Il mega-terremoto del 2011 che scosse la nazione del sol-levante sembra avere ancora oggi ripercussioni sul Monte Fuji, lo stratovulcano più alto del Giappone, nonchè uno dei suoi simboli principali. Tre anni fa, come ben documentato dalle cronache, una serie di onde anomale uccisero più di 15.000 persone e causarono quasi 35 miliardi di dollari di danni. Ma nulla sarebbe in confronto ad un’eruzione del vulcano di 3776 metri che sovrasta l’isola di Honshu, la cui ultima eruzione risale al lontano 1707. In quella circostanza la montagna a 100 chilometri a sud-ovest di Tokyo, che a quell’epoca era denominato ancora Edo, espulse un miliardo di metri cubi di cenere e detriti. Poi la quiescenza, uno stato di quiete simile a quella del nostro Vesuvio, la cui ultima eruzione risale però al 1944. In un recente lavoro pubblicato su Science, i ricercatori dopo aver analizzato oltre 70 terabyte di dati sismici dalla rete, hanno dimostrato attraverso la rilevazione di onde sismiche, che i terremoti possono influire sui vulcani, aiutando a valutare il rischio di massicce eruzioni in tutto il mondo. “Il nostro lavoro non dice che il vulcano si avvierà ad un’eruzione, ma mostra che si trova in uno stato critico“, spiega il Dr Florent Brenguier, autore della pubblicazione. “E ha dimostrato per la prima volta -continua- che le regioni in cui le lesioni della crosta terrestre erano più vaste non erano quelle dove le scosse si rivelavano più forti“. Ed effettivamente esse sono state localizzate nelle regioni vulcaniche, in particolare sotto il Monte Fuji. La ragione di ciò è probabilmente dovuto ai fluidi intrappolati sotto il vulcano come acqua bollente e liquido magmatico. “Con questo nuovo metodo, siamo in grado di ottenere intuizioni su come venga influenzato l’interno del vulcano, in particolare la parte compresa tra la camera magmatica e la superficie“, spiega il ricercatore.
Gli scienziati hanno rilevato un’alta anomalia sotto il vulcano, nonostante si trovi a ben 500 chilometri dall’epicentro del terremoto del 2011. Tuttavia, ciò non basta a formulare previsioni deterministiche per un’eruzione o stabilirne il tipo, ma solo a valutarne il rischio vulcanico più elevato rispetto ad altre regioni. Gli scienziati quindi non hanno dubbi: “siamo in attesa di un nuovo terremoto entro 100 Km dal Monte Fuji“. Il nuovo metodo ha quindi consentito agli scienziati di osservare le anomalie causate dalle perturbazioni del terremoto nelle regioni vulcaniche sotto pressione. Un’anomalia già riscontrata nei secoli scorsi, quando la grande eruzione fu preceduta dal violento terremoto di magnitudo 8.7, 49 giorni prima. Al momento non c’è alcuna necessità di evacuare le aree limitrofe o prendere misure drastiche, sebbene serva un monitoraggio costante. “Tutto quello che possiamo dire è che il Monte Fuji è sotto pressione, che tradotto, significa un’alta possibilità di eruzione“, ha aggiunto Brenguier. La natura critica del vulcano proviene dallo stato del magma osservato a circa 5 Km sotto la superficie della massa rocciosa. Un ulteriore terremoto in quell’area potrebbe dare il via ad una massiccia eruzione.
Fonte Web: http://www.meteoweb.eu/2014/07/monte-fuji-pressione-rischio-eruzione-in-caso-forte-terremoto/301259/
Fonte Web Originale: http://www.weather.com/news/science/japan-earthquake-mount-fuji-volcano-eruption-20140717?cm_ven=FB_JB_71714_20