Autore: Massimo Lupicino
Data di pubblicazione: 16 Febbraio 2017
Fonte originale: http://www.climatemonitor.it/?p=43729

 

 

con molta emozione che mi accingo finalmente a coronare un sogno: pubblicare una perla climatica prima dei nostri giornali mainstream. Mi tremano le mani mentre scrivo, tale e tanta l’emozione. Ma non rinuncerò per questo al privilegio di citare qualche fatto alternativo in sede di commento.

Allora, dopo aver scoperto qualche mese fa che in Svezia si stupra di più per colpa dell’effetto serra, adesso scopriamo una verità ancora più scomoda, ovvero che qualsiasi cosa vada male su questo Pianeta, è riconducibile al global warming, rigorosamente antropogenico. È Zerohedge a fornire l’assist facendo riferimento ad un articolo pubblicato dalla “Association for Psychological Science” frutto del pregevole lavoro di tale Courtney Plante, postdoctorate fellow alla Iowa State University. Plante studia gli effetti del climate change sulla violenza, “media immersion”, “fantasy” e “fan groups”. Insomma, non si capisce cosa faccia, ma probabilmente salva il mondo anche lui. Provo a riassumere di seguito l’articolo in questione, compito assai arduo come sovente accade in casi come questo.

  • Cappello dell’articolo: “Il global warming antropogenico è un fatto incontestabile, come le sue conseguenze: siccità, alluvioni, scarsità di cibo (!?) e fenomeni estremi. Non solo: una letteratura sempre più vasta mette in relazione il riscaldamento con aggressività e condotte violente, e questo sta già accadendo, in tre modi diversi

1)     Attraverso l’effetto dello stress da calore su aggressività e violenza:

  • “Quando la gente vive in ambienti non confortevoli diventa più violenta e aggressiva”. A supporto viene citato uno studio in cui alcuni soggetti sono stati fatti accomodare in una stanza a 24 °C, in una a 14 °C e in una a 36 ° Sorpresa delle sorprese, chi è stato all’addiaccio o nella stanza-fornace “ha mostrato più aggressività”. Conclusione: le temperature più alte rendono aggressivi”. In realtà anche quelle più basse, ma evidentemente la cosa non è rilevante.
  • Si cita quindi uno studio in cui poliziotti sono stati messi in una stanza a 21 °C o a 28 °C e quelli reduci dalla sauna hanno estratto le armi più facilmente dinanzi ad una minaccia. Studio che val bene l’installazione di qualche impianto di condizionamento in più presso i commissariati di mezzo mondo.
  • Poi si citano studi che dimostrano che nelle città in cui fa caldo ci sono più crimini, al netto di altri fattori concomitanti, di certo meno influenti (povertà, emarginazione, disagio sociale etc. etc).

2)     Attraverso lo sviluppo di generazioni inclini alla violenza

  • Un effetto fondamentale del climate change è la scarsità di cibo” (!), causata a sua volta da siccità, eventi estremi e incendi, tutti in aumento a causa delll’uomo. Studi hanno dimostrato che  la malnutrizione è un importante precursore di comportamenti antisociali”. In parole povere, se non hai da mangiare probabilmente sarai più incline alla violenza e visto che centinaia di milioni di persone sono colpite da carestie indotte dal climate change, tocca solo prepararsi al peggio.
  • “Il maltempo distrugge le case e fa spendere soldi in emergenze e lavori di ripristino. L’eccesso di spesa per rimediare alle catastrofi climatiche antropogeniche grava sulle spalle dei più poveri”. Ci viene in soccorso persino la teoria dei giochi, con un prezioso studio che dimostra che se in un territorio insorge siccità e scarsità di risorse, allora i pastori sorprendentemente finiranno per scannarsi tra loro nel contendersi le risorse in questione.
  • Non poteva mancare il terrorismo: “l’incertezza e la frustrazione che derivano dai danni collegati al climate change creano terreno fertile per arruolare future generazioni di terroristi“.

3)     Attraverso conflitti & guerre civili

  • “Che il rapido climate change stia cambiando negativamente le abitudini e le tendenze aggressive di tutti è ovvio, ma è anche utile considerare gli effetti su intere popolazioni”.
  • Segue una serie di affermazioni non referenziate e da Bar dello Sport che fanno impallidire l’enciclica bergogliana “Laudato Sii”: si parla di ecomigrazioni e dell’esistenza di molti esempi di disastri climatici che hanno portato a migrazioni, guerre e non meglio precisati “collassi dinastici”.
  • Si fa quindi un collegamento arditissimo tra la guerra in Siria e una siccità “considerata da tanti come causata dal global warming” che avrebbe causato migrazioni nelle città e quindi, naturalmente (?), terrorismo. Aveva capito tutto Toto Cutugno 20 anni fa: tocca andare vivere in campagna.
  • Infine si spiattella un fritto misto di catastrofi: l’inflazione di prezzi alimentari in Uganda, una manciata di conflitti  in Africa e le migrazioni di massa dal Bangladesh per concludere, inaspettatamente, che la situazione potrà solo peggiorare con altre guerre, colpi di stato, ribellioni, e conflitti su larga scala. E il tutto a causa del global warming antropogenico.

Conclusione: L’autore auspica un futuro radioso in cui gli scienziati-psicologi  faranno ricerca “prendendosi per mano con climatologi, scienziati della politica ed economisti… Questo approccio interdisciplinare si rivelerà essenziale nel collegare quello che gli scienziati già sanno, con l’opinione pubblica (!) e con le politiche governative adeguate”.

Commento Alternativo

L’articolo di Courtney Plante è quanto di più rassicurante si possa leggere, e ci regala ottimismo e speranza nel futuro. In considerazione dei dati satellitari non massaggiati di UAH, che mostrano temperature globali attualmente superiori alla media di circa 0.3 °C e l’esistenza di un rallentamento del pur modesto aumento delle temperature in questione, si può solo concludere che gli scenari catastrofici paventati nell’articolo non si concretizzeranno. Niente guerre, niente terrorismo, niente “collassi dinastici”, generazioni bruciate, poliziotti che escono e sparano all’impazzata perché si è rotto il condizionatore… E niente più articoli come quello di Courtney Plante, scusate se è poco.

In vista della auspicata cooperazione tra scienziati psicologi, scienziati politici, economisti illuminati e salvamondo vari ed eventuali, si suggerisce anche di finanziare ulteriori studi sui recenti successi nella lotta alla fame, sul Global Greening e sull’effetto che un aumento di temperatura di 0.3 °C può avere sulla psiche umana, a partire dal fatto che venga o meno percepito dal corpo umano. Si obietterà che questo valore è il risultato di anomalie molto maggiori nelle zone artiche, per il famoso effetto di amplificazione. Saranno quindi benvenuti studi sull’effetto che ha un aumento di temperatura di 10 °C sull’umore e l’inclinazione alla violenza di un abitante della Jacuzia o dell’Oblast di Magadan.

L’opinione pubblica cui fa riferimento Plante apprezzerà sicuramente il risultato di tale cooperazione, e le politiche governative si adegueranno di conseguenza. Forse Plante dovrà cercarsi un nuovo lavoro, con un titolo meno altisonante e meno criptico, ma questo è un insignificante dettaglio nella marcia dell’umanità verso un futuro migliore.