Si tratta, a quanto pare, di un problema nei sensori satellitari, quello che ha determinato un aumento apparente delle polveri nelle nevi groenlandesi, che ha fatto pensare alla presenza di polveri diffuse sulla neve che avessero diminuito l’albedo della superficie innevata.
L’albedo è una componente fondamentale del bilancio della radiazione solare alle alte latitudini.
In pratica, la superficie innevata fresca è in grado di riflettere nello spazio fino al 90% della radiazione solare incidente, e questo contribuisce a mantenere bassa la temperatura dell’aria della zona innevata.
Se, a causa delle polveri nere della combustione del carbone e del petrolio, o degli idrocarburi in genere, la superficie innevata si scurisce, essa assorbe la radiazione solare riscaldando quindi la temperatura, e favorendo così una diminuzione del manto nevoso e del ghiaccio.
Tale era la teoria che veniva considerata fino a pochi mesi fa, quando un recente studio ad opera del Dartmouth’s Thayer School of Engineering, ha scoperto che negli ultimi 60 anni non vi sono stati particolari cambiamenti nella quantità di polveri scure depositate nella neve Groenlandese, almeno paragonandoli con gli accumuli degli ultimi 12 mila anni.
Quindi, nessun cambiamento nell’albedo della neve in Groenlandia, il declino supposto che è stato misurato dai sensori satellitari è probabilmente un errore nel processamento dei dati stessi.
Roberto
Attività Solare