Del Professore Domenico Salimbeni – 26 Gennaio 2024

Ho letto giorni fa un giudizio del Prof. Franco Battaglia sulle temperature medie globali del nostro Pianeta. Io concordo col Prof. Battaglia, in particolare sui “giudizi contraddittori in ordine al clima” che dette temperature possono fornire, sull’infondatezza scientifica dei ragionamenti che dette temperature supportano, e sulla loro irrilevanza.

Non sono d’accordo invece sugli esempi addotti per dimostrare il giudizio espresso, perché non tengono nella dovuta considerazione la presenza dell’aggettivo globale e si addentrano in pignolerie scientifiche fuorvianti che né gli scienziahti catastrofisti né i loro concorrenti utilizzano per giustificare le loro tesi.

Il problema, però, non può essere sottovalutato, come si farebbe in un mondo ragionevolmente concreto, perché la “teoria” (a mio parere infondata) del “riscaldamento globale”, che anche i suoi inventori sono riusciti a capire essere totalmente insostenibile, tanto che sono stati “costretti” a farla evolvere nella teoria dei “cambiamenti climatici”, sicuramente innegabile benché non nella sua antropogenicità, sussiste realmente, è supportata da scienziahti che vogliono “fare carriera” (ma non ci riuscirebbero senza supportarla), cui si appoggiano senza rendersi conto delle figuracce nelle quali si immergono Pontefici, Re, PdR e politici vari (non casualmente solo Nordoccidentali), oltre a Greta e dementi vari con QI<10, quindi non si può far finta che non esista, anche perché ha sottratto la tranquillità a troppa gente (sempre non casualmente solo Nordoccidentale).

E se si vuole (o, meglio, si è costretti) a discutere di riscaldamento globale e/o cambiamenti climatici antropogenici, si può utilizzare un solo parametro fisico di riferimento: la temperatura media globale della Terra estesa a un periodo temporale sufficientemente ampio.

Il problema vero da affrontare si riduce quindi alla sola selezione dei dati di temperatura da utilizzare e della media degli stessi da adottare. Si tratta però di un problema di non difficile soluzione per chiunque abbia un rapporto confidenziale con la propria materia grigia, sempre che ne abbia la disponibilità.

Infatti, è molto semplice capire che non si possono utilizzare dati di temperatura di estrazione meteorologica, sia per l’insita variabilità degli stessi sia per il riferimento a periodi temporali di durata insignificante (non solo per il nostro Pianeta).

Potremmo quindi chiedere un aiuto alla scienza geologica, che è in grado di calcolare con la precisione necessaria le temperature registrate, in località definite, per decine di milioni di anni, ottenendo grafici (come quello nella figura 1) la cui semplicissima interpretazione mi consente di non dilungarmi, fatta salva l’esigenza di far notare come la popolazione terrestre si trovi oggi nelle condizioni descritte dall’ascissa “0”, quindi a una temperatura inferiore di 18,5 °C rispetto a quella in cui si trovava la Terra 52milioni di anni fa, quando ancora non si usavano veicoli con motori Diesel e non si riscaldavano le abitazioni. Ma gli scienziahti climatologi contestano questi diagrammi, come anche quello della stazione scientifica russa di Vostok che, nell’ambito della ricerca europea Epica, ha ricostruito la temperatura del nostro Pianeta sino a 419330 anni fa, perché riportano temperature “locali”, ma soprattutto non misurate direttamente ma calcolate sulla base della composizione chimica di sedimenti o “carote di ghiaccio”. Ricordo a questo proposito, agli scienziahti climatologi non in grado di capirlo, che le temperature “terrestri” di cui sono innamorati derivano:

a) Nel caso del famoso Hockey Stick sul quale è stata fondata la teoria del riscaldamento globale, dalla composizione chimica degli strati dei tessuti legnosi degli alberi analizzati nella località di riferimento, e sono decisamente poco precise;

b) Nel caso dei satelliti, da ricostruzioni delle radianze misurate nello spazio a diverse lunghezze d’onda, e da meno di un lustro.

L’alternativa meno contestabile resta dunque la misurazione di temperature tramite termometri (in “classe 0,5” o migliore) “sparsi” sulla superficie terrestre, purché i dati siano acquisiti in tempi sufficientemente lunghi, la densità superficiale dei termometri sia sufficientemente ampia e uniforme, e i dati siano pesati in funzione della stessa densità. Alternativa che conduce direttamente e inevitabilmente ai dati ricavati dall’organizzazione meteorologa HadCET del Governo inglese (diagramma 2), ai cui dati accedo dalla fine del secolo scorso (allora occorreva l’autorizzazione del Governo). Si tratta infatti di dati medi rilevati dal 1659, nel primo secolo solo settimanali e successivamente giornalieri, in poco meno di cinque migliaia di stazioni meteo sparse sulla superficie terrestre, “pesati” in funzione della diversa densità superficiale delle misure. Si tratta quindi di temperature medie “globali” del nostro Pianeta che “coprono” oggi 3,65 secoli, ma soprattutto si tratta degli “unici” dati strumentali disponibili con densità superficiale e durata della misura adeguate. Per esempio, i dati CRU che si trovano in seconda posizione coprono appena 1,7 secoli e sono tratti da meno di mille stazioni meteo.

Ne segue che se si desidera parlare di Clima, come fa anche il nostro PdR, ma in modo onesto, è necessario ragionare sulle temperature medie globali del Governo inglese.

Quindi, quando Ursuletta von der Pfizer ci ricorda che gli accordi di Parigi prevedono di adottare accorgimenti atti a impedire un aumento della temperatura media globale maggiore di 1,5 °C rispetto all’inizio del secolo scorso nel cui primo lustro la temperatura media globale era di 9,1 °C, significa che l’obiettivo è già fallito (semirette tratteggiate rosse nella figura 2), perché oggi la temperatura media globale è di 11,1 °C, cioè 0,5 °C sopra la soglia della catastrofe climatica. In altre parole:

1) Se gli scienziahti climatologi NON CI hanno raccontato balle, il nostro pianeta ha già superato la soglia della morte irreversibile di tutta la sua popolazione e di sé stesso: che senso ha allora spendere 300 miliardi all’anno per altri 7 anni, quindi 2100 miliardi “sottratti” dalle nostre tasse, per evitare quanto è già accaduto da circa 20 anni? Non sarebbe meglio se questi soldi venissero spesi per realizzare al più presto, in tutte le città del mondo, nuovi cimiteri in grado di accogliere 8 miliardi (7918207900 nell’istante dell’ultima verifica) di persone, lasciando perdere le “case green” (green come i dollari) e le vetture elettriche?

2) Se gli scienziahti climatologi CI hanno raccontato balle: che senso ha spendere 300 miliardi all’anno per altri 7 anni, quindi 2100 miliardi “sottratti” dalle nostre tasse, per evitare quanto è già accaduto da circa 20 anni che, comunque, non dipende da noi abitanti della Terra ed è totalmente privo di interesse? Non sarebbe meglio se questi soldi venissero spesi, per esempio, per assicurare un po’ di progresso alle popolazioni meno progredite e un po’ di benessere alle popolazioni più povere, lasciando perdere le “case green” (green come i dollari) e le vetture elettriche?

Se qualcuno di voi conosce Ursuletta, o almeno qualche politica/o che può interloquire con lei in tempi brevi (il 9 giugno si riciclerà come casalinga), può fare a me, e anche a tutta la popolazione europea, il favore di spiegarle o spiegargli la situazione?