Giusto Buroni, laureato in ingegneria nucleare scrive al Corriere della Sera
“E invece è proprio l’IPCC il colpevole di tutte le non involontarie cantonate prese negli ultimi 25 anni (un quarto di secolo, e ancora ci credono!) dalla cosiddetta “Comunità Scientifica”, che dall’IPCC ha cercato spesso e inutilmente di dissociarsi. E’ noto che l’IPCC ha manipolato dei dati (riguardanti l’Everest, se non sbaglio, ma non solo) per poter diffondere un certo tipo di risultati (che però non sono stati mai ritirati dalle valutazioni successive, perché avrebbero bloccato immediatamente il business e gettato discredito sull’ONU); il fatto è emerso ufficialmente dopo il conferimento del Nobel al dilettante, ma strapotente, stregone Al Gore a ai 2000 buontemponi dell’IPCC (che annualmente fanno un paio di congressi senza risultati concreti nelle più rinomate località turistiche mondiali). Apprezzo il pudore dei responsabili del Nobel che hanno scelto di premiarli per la pace (?) e non per le loro inesistenti prodezze scientifiche. Come sa meglio di me, la scelta del buontempone da far entrare all’IPCC è fatta dall’ONU non sulla base delle benemerenze scientifiche del soggetto, ma secondo uno strano algoritmo che, in pratica, anche se la cosa è più complessa, assegna a ogni Stato una quantità di scienziati direttamente proporzionale al presunto danno ecologico subìto da parte dei Paesi più industrializzati, in modo da garantire “democraticamente” agli Stati “danneggiati” una maggior protezione contro le soperchierie di quelli “cattivi”. Non è assurdo pensare che gli Stati più poveri abbiano anche una Ricerca Scientifica meno efficiente e che quindi contribuiscano all’IPCC con personaggi che possono arrivare al livello di “sciamano semplice”, che però è l’unico tipo di “scienziato” che hanno, con diritto di voto pari a quello degli altri. Se non è vero, la prego di fornirmi nomi e imprese scientifiche di rilievo di una decina di personaggi dell’IPCC: servirà molto alla mia cultura personale e potrà perfino farmi cambiare opinione.
Non esiste il “metodo scientifico dell’IPCC” e tanto meno quello di Buroni, ma solo quello GALILEIANO, che, in parole povere (se già lo conosce non legga il paragrafo seguente, che però è istruttivo), è: “prova e riprova e fa’ in modo di ottenere più o meno il medesimo risultato quando le condizioni al contorno sono più o meno le stesse; dopo di che trasforma tutto in formule matematiche, dalle quali puoi provare a interpolare o estrapolare risultati collegati con la ricerca che stai eseguendo; controlla tali previsioni con il maggior numero possibile di situazioni pratiche corrispondenti, registra risultati e procedimenti e consegna il tutto alla Comunità Scientifica per ulteriori verifiche”. Tutto ciò l’IPCC non lo fa: emette proclami e fa previsioni non confutabili.
Sa che cosa faccio io? Vado chiedendo invano da anni che cosa significhi “temperatura del globo” (lei lo sa? è un giornalista e può risparmiarselo; io no) e quali siano i metodi, oggi e un secolo e mezzo fa per misurarla. Su Internet ho trovato una sola cartina presentata dal vecchio colonnello Giuliacci. Una sola volta mi è stato risposto dall’ENEA: “abbiamo tutti risultati attendibili, misurati con strumenti di alta precisione, sia oggi, sia un secolo e mezzo fa”. E converrà con me che questa non è la risposta alla mia domanda; e immaginerà come me che i punti di misurazione della temperatura siano migliaia di volte più numerosi oggi rispetto a un secolo e mezzo fa; e spero che resterà stupito come me nell’apprendere che è già molto se parliamo di un raddoppio dei punti e luoghi di misura. Il mare, che è tre volte più vasto delle terre emerse e più profondo di quanto è alto l’Everest, è monitorato, non diversamente da 150 anni fa, solo vicino alle coste. Idem per le aree desertiche e per i grandi gruppi montuosi. “Meglio così”, dirà lei,”così i confronti sono più omogenei”. Ma non sappiamo niente, oggi quanto ieri, delle oscillazioni termiche che si verificano in alto mare in occasione di eruzioni vulcaniche, anche sottomarine, e di terremoti. Lei ha mai sentito parlare dall’IPCC di salinità dell’acqua che forma i ghiacci polari e i ghiacciai dei monti? Io mai. Eppure l’IPCC decreta la scomparsa dei ghiacci (dimenticando che quelli dell’Antartide, che pure è sovrastata dal buco nell’ozono), continuano ad ispessirsi, e presenta rapporti sul riscaldamento lungo i secoli (di solito 4000) che pretendono precisi al decimo di grado! Facendo così estrapolazioni che, senza sollevare scandalo nella popolazione succube, inebetita e ignorante, vanno dai 2 ai 30 gradi in più nei prossimi 50 anni. (e gli “scienziati” tedeschi, come dico, non sanno valutare gli effetti di una piccola eclissi di sole sul loro sistema di celle fotovoltaiche!). E potrei andare avanti per decine di pagine a dimostrare le lacune del “metodo scientifico IPCC”, qualunque esso sia, o come ridicolmente lo chiama lei. Agli scienziati politicamente indipendenti i risultati dell’IPCC non importano nulla, agli scienziati veri vengono i brividi sentendo le loro scempiaggini.
Gli unici scienziati peggiori di quelli politicizzati (IPCC) sono quelli superstiziosi (e sapesse quanti ce ne sono! quindi una buona parte anche all’IPCC).
E mi chiedo anche perché mi devo spremere le meningi riscrivendo tutto ciò, quando è sotto gli occhi di tutti il fallimento del Protocollo di Kyoto, unico prodotto concreto e veramente catastrofico dei 2000 sbafatori a ufo in un quarto di secolo.
Creda a me (anche se non ho titoli e medaglie, ma la testa libera da stelle e stelline): ho fatto a lungo il ricercatore e so come far risultare ciò che certe autorità hanno deciso di far risultare per incassare i soldi messi a disposizione da chi quei risultati ha commissionato per incassare 100 volte i soldi che ha messo a disposizione.
Del resto non sono io a doverle insegnare queste cose, e concludo dicendo che ho sempre mandato in copia le mie esternazioni a lei proprio perché le sue considerazioni su ambiente e energia erano quasi sempre uguali alle mie (che sono state bandite da tempo dal Corriere, ma per motivi del tutto immorali): è la prima volta che mi scrive, ma mi dice che non è d’accordo con me e dimostra di non avere capito che i miei discorsi sono sempre solo tecnico-scientifici e mai politici: l’IPCC è una mandria di bufalE e non di scienziati (sempre che lei non abbia i nomi dei dieci che le ho chiesto); devo pensare che stia cambiando opinione? non ci posso credere. E badi che se cambia orientamento lei non rimane nessuno al Corriere che abbia il coraggio di pronunciarsi contro le politiche ambientali ed energetiche dell’ONU (è pur vero che i suoi articoli sull’argomento non solo sono calati di numero, ma dimostrano più possibilismo e condiscendenza con le politiche che stanno prendendo, spero temporaneamente, il sopravvento). In due parole gli ordini dell’Europa e quindi della sua “serva Italia” sono: “dobbiamo adottare un mix energetico che sia conveniente dal punto di vista economico e ecologico”. Sono belle parole, ma inutili: un tale mix non esiste e si deve prendere una posizione, anche se l’Italia avrebbe dovuto prenderla almeno 30 anni fa e impiegherà un secolo e migliaia di miliardi a recuperare il tempo perduto.
E pensi, per riassumere, che tutto ciò nasce dal fatto che alcuni, come lei, pensano che i 2000 dell’IPCC siano “scienziati” e capaci di dettare un “metodo scientifico”: fra non molto ci obbligheranno a fare la danza della pioggia, guidati dalla Merkel; pensi che spettacolo!
Cordialmente e grazie per l’attenzione
Giusto Buroni