Swiss National Science Foundation (SNSF)

27/03/2017

Per la prima volta, i modelli di calcolo indicano in modo plausibile che le fluttuazioni dell’attività solare potrebbero avere un impatto tangibile sul clima. Con gli studi finanziati dal Fondo Nazionale Svizzero ci si aspetta che il riscaldamento globale complice l’uomo diminuisca leggermente nel corso dei prossimi decenni. Un sole debole potrebbe ridurre la temperatura di mezzo grado.
Esiste il cambiamento climatico indotto dall’uomo, e esistono fluttuazioni climatiche naturali. Un fattore importante nella crescita o della discesa della temperatura della Terra e dei suoi diversi cicli è il sole. Sappiamo che l’attività solare varia, così fa allo stesso modo l’intensità della luce che ci raggiunge. Una delle domande fondamentali che riguardano i ricercatori del clima è se queste fluttuazioni hanno alcun effetto sul clima della Terra.

I rapporti dell’IPCC affermano che l’attività solare è insignificante per i cambiamenti climatici, e che lo stesso parametro si applicherà all’attività nel prossimo futuro.

I ricercatori del Physical Meteorological Observatory Davos (PMOD), il Swiss Federal Institute Aquatic Science Technology (EAWAG), ETH Zurich e l’Università di Berna hanno ora quantificato questa nuova ipotesi. I loro modelli di calcolo elaborati hanno fornito una stima attendibile del contributo che ci si attende dal sole, quantificando il cambiamento della temperatura nei prossimi 100 anni. Per la prima volta, un effetto alquanto significativo è risultato evidente. Egli si attendono che la temperatura della Terra scenda di mezzo grado quando l’attività solare raggiungerà il suo prossimo minimo.

Secondo il responsabile del progetto Werner Schmutz, che è anche il direttore del PMOD, questa riduzione di temperatura sarebbe notevole, anche se, a loro dire, potrà fare ben poco per compensare i cambiamenti climatici indotti dall’uomo. “Potremmo guadagnare tempo prezioso, se diminuisse l’attività solare ne rallenterebbe il ritmo del riscaldamento globale. Questo potrebbe aiutarci a far fronte alle conseguenze del cambiamento climatico.” Ma questo non sarà altro che tempo preso in prestito, avverte Schmutz, dal momento che il minimo successivo sarà inevitabilmente seguito da un massimo.

Forti fluttuazioni potrebbero spiegare il clima del passato

Alla fine di marzo, i ricercatori che lavorano al progetto si incontreranno nella conferenza di Davos per discutere i risultati finali. Il progetto ha riunito le capacità dei vari istituti di ricerca in termini di effetti climatici dei modelli. Il PMOD ha calcolato ciò che è noto come “forzante radiativa” tenendo conto delle particelle e alla radiazione elettromagnetica, ETH Zurich ha elaborato i suoi ulteriori effetti nell’atmosfera terrestre mentre l’Università di Berna ha studiato le interazioni tra atmosfera e oceani.

Il metodo dei ricercatori svizzeri è di una maggiore fluttuazione della radiazione che arriva alla Terra rispetto a quello emesso dai modelli in precedenza. Schmutz è convinto che “questo sia l’unico modo in cui possiamo comprendere le fluttuazioni naturali del nostro clima nel corso degli ultimi millenni.” Egli afferma che altre ipotesi, come ad esempio l’effetto delle grandi eruzioni vulcaniche siano meno prevedibili.

Esattamente come il sole si comporterà nei prossimi anni rimane una questione speculativa, tuttavia, poiché una serie di dati appropriati sono comunque disponibili anche se da pochi decenni che hanno dimostrato fluttuazioni durante questo periodo. “In questo senso, i nostri ultimi risultati rimangono ancora delle ipotesi”, spiega Schmutz, “e rimane difficile per i fisici solari prevedere il prossimo ciclo.” Ma dal momento che abbiamo osservato una fase costantemente forte dal 1950, è altamente probabile che vivremo un altro periodo di bassa attività solare per n periodo da 50 a 100 anni. E questo periodo potrebbe essere altrettanto intenso come il minimo di Maunder, che portò un clima particolarmente freddo nel corso del 17° secolo.

Dati storici importanti

Il progetto di ricerca ha anche posto grande importanza alla prospettiva storica. Il Centro di Oeschger per la Ricerca sui Cambiamenti Climatici presso l’Università di Berna ha confrontato una serie di dati sulla passata attività solare con altre particolari condizioni climatiche. Le registrazioni presenti negli archivi del numero di macchie solari si correla molto bene con i livelli di attività solare per un periodo di circa tre secoli. Tuttavia, è molto più difficile da quantificare esattamente quanto facesse freddo sulla Terra all’epoca. “Sappiamo che gli inverni durante l’ultimo minimo erano molto freddi, almeno nel Nord Europa”, spiega Schmutz. I ricercatori hanno ancora una discreta quantità di lavoro da fare prima che abbiano una conoscenza dettagliata del rapporto tra attività solare e il clima globale, sia per quanto riguarda il passato che il futuro.

Sinergia: facilitare la ricerca interdisciplinare

Il programma Sinergia del FNS promuove la collaborazione da due a quattro gruppi di ricerca che svolgono ricerca interdisciplinare dove si prevedono risultati innovativi. Il finanziamento dipende dal numero di gruppi di ricerca e la durata del progetto varia da 50.000 a 3,2 milioni di franchi. I progetti dovrebbero durare da uno a quattro anni.

 

Contact

Werner Schmutz
Physical Meteorological Observatory Davos
Dorfstrasse 33
CH-7260 Davos Dorf
E-mail werner.schmutz@pmodwrc.ch
Tel. +41 58 467 5145