ultimi dieci anni. Questo grafico mostra in realtà una lieve tendenza all’aumento della estensione del ghiaccio Artico in quel periodo, come illustrato di seguito.

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L’estensione del ghiaccio marino Artico, come media annuale da osservazioni giornaliere, 2006-2015
(provvisorie per il 2015). Fonte: Science Matters.

In breve, non è importante quale sia la misurazione che si utilizza per osservare il ghiaccio al Nord, questo non mostra alcun segno di volersi estinguere come il dronte / dodo, piuttosto il contrario. Le affermazioni dei profeti di sventura riguardo la scomparsa del ghiaccio sono false — e avrete ancora bisogno dei vostri maglioni invernali!

 


 

Il Dott. Klaus L.E. Kaiser è l’autore di “CONVENIENT MYTHS, the green revolution – perceptions, politics, and facts”. Si veda: convenientmyths.comIl Dott. Kaiser, scienziato e autore, è attivo nell’ambito della ricerca da più di quattro decenni; è l’autore di quasi 300 pubblicazioni su riviste scientifiche, relazioni governative e di agenzie internazionali, libri, riviste e quotidiani. Attualmente è il Direttore della Ricerca di TerraBase Inc., ed è un membro dell’Istituto di Chimica del Canada. Il Dott. Kaiser è ampiamente riconosciuto per la sua esperienza nel campo della chimica ambientale e per il suo approccio alle questioni in nome del “rifiuto di tutto ciò che non ha alcun senso”.