Autore: Guido Guidi
Data di pubblicazione: 19 Ottobre 2019
Fonte originale:  http://www.climatemonitor.it/?p=51707

Quella di questo titolo è una licenza poetica. Nel nostro mondo, quello che guarda alla meteorologia e climatologia in termini scientifici, si parla di nubi, non di nuvole, come nel linguaggio comune. Questa precisazione, tutt’altro che superficiale, è del Prof. Franco Prodi, uno dei massimi esperti di fisica delle nubi del nostro Paese. Suppongo quindi che non me ne vorrà né per la licenza né per la citazione, seppur indiretta.

Le nubi, mantello spessore ed estensione variabili che copre costantemente una porzione molto ampia della superficie terrestre –  si va dal 56 al 68% in funzione della loro profondità ottica – hanno delle dinamiche fisico-chimiche di formazione estremamente complesse, su cui sussiste un margine di incertezza molto ampio che si riverbera inevitabilmente sulla qualità dei tentativi di simulazione del comportamento dell’intero sistema. In poche parole, senza conoscere e replicare con efficacia le nubi, difficilmente si potranno mai avere dei modelli climatici affidabili.

In queste dinamiche hanno un ruolo importantissimo gli aerosol, sia organici che inorganici, sia naturali che antropici, che sono i “semi” delle nubi, e l’interazione di questi con il bombardamento continuo di particelle ionizzanti cui è soggetto il nostro pianeta, i cosiddetti Raggi Cosmici. Già in molte altre occasioni, abbiamo parlato di una serie di esperimenti tenuti al CERN di Ginevra, in cui si è cercato, anche con molto successo, di simulare l’interazione tra le particelle ionizzanti e gli aerosol atmosferici, utilizzando una camera speciale in cui sono state riprodotte – quindi controllate – le diverse condizioni che si generano in atmosfera.

In questi mesi, apprendiamo da una news pubblicata proprio sul sito web del CERN, la campagna di ricerca denominata CLOUD, tenterà un nuovo approccio, non più simulando i flussi di raggi cosmici attraverso il generatore di particelle, ma osservando l’interazione degli aerosol con i raggi cosmici naturali all’interno della camera in cui vengono simulate le condizioni atmosferiche. In particolare, riporta Jasper Kyrby, team leader dell’esperimento, si cercherà di capire come questi interagiscano con le nubi di acqua liquida o ghiaccio, con lo scopo, parole testuali, di capire definitivamente in che modo i raggi cosmici incidono sulle nubi e sul clima.

Soltanto come complemento di informazione, invitandovi comunque a leggere quanto già pubblicato sull’argomento (per esempio qui su CM), ricordo che tutta la questione dell’interazione tra raggi cosmici, nubi e clima, è strettamente connessa con le variazioni dell’attività solare, che modula appunto i flussi che raggiungono la nostra atmosfera, ed è, incredibilmente, completamente ignorata dal mainstream scientifico quando si tratta di definire quali siano le fonti di variabilità naturale del sistema.

Non è affatto detto infine che al CERN sarà trovata la pietra filosofale, ma è ben difficile che si stia perdendo tempo ;-).

Enjoy.