Oggi diamo seguito, con un’altra lettera, alla prima pubblicata nei giorni scorsi al Corriere della Sera, dall’ing. Giusto Buroni, in risposta al medesimo quotidiano e inerente al sempre più scottante argomento del global warming antropico.

Ricordiamo che, Giusto Buroni è laureato in ingegneria nucleare e professionista nel settore Aviazione e aerospazio.

Buona lettura 😉

 

Scrive Giusto Buroni (al Corriere della Sera):

Caro Agnoli,
faccio riferimento a questa sua ingenua osservazione inviatami il mese scorso, quando per l’ennesima volta criticavo i tendenziosi allarmismi sul clima sparsi dai giornali e dal suo in particolare:

“Che “L’affermazione è notoriamente senza fondamento scientifico” e’ notorio solo a lei, ing. Buroni.. C’e’ un organismo Onu (Ipcc) che non e’ immune da difetti ma e’ arrivato a tali conclusioni.. Se le mette in discussione deve mettere in discussione tutto il metodo scientifico, Buroni compreso. A presto e cordialmente”

e la prego di leggersi la seguente intervista rilasciata alla Stampa (12 aprile) da questo emerito sconosciuto che insegnando in Pennsylvania, avrebbe il diritto di parlar male degli scienziati dell’IPCC più di quanto ne abbia io che ho studiato oltre mezzo secolo fa “soltanto” al Politecnico di Milano

J. Scott Armstrong: “Vi spiego perché le previsioni sul clima sono sbagliate”
Professore alla Wharton School, University of Pennsylvania

Alain Elkann: Professor J. Scott Armstrong, lei insegna all’università della Pennsylvania: mi può dire cos’è un «previsore»?

«È una persona che stabilisce cosa è probabile che accada in una determinata situazione, e come sarà. Per fornire previsioni utili i “previsori” devono usare procedure basate su prove di efficacia. Questo processo è riassunto nei 139 principi del mio libro, “Principles of Forecasting”. La conoscenza nasce dalle recensioni di 40 esperti di previsioni in vari campi in decenni di ricerca. Dal 2000 i principi sono disponibili su forprin.com”».

Il meccanismo della previsione funziona indipendentemente dal problema a cui viene applicato?

«Sì, in ogni situazione. Tuttavia molti sostengono che non vale per il loro caso».

Le previsioni funzionano meglio in alcuni settori piuttosto che in altri?

«Quelle del tempo sono un settore in cui se ne può fare un buon uso. Ad esempio, quando le previsioni del tempo danno per domani il 60% di possibilità di pioggia, 60 volte su 100 piove. Per contro i manager spesso usano le previsioni come strumenti motivazionali e tuttavia non seguono principi scientifici».

Il riscaldamento globale è anche un problema di previsioni?

«Il problema non è cos’è accaduto nel passato. Il punto è cosa accadrà al clima nel futuro. I governi e le maggiori industrie discutono di politiche costose per fermare gli effetti del riscaldamento globale causato dall’uomo. E quindi sì: questo è innanzitutto, e soprattutto, un problema di previsioni».

Quanto sono affidabili le previsioni sul riscaldamento?

«Dal punto di vista scientifico non hanno nulla di valido. L’Ipcc, l’Intergovernmental Panel on Climate Change (il gruppo di esperti dell’Onu), ha concluso che i mutamenti della temperatura media annuale del Pianeta non possono essere previsti, perché il clima è troppo complesso. Nondimeno si affidano a modelli elaborati al computer per esemplificare le loro supposizioni sui meccanismi climatici. Definiscono “scenari” il risultato di questi modelli e in effetti quelle dell’Ipcc sono narrazioni illustrate con l’infografica di ciò che avverrebbe, se le loro supposizioni si rivelassero corrette. Sfortunatamente, i governi trattano questi scenari come previsioni e gli scenari portano a previsioni fuorvianti. In aggiunta, le supposizioni dell’Ipcc mancano di supporto scientifico, come è stato illustrato nei tre volumi del “Climate Change Reconsidered”. Gli allarmisti del riscaldamento globale affermano che quasi tutti gli scienziati concordano sui rischi di un innalzamento delle temperature. Tuttavia citare l’opinione degli scienziati non è un sistema scientifico per fare previsioni. E l’affermazione, peraltro, non risponde al vero».

Allora qual è la verità sull’innalzamento delle temperature?

«Kesten Green, Willie Soon e io siamo isolati nelle nostre posizioni. Premesso l’alto livello di incertezza sull’effetto delle emissioni di ossido di carbonio a causa dell’attività umana, nel clima vediamo solo cambiamenti naturali. Inoltre, non abbiamo previsioni a lunga scadenza, né di raffreddamento né di riscaldamento. I nostri test sull’accuratezza delle previsioni nel periodo dal 1851 al 1975 hanno accertato che, per 91 anni su 100, gli errori nelle temperature rilevate dagli scenari dell’Ipcc come “conformi” erano 12 volte maggiori di quelli del nostro modello. Nel 2007, nel tentativo di incoraggiare i meteorologi a provare l’accuratezza dei loro pronostici, avevo proposto una scommessa all’ex vice presidente degli Usa Al Gore: avevo suggerito che entrambi puntassimo 10 mila dollari da destinare in beneficenza. La sfida consisteva nel prevedere la temperatura media annua globale per i prossimi 10 anni e io scommettevo che non ci sarebbero state variazioni. Ma Gore rifiutò la scommessa. Il sito Theclimatebet.com traccia i dati sulle temperature per mostrare come sarebbe andata se Gore avesse voluto mettere in gioco il modello dell’Ipcc contro il mio».

Perché il dibattito sul cambiamento climatico é così aspro?

«Gli avvocati dell’ipotesi del riscaldamento globale non vogliono affrontarla come soggetto scientifico. Rifiutano di confrontarsi con ipotesi alternative o di citare la letteratura che non concorda con la loro tesi e ribattono che gli “scettici” non sono veri scienziati, tentando di impedire che presentino le loro idee ai media».

Mi sento in diritto di chiederle anzitutto la differenza di affidabilità tra le mie posizioni e quelle di Armstrong e poi un suo commento sull’intervista stessa, possibilmente condiviso (o criticato) da qualche suo dotto collega del Corriere della Sera (Giovanni Caprara? Aldo Grasso?).

Inoltre ripeto che la sua dichiarata sottomissione alle posizioni dell’IPCC solo perché l’organismo, formato da 2000 ciarlatani, che campano a spese nostre (anche sue e mie) da oltre 20 anni, è una creatura dell’ONU, è assurda e ridicola e richiede una rettifica, così come io le ho chiarito immediatamente, non senza imbarazzo, che non si deve neanche per scherzo parlare di “metodo scientifico Buroni”, cosa che dimostra che lei non capisce neanche l’espressione “metodo scientifico”.

Ritengo che il mio diritto a esigere tale rettifica da parte sua sia sacrosanto perché non si inducano i numerosi destinatari di questa lettera a pensare che anche lei, come il 90% dei suoi colleghi, approfitti della propria posizione di giornalista (del maggior quotidiano d’Italia), per imporre le posizioni più sconsiderate ignorando e quindi disprezzando le repliche dei lettori, al cui servizio un giornalista serio dovrebbe sempre mettersi, per l’impegno preso della correttezza dell’informazione, in questo caso scientifica. Fino ad oggi lei ha solo risposto ad ogni mia critica: “che vuole che le dica: vada a vedersi il sito tal dei tali”; e ciò non ha che peggiorato l’impressione di mancanza di rispetto (per non dire di peggio) che desta il suo atteggiamento.

Cordiali saluti
Giusto Buroni