Autore: Admin
Data di pubblicazione: 04 Giugno 2021
Fonte originale:  http://www.climatemonitor.it/?p=55152

Questo post è a firma di Andrea Beretta

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Chi sperava che questi 16 mesi di pandemia potessero indurre il mondo a una pausa di riflessione, magari mettendo in discussione le politiche che hanno imperversato negli ultimi 30 anni, sarà rimasto deluso. Anzi, la causa del virus è stata praticamente associata alla pervicace resistenza da parte di una società recalcitrante e retrograda alla completa applicazione di un modello di sviluppo globalista.

Repubblica: ci vorrebbe più Covid!

Uno dei campioni di questa tesi, che lega CO2, inquinamento, Covid e tutti i presunti mali del mondo è “la Repubblica”. In quest’articolo dello scorso Aprile si mettono subito le cose in chiaro: “Ci vorrebbe un lockdown ogni due anni…e sì perché nel 2020 le emissioni globali di CO2 sono diminuite su scala globale ben del 7% rispetto al 2019, un calo senza precedenti”.

Ci si premura perfino, per chi ancora lo ignorasse, di spiegare…con precisione…i termini più tecnici, in particolare definendo la CO2 “il gas serra che contribuisce maggiormente al riscaldamento del pianeta”: ovviamente tralasciando che il vapore acqueo contribuisce circa 10 volte di più all’effetto serra del pianeta. E evitando definizioni più “neutre”, semplici e soprattutto veraci, tipo questa.

L’articolo prosegue: “Ma non bisogna sedersi sugli allori: gli effetti, infatti, sono probabilmente temporanei e ovviamente non sufficienti per proteggere il nostro pianeta”.

Come sempre, mai una gioia! Fin qui nulla di eclatante. È dopo che arriva la novità rispetto alla narrativa pre-pandemia:  “La nostra salute dipende anche dal clima, come ci ha dimostrato il Covid-19: abbiamo già alcune prove che il riscaldamento globale abbia promosso condizioni maggiormente favorevoli per l’emergere di una pandemia”

Per chi ha voglia di approfondire “alcune prove” il link è a disposizione. Ricorderemmo soltanto che le pandemie recenti più note (Spagnola ai primi del Novecento, Peste Manzoniana nella prima metà del 600 e Peste Nera nel 300) sono coincise con un abbassamento delle temperature: non varrebbe nemmeno la pena ricordare la Piccola Era Glaciale del ‘600 e il raffreddamento drastico a inizio Trecento, ma lo facciamo comunque.

Può essere anche utile riportare uno studio del professor Alexander More di Harvard che collega la Spagnola a una serie di inverni particolarmente crudi tra il 1915 e il 1918, piuttosto che a riscaldamenti repentini. Senza scomodare esimi professori basterebbe comunque ricorrere alla saggezza popolare per affermare, senza tema di smentita, che le influenze stagionali esplodono in inverno. E lo stesso covid un anno fa, senza ancora i vaccini, si prese stranamente una vacanza proprio nel periodo caldo…forse era stanco pure lui, dopo un anno di lavoro.

Certo leggere della ipotesi “climatica” relativa al Covid è ancora più grottesco in questi giorni in cui si parla (finalmente) della possibilità che il virus non sia naturale, ma sia piuttosto sfuggito ad un laboratorio in cui si facevano esperimenti di “gain-of-function”. A meno di voler sostenere (come ci si aspetta di leggere a breve sui soliti giornaloni) che il virus sia scappato di sua iniziativa dal laboratorio a causa del troppo caldo dovuto alle emissioni sul posto di CO2 da peti di pipistrelli.

La gemma giornalistica si conclude con una ricetta di lungo termine: senza troppi giri di parole, si afferma che nel 2020 c’è stata così poca CO2 perché i trasporti terrestri e aerei sono crollati; e che se replicassimo per 10 anni di fila il ruggente 2020, si riuscirebbe a limitare l’aumento della temperatura attorno ai 1,5°C rispetto all’era pre-industriale: un successo, da non star nella pelle, soprattutto considerando il crollo dell’economia associata (pil mondiale -3%, in Italia “solo – 9%), su cui si preferisce glissare, e moltiplicarlo per 10. Il non-detto sarebbe: tappiamoci in casa, non spostiamoci, compriamo schifezze online, insomma smettiamo di vivere, e vedremo che tra 10 anni farà più fresco.

Il Fatto: e devi pure morire!

Possiamo dunque già rottamare le auto, annullare i viaggi aerei per la prossima decade, e stappare una bottiglia di spumante (ovviamente sgasato per non invertire il trend di emissioni) per festeggiare il clima più fresco che otterremo tra 10 anni attuando questi comportamenti virtuosi?

Ma neanche per idea, perché l’ottimismo di Repubblica si scontra infatti col solito Fatto Quotidiano: la celeberrima sezione “Ambiente e Veleni”, più o meno negli stessi giorni in cui Repubblica brindava al calo della CO2, pubblicava un de profundis, che smentisce senza appello il quotidiano degli Elkann sugli effetti benefici della diminuzione dei rilasci di CO2 antropici:

  • Innanzitutto si fa notare che secondo il NOAA i livelli di CO2 in atmosfera hanno continuato ad aumentare infischiandosene della diminuzione delle emissioni antropiche. Strano che nella redazione del Fatto nessuno si chieda, a fronte di questa “rivelazione”, se le emissioni antropiche di CO2 siano realmente responsabili per intero del trend di aumento in questione…

Quindi l’articolo si dipana seguendo il solito stranoto canovaccio:

  • La presenza di oscuri nemici armati di contro-teorie complottiste: “Per alcuni è una cosa talmente sorprendente che c’è chi ha cominciato a dire che tutta la storia del riscaldamento globale causato dall’uomo è una balla colossale”. La cosa realmente sorprendente è che questa domanda in sé ovvia non se la pongano per primi gli “scienziati del clima”, e rimanga invece ben relegata in ambiti “cospirazionisti”, proprio come accadeva solo 6 mesi fa con la tesi della genesi artificiale del Covid.
  • Gli scenari apocalittici da colossal hollywoodiano, del tipo che “durante il Pliocene faceva molto più caldo di oggi e il livello del mare era circa 25 metri più alto. Per gli australopitechi di quell’epoca andava benissimo, ma per noi sarebbe un po’ dura adattarsi”. Tralasciando il tentativo di “humor inglese”, i 25 m paiono essere leggermente ritoccati al rialzo visto che, almeno secondo alcune teorie, il livello dei mari nel Pliocene era “solo”16 m più alto di oggi.
  • Infine la panacea di tutti i mali (secondo BlackRock e i suoi fratelli), l’Elisir di lunga vita: il rinnovabile, con cui l’articolo si congeda, non senza il solito monito:  “Gli ultimi dati disponibili indicano che l’energia rinnovabile è diventata la tecnologia energetica meno costosa in assoluto. Vediamo di imboccarla con decisione, altrimenti saranno guai”.

Altro che “ultimi dati”: si tratta di una affermazione totalmente non supportata oggi così come non lo era ieri, come magistralmente spiegato dal Sole 24 Ore in un recente articolo, nonché figlia del solito “malinteso” tra potenza installata e potenza effettiva, per non dire del carbon footprint che i mulini a vento e i pannelli (in massima parte di produzione cinese) si portano dietro.

Con questa mirabile affermazione apodittica del Fatto Quotidiano sulla sostenibilità dell’energia rinnovabile, condita dalla minaccia in caso di trasgressione, diamo appuntamento alla prossima puntata di questa rubrica: si raccomanda di non perderla, altrimenti saranno guai!