Autore: Guido Guidi
Data di pubblicazione: 12 Ottobre 2019
Fonte originale: http://www.climatemonitor.it/?p=51674
Negli ultimi giorni mi è capitato di imbattermi più volte in un articolo scritto da Roger Pielke Jr in materia di sostenibilità degli obiettivi di riduzione delle emissioni che si celano (sarebbe meglio dire celerebbero) dietro l’affascinante ed evocativa perifrasi del Green New Deal. Nata negli USA sotto la forma di una proposta che le Camere hanno buttato dalla finestra in men che non si dica, è poi giunta in Europa e in Italia volando nel letto del vento che soffia lungo l’Atlantico più velocemente di quanto non ci abbia messo Greta Thunberg a fare il percorso opposto sul fantastico veliero del Principe monegasco. Ed è subito piaciuta da morire.
Che a supportarla siano gli invasati di Extintion Rebellion ballando per le strade delle capitali occidentali o le grisaglie di esperti e decisori che ne dettagliano il percorso, la proposta ha un unico obbiettivo: arrivare a zero emissioni nette di anidride carbonica entro il 2050. Bellissimo. Peccato che nessuno dica anche cosa questo significhi in termini di numeri. Lo ha fatto appunto Roger Pielke Jr con pochi semplici calcoli.
Il fabbisogno mondiale di energia primaria è di circa 12.000 Mtoe (Milioni di tonnellate di petrolio equivalente). Tenendo conto dell’aumento del fabbisogno energetico che a quella data avrà l’umanità, per produrre tutta l’energia senza far ricorso al fossile si dovrebbero aprire 3 centrali nucleari ogni 2 giorni, tutti i giorni (week end e feste comandate comprese) di qui ad allora. Anzi, considerato che i calcoli li ha fatti una quindicina di giorni fa siamo già indietro di una ventina di impianti. Non vi piace l’energia nucleare? Legittimo. Allora si dovrebbe inaugurare un parco eolico da 1500 turbine e circa 750 Kmq di suolo occupato, sempre ogni giorno, fino ad allora. Non è tutto. Finita l’inaugurazione quotidiana (diurna), si dovrebbe impiegare la notte a sbarazzarsi di una pari quantità di capacità generativa basata sulle fonti fossili. Se la cosa vi sembra possibile accomodatevi pure.
Prima di farlo però, visto che l’idea ci piace tanto, ripetiamo il calcolo per l’Italia.
Il nostro fabbisogno di energia primaria si aggira intorno a 170 Mtoe all’anno. Siccome siamo bravi, abbiamo tratto grande beneficio dalla (doppia) crisi finanziaria, diminuendolo di circa 20-25 Mtoe a partire dal 2008… Comunque, tant’è, si tratta dell’1,4% circa del fabbisogno globale. Lasciando stare per carità di patria il discorso sulle centrali nucleari, concentriamoci sulle turbine. Con una percentuale così piccola del fabbisogno ci basterebbe installarne… … … 21 al giorno, 630 al mese, 7560 l’anno. Alla fine ce ne saranno volute “solo” 231.000. Se vi sembrano tante sappiate che in Italia ce ne sono già 7.000 di generatori eolici, di cui però solo 368 con una capacità generativa compresa tra 200kW e 1 MW, con il limite superiore che rientra nei parametri del calcolo a stento.
Sempre tenendo conto della percentuale, 21 turbine al giorno occuperebbero poi appena 11 Kmq. A fine lavoro il Belpaese, il cui territorio è di circa 302.000 Kmq, sarebbe occupato da torri eoliche per poco meno della metà della sua estensione, ovvero per 121.000 Kmq. Escludendo l’acqua (circa il 2,4%), le città e le montagne, ce ne sarebbe probabilmente una, ma forse anche due in ogni spazio disponibile. Non so come si potrebbe fare a vedere un po’ del verde promesso ma questo è.
Lascio a chi volesse cimentarsi con la raccolta delle informazioni il compito di calcolare quanto acciaio (viva l’Ilva!), quanto cemento e, soprattutto, quanta energia ci vorrebbe per produrre tutti questi mulini a vento…
Buon week end.
PS: che si debbano perseguire politiche di salvaguardia dell’ambiente è fuor di dubbio. Sarebbe bello che fossero vere però. Così, tanto per intenderci.