Di Alessio del Gatto – Giovedì 11 Luglio 2024

Bentrovati a questo articolo sull’aggiornamento delle tendenze climatiche per il nostro pianeta.

Come potete leggere dal titolo l’argomento è molto serio. A oggi purtroppo molti studiosi, anche che non sostengono la teoria del Global Warming, sono spesso confusionari nel prevedere il clima; soprattutto riguardo le glaciazioni e come si sviluppano c’è una certa disinformazione. Vi è il pensiero comune che non si può vedere nell’arco di una vita, oppure che se ne vedrebbero solo gli effetti iniziali. In realtà non è così: nell’arco di una vita media umana non si vedrà il picco del freddo e l’estensione massima dei ghiacciai, per la quale ci vogliono alcune migliaia di anni dall’inizio del processo. Ma la fase peggiore di una glaciazione è proprio l’inizio, ossia la fase che segna il passaggio definitivo dall’interglaciale caldo a quello freddo. Tale fase dura da pochi mesi a un paio d’anni circa, e durante questo periodo si assiste alla rapida sommersione di neve e ghiaccio di gran parte dell’emisfero nord.

Tale rapidità nello sviluppo è constatata da vari studi (paleoclimatologia) e ritrovamenti di resti di animali e piante, come ad esempio i mammut ritrovati con cibo perfettamente intatto nello stomaco, quindi congelati completamente in pochi minuti.
Anche osservando qualsiasi grafico delle temperature terrestri dalla nascita della Terra a oggi, prima di una glaciazione il calo della temperatura è verticale, una linea retta perfetta.

A tal proposito nel 2003 uscì lo studio, commissionato dal consiglio di sicurezza Usa, “An abrupt climate change“ in cui si mise in guardia dai rischi di un rapido deterioramento climatico verso il freddo con relative gravi ripercussioni sull’approvvigionamento energetico e la produzione alimentare, nonché sulla geopolitica.
Insomma, si parla di un pericolo reale, in quanto ciclico e supportato dai dati delle ultime ricerche.
Come riporto anche nel mio libro “Il clima che verrà: tra disastri naturali e problemi finanziari“ se si prendono i dati attuali sulla Corrente del Golfo, l’attività solare entrata in una lunga fase di bassa attività e l’evidente ritardo sull’eruzione ciclica dello Yellowstone, il quadro a breve è piuttosto chiaro.
Non di meno, la prossima glaciazione, il cosiddetto “sesto inverno“, (a cui proposito c’è anche un libro scritto dall’illustre astrofisico John Gribbin nel 1976), è in ritardo di oltre mille anni. Mille anni di ritardo sono un difetto per eccesso che ci può stare su eventi che coinvolgono scale ultra millenarie; superati i mille anni di ritardo, le devianze standard saltano e il prossimo evento glaciale si considera imminente.

Tornando ai dati oggettivi riguardo i fattori determinanti una glaciazione, ossia blocco Corrente del Golfo + eruzione di un supervulcano, gli ultimi studi indicano una sicura eruzione dello Yellowstone entro il 2100 No, Yellowstone isn’t going to wipe out humanity | U.S. Geological Survey (usgs.gov) e un blocco della corrente del golfo quasi certo entro il 2050 https://www.domusweb.it/it/notizie/2023/07/31/la-corrente-del-golfo-sta-rallentando-e-rischia-di-collassare-entro-il-2025.html.

E siamo entrati (dal 2005) anche in una lunga fase di cicli solari deboli.

Nello specifico il fattore più importante e determinante in una glaciazione è l’eruzione dello Yellowstone, la cui straordinaria onda d’urto va a innescare un fortissimo squilibrio nel nucleo e nel mantello terrestre, riflettendosi in special modo nella placca del Nord America e quindi nel Gakkel Ridge, sotto il Circolo Polare Artico. Tale fortissima attività vulcanica sottomarina va a sciogliere completamente il ghiaccio Artico e il conseguente ingente afflusso di acqua gelida fa crollare le temperature del Nord Atlantico, arrestando di colpo la Corrente del Golfo.
Viene altresì innescata una violentissima attività geotermica e vulcanica sottomarina nel Pacifico, il quale, riscaldato fortemente, immette in atmosfera eccezionali quantità di vapore acqueo.

Il mix tra ceneri vulcaniche + blocco della Corrente del Golfo ed enormi quantità di vapore in atmosfera producono un velocissimo calo delle temperature, (specie negli stati che si affacciano sull’Atlantico) insieme a un fortissimo aumento delle precipitazioni, le quali a partire dal 35esimo parallelo in nord America e dal 45 in Eurasia si trasformano in incessanti super bufere di neve, che persistono per mesi.

Nei fatti, una situazione del genere, porterebbe portare città come Londra, Edimburgo, New York, Washington, Boston, Bruxelles, Oslo, Copenaghen, Stoccolma a essere sommerse da 20/30 metri di neve nel giro di un trimestre.
Nel Mediterraneo invece alluvioni incessanti farebbero esondare violentemente gran parte dei fiumi, trascinando via interi paesi e mettendo in ginocchio molte città e campagne. Nel frattempo il blocco dei monsoni in India e aree limitrofe creerebbe una crisi alimentare e sociale senza precedenti.

In poche parole, come un turbine spaventoso che nel giro di pochi mesi spazza via gran parte del mondo civilizzato. Una cosa già successa in passato e che a breve si ripeterà; niente di fantascientifico per quanto terribile.
Quando ci fu lo Younger Dryas ad esempio, da studi effettuati nei sedimenti dei laghi irlandesi, è stato come prendere l’Irlanda e spostarla al Polo Nord nel giro di 2 mesi, forse anche meno.

Come ripeto più volte nel mio libro, io non mi sto inventando niente e non sono deliri. Ho semplicemente preso i dati oggettivi accessibili a tutti e gli ho uniti con logica razionale. Potete benissimo fare una ricerca riguardo lo Yellowstone e lo stato della Corrente del Golfo se siete scettici.

Riguardo i modi, per innescare una super eruzione c’è bisogno, oltre al ritardo nell’eruzione ciclica (camera magmatica quasi piena), di un’elevata forza di attrazione gravitazionale interplanetaria in contemporanea a uno straordinario flusso elettromagnetico dal Sole. In sintesi, occorrono diversi pianeti in congiunzione associati a fortissime tempeste solari simili al Carrington.

Un primo target temporale di rischio lo avremo in questo biennio 2024/2025; se passiamo indenni tale fase, fino al 2040 non ci saranno grossi rischi.

In conclusione, se tale pericolo imminente ed evidente è stato sottovalutato, è perché ci sono interessi nel ridurre drasticamente la popolazione mondiale (obiettivo dichiarato più volte apertamente da illustri plurimiliardari e gruppi di potere finanziario), rendendola impreparata il più possibile. Quando negli anni ‘70 si parlava di un’era glaciale imminente, ci si riferiva ai decenni successivi (target 2030/40). Poi di botto non se n’è più parlato, strano eh?
Però intanto nell’Africa equatoriale hanno costruito molte città, per il momento disabitate, con una moderna rete autostradale e ferroviaria, come se fossero da usare al momento giusto. Altro indizio questo da non sottovalutare.

Per chi volesse approfondire la tendenza climatica e il funzionamento del clima terrestre suggerisco il mio libro: https://amzn.eu/d/0ehdozI8.